Michel Barnier ed Emmanuel Macron volevano essere ottimisti. Ieri, il capi di Stato e di governo lanciato un appello alla responsabilità dei deputati, nelle loro parole, per cercare di uscire dalla routine.
Il prezzo della censura
Una forma di accusa di caos, usata anche da il Ministro degli EsteriFrançois-Noël Buffet, in un comunicato stampa in cui metteva in guardia dal rischio di duri colpi per i nostri territori che, secondo lui, pagherebbero il caro prezzo della censura. L'esecutivo gioca la carta della contropressione rispetto a quella esercitata dall'Assemblea dove ancora nulla è stato fatto. Se il Raduno nazionale aveva inizialmente affermato il proprio voto a favore della mozione presentata dal nuovo Fronte Popolare, alcuni dei suoi deputati, Marine Le Pen in testa, hanno poi deplorato le parole forti usate dalla sinistra che castigano il partito di estrema destra nelle ragioni della questo stesso movimento. Da lì al non votarlo non è stato fatto nulla.
Il conto alla rovescia è attivo
Nelle file d'oltreoceano, a priori, tutti i deputati socialisti della DDR e della LFI sosterrà la censura. Più incerta la situazione per la LIOT, il gruppo che ha invitato a non partecipare al caos politico. In realtà, Barnier ed i suoi ministri sono sospesi soltanto dal rispetto delle istruzioni del gruppo e soprattutto dalla scelta di un RN strappato. In questo gioco politico forse c’è ancora qualcosa da guadagnare per il governo, ovvero salvarsi la pelle. Perché gli altri testi di bilancio arriveranno con due 49.3 annunciatodue nuove mozioni di censura archiviato. Il conto alla rovescia scorre senza sapere quanto tempo rimane sull'orologio.