Il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha tentato martedì di imporre la legge marziale, scatenando immediatamente le proteste popolari e dell’opposizione. Nonostante la revoca, i sudcoreani restano arrabbiati.
I sudcoreani sono scesi in piazza mercoledì, arrabbiati con un uomo: il presidente Yoon Suk Yeol, il cui fallito colpo di stato per tentativo di imporre la prima legge marziale del paese ha scioccato i cittadini di questa giovane democrazia.
Per tutta la giornata, le strade della capitale Seul sono state attraversate da piccoli gruppi di manifestanti e di polizia, come richiesto dai sindacati uno sciopero generale, e che l’opposizione ha chiesto le dimissioni del presidente accusandolo di ribellione.
Davanti alla sede del Parlamento, dove martedì sera un gruppo di 190 deputati ha votato all’unanimità una mozione per abolire la legge marziale annunciato due ore e mezza prima dal presidente in un discorso televisivo, la folla inferocita è rimasta unita contro l’ex procuratore generale conservatore. Mostrando pochi segni di stanchezza nonostante una notte quasi insonne per alcuni, durante la quale il presidente ha tentato di cancellare quasi 40 anni di progresso democratico della Corea del Sud, la folla ha sventolato bandiere multicolori e ha cantato l’inno nazionale del Paese.
Il leader dell’opposizione Cho Kuk accusa Yoon di “tentativo di colpo di stato attraverso tradimento, ribellione militare e violazione della legge e della costituzione”. I parlamentari dell’opposizione hanno presentato istanza una mozione di impeachment contro il signor Yoonche per essere adottato necessita del sostegno di due terzi del Parlamento e di quello di sei giudici costituzionali. La votazione potrebbe avvenire già venerdì, secondo l’agenzia di stampa Yonhap.
Le manifestazioni riuniscono anziani, alcuni seduti con le candele, ma anche tanti giovani che ricordano le manifestazioni del 2016 che portarono alla caduta dell’ex presidente Park Geun-hye.
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