Pakistan: 133 morti in 12 giorni a causa delle violenze tra sunniti e sciiti

Pakistan: 133 morti in 12 giorni a causa delle violenze tra sunniti e sciiti
Pakistan: 133 morti in 12 giorni a causa delle violenze tra sunniti e sciiti
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La violenza tra sunniti e sciiti nel nord-ovest del Pakistan ha provocato 133 morti e 177 feriti dal 21 novembre, hanno detto lunedì le autorità, assicurando che contano su un nuovo consiglio tribale per porre fine alle violenze dopo la rottura di due tregue.

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Il governo di Khyber-Pakhtunkhwa, provincia al confine con l’Afghanistan, ha annunciato lunedì che “133 persone sono state uccise e 177 ferite” dopo che una decina di aggressori hanno sparato a vista il 21 novembre contro due convogli di famiglie sciite sotto scorta della polizia e le rappresaglie che ne sono seguite.

Nello stesso distretto di Kourram, dove vivono sunniti – in grande maggioranza in Pakistan – e sciiti, diversi episodi di violenza avevano già provocato 79 morti tra luglio e ottobre, secondo la Commissione per i diritti umani del Pakistan (HRCP).

A ogni scontro – con armi leggere e pesanti, a volte colpi di mortaio – il cessate il fuoco delle jirga, i consigli tribali, veniva rotto, rilanciando una vendetta che va avanti da decenni tra tribù di fedi diverse soprattutto per questioni fondiarie.

Sempre lunedì Khyber-Pakhtunkhwa afferma di aver convocato una “grand jirga”.

In attesa di una possibile tregua, Anfal Hussain, farmacista 36enne di Parachinar, roccaforte sciita nel distretto di Kourram, lamenta carenze.

Con le sparatorie ancora segnalate in alcuni villaggi e le strade tagliate per impedire nuovi attacchi ai convogli, “ci sono grossi problemi con l’approvvigionamento di cibo e medicine”, assicura all’AFP.

«Gestisco la mia farmacia da undici anni e il 2024 è stato particolarmente duro», prosegue raggiunto telefonicamente. “Ci sono patologie che non possiamo più curare negli ospedali di Parachinar a causa delle strade chiuse”.

Le autorità ora minacciano di processare i responsabili degli attacchi settari ai sensi della legge antiterrorismo, di sequestrare “armi pesanti” e di “smantellare” i “depositi di armi” di entrambi i campi.

Per rendere sicure le strade dove vengono regolarmente presi di mira i convogli sotto la scorta della polizia, “saranno installati 65 posti di blocco di sicurezza”, aggiunge il comunicato stampa.

Inoltre, 1,3 milioni di euro saranno stanziati “alle famiglie delle vittime” e per aiutare il ritorno di centinaia di famiglie sfollate.

Il governo provinciale di Khyber-Pakhtunkhwa afferma di aver chiesto rinforzi al governo federale di Islamabad, perché l’amministrazione locale afferma regolarmente di non essere in grado di far fronte alla violenza, a causa della mancanza di polizia e personale amministrativo, mentre i governi federale e provinciale lotta per far rispettare la legge nonostante i codici d’onore tribali.

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