Su iniziativa del gruppo macronista EPR (Insieme per la Repubblica) e del suo presidente Gabriel Attal, lunedì 2 dicembre doveva essere sottoposto al voto dei parlamentari un altro disegno di legge che inasprisce la giustizia per i minori (per mancanza di tempo, non è stato presentato).
Il suo contenuto non è altro che un'escalation di vecchie ricette per sollevare lo spettro della delinquenza giovanile che costituirebbe il principale fattore di insicurezza. Idee che servono direttamente l’estrema destra.
Pena aumentata
Si tratta dell'accresciuta penalizzazione dei genitori cosiddetti “inadempienti”, della comparsa immediata a partire dai 16 anni – che avrà come effetto un aumento della carcerazione per questi minorenni – e della “rasatura” dell'alibi minoritario (mitigazione dei responsabilità penale per i minorenni).
Queste misure avrebbero potuto passare in sordina tra le voci della destra e dell’estrema destra se non fossero state bloccate a livello di commissione di legge nelle ultime due da una coalizione del PFN, centristi del gruppo LIOT (Libertés , indipendenti, Outremer e Territorio) e Sacha Houlié, ex presidente macronista della commissione legislativa che nel frattempo ha lasciato il gruppo EPR.
Alla fine, in commissione legge, i macronisti hanno votato contro il progetto e stanno preparando una battaglia di emendamenti per tornare alla versione iniziale. La sinistra e i centristi hanno votato “a favore” affinché la legge fosse sottoposta al voto dei parlamentari senza tali misure. Le misure penalizzanti i genitori non sono state cancellate e in particolare sono previste aggravanti per i genitori di “rivoltosi” o “trafficanti di droga” con pene fino a 3 anni di reclusione e 45.000 euro di multa.
Meno istruzione, più repressione
Questo dibattito parlamentare avrebbe quindi dovuto svolgersi, dando il posto d’onore all’estrema destra. E questo mentre l’attuazione del codice penale minorile nel 2021 ha già dato priorità alle risposte educative, fondamento della giustizia minorile, specializzate, adatte alle problematiche degli adolescenti.
Dal 2021 i provvedimenti educativi sono stati ridotti a tre mesi, con la possibilità di giudicare un giovane se nel frattempo commette un nuovo atto entro un mese. È quasi l'apparenza immediata che già vale in situazioni di recidiva.
Queste misure hanno comportato un notevole aumento dell’incarcerazione di minori, in particolare di minori “non accompagnati” (UMA), minori razzializzati, minori provenienti da quartieri popolari ma anche da alcune aree rurali svantaggiate.
Da decenni numerosi studi dimostrano che il carcere, lungi dall'essere una risposta alla delinquenza giovanile, è al contrario un fattore di recidiva, una fabbrica di delinquenza.
Ci vuole una buona dose di cinismo in questo contesto per utilizzare questo tema e prendere di mira una popolazione particolarmente vulnerabile per servire i giochi politici e nel contesto attuale per consentire tutto il superamento dell’estrema destra e del razzismo disinibito!
Perdita di senso dei professionisti
All’altra estremità della catena, i professionisti del settore sperimentano condizioni di lavoro sempre più degradate e una perdita di significato nelle loro professioni educative.
In piena estate, l’amministrazione ha annunciato il mancato rinnovo di diverse centinaia di colleghi sotto contratto, cosa che li ha portati a scioperare: “Noi professionisti del settore educativo e sociale del PJJ non ci arrenderemo. Di fronte allo smantellamento della nostra amministrazione, rimaniamo uniti, mobilitiamoci insieme per i giovani che sosteniamo, per le loro famiglie e per i colleghi con cui lavoriamo. »
Chiedono un piano di emergenza e risorse per un vero servizio pubblico di istruzione al Ministero della Giustizia.
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