lNel corso dell’udienza, l’avvocato M’Barek Meskini ha denunciato irregolarità legate all’udienza di Wissam Nadhir, testimone straniero considerato centrale in questo caso, riferisce Alyaoum24.
Secondo la difesa, la polizia giudiziaria ha utilizzato piattaforme digitali come Zoom e WhatsApp per raccogliere la testimonianza di Wissam Nadhir, presentato come cittadino libanese residente in Arabia Saudita. Quest’ultimo avrebbe lasciato il Marocco in data non precisata.
L’avvocato ha messo in dubbio la validità di questo metodo, sottolineando che la polizia non ha fornito alcuna prova dell’identità della persona interrogata. Ha anche ricordato che WhatsApp non consente chiamate vocali e videochiamate in Arabia Saudita, dove sono comunemente utilizzate app come Telegram.
Anche M’Barek Meskini ha messo in dubbio la legalità degli interrogatori a distanza, ricordando che la legge marocchina richiede la presenza fisica di un testimone per garantire l’affidabilità delle procedure. L’avvocato ha aggiunto che Wissam Nadhir era ricercato per un caso di falsificazione, il che mette in dubbio la credibilità della sua testimonianza in questo caso.
Un altro punto preoccupante, secondo la difesa, è che la polizia avrebbe chiesto a un individuo di nome Osama Bahi di attestare l’identità di Wissam Nadhir durante l’udienza online. Quest’ultimo avrebbe poi firmato il rapporto a suo nome, un passo che solleva molti interrogativi sul rigore procedurale.