Questa mappa, direttamente dagli archivi sovietici degli anni ’60, mostra ciò che tendiamo a dimenticare: l’Artico è un oceano e il mondo può essere guardato in diversi modi. Qui il Polo Nord è il punto centrale. Il resto della geografia è quindi direttamente collegato ad essa: vediamo la Groenlandia, il Nord del Canada, la Norvegia, la Russia… Lo stretto di Bering chiude la parte destra, e capiamo che gli Stati Uniti (qui l'Alaska) sono in contatto con la Russia. Al di là della semplice bellezza di questa mappa e di ciò che ci ricorda del nostro mondo, le parti sommerse presentate in bianco mostrano la bassa profondità di gran parte di questo oceano, anche se la parte centrale rivela un'impressionante fossa abissale. Il totale è di 14 milioni di km², che molti vedono come una formidabile riserva di petrolio, gas e miniere. E se questa prospettiva delizia i finanziatori, spaventa gli scienziati, in particolare i climatologi. Il pianeta ha bisogno che questo oceano sia coperto di ghiaccio, per riflettere i raggi del sole e limitare il riscaldamento globale. Più si scioglie, più tutto diventa caldo… E lo sfruttamento industriale non va nella direzione del raffreddamento. Ci auguriamo quindi che i decisori politici del Consiglio Artico, il forum intergovernativo composto dagli otto Paesi artici, riflettano sull'origine del nome artico: deriva dal greco árktos, “l'orso”, in riferimento all'Orsa Maggiore e all'Orsa Maggiore, due costellazioni che guidavano i navigatori dell'Antichità verso nord. E che, se il ghiaccio dovesse scomparire, l’orso polare non sopravviverebbe, e che gli esseri umani imparerebbero a soffrire ancora di più. Per guadagnare dollari ed euro avremo perso il nord della ragione.
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