Di fronte all’aumento del “mining” illegale di criptovalute, la Russia, seconda potenza in questo settore dopo gli Stati Uniti, sta cercando di regolamentare questa attività ad alta intensità energetica. Il Paese spende ogni anno 16 miliardi di kilowattora nell’attività mineraria, ovvero circa l’1,5% del suo consumo totale di elettricità. Il Tempo di Mosca.
Enorme consumo di energia, scrive il popolare quotidiano Komsomolskaja Pravda. Per produrre criptoasset, “bisogna ‘minarli’, ma qui niente piccone: si tratta di calcoli complessi eseguiti da computer ad alto consumo energetico che svolgono questo ruolo”, spiega Maxim Chirkov, professore associato presso il Dipartimento di politica economica e misurazioni economiche dell’Università statale di management di Mosca.
“Terroristi”
Nel Caucaso settentrionale, in Daghestan, in Cecenia e in Inguscezia, dove i prezzi dell’elettricità sono storicamente bassi, l’estrazione illegale di criptovalute è diventata una sfida importante, spiega il sito informativo caucasico Kavkaz Uzel. Ma questa attività sovraccarica le infrastrutture elettriche e getta regolarmente nell’oscurità interi distretti del Daghestan e della Cecenia, osserva Novaja Gazeta.
In risposta, le autorità locali stanno inasprendo
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