Di fronte al rischio di censura da parte dei parlamentari, Michel Barnier potrebbe infine scegliere di non utilizzare l’articolo 49.3. In conformità con la Costituzione, i deputati potrebbero quindi utilizzare l’articolo 49.2 per far cadere il governo.
Un altro scenario possibile. Il governo Barnier sopravvivrà alla prossima settimana? Lunedì l’Assemblea nazionale voterà il delicatissimo bilancio della Previdenza sociale, con la possibilità di ricorso al 49,3 e già la prospettiva di una mozione di censura della sinistra e del Raggruppamento Nazionale.
Michel Barnier potrebbe anche tentare un azzardo non utilizzando 49,3, prendendo così tempo per attendere il termine legale di cinquanta giorni che gli consente di superare il suo budget per prescrizione. Se necessario, i deputati potrebbero avvalersi dell’articolo 49.2 della Costituzione per censurare e far cadere il governo.
L’articolo 49.2 della Costituzione consente a un gruppo parlamentare di presentare una mozione di censura per “mettere in discussione la responsabilità del governo”, anche se non forza un testo. Per essere ammissibile, una mozione di censura deve essere firmata da almeno un decimo dei deputati, ovvero da 58 deputati. Per essere adottata è necessario che 289 deputati votino a favore. Questa votazione può aver luogo solo 48 ore dopo la sua presentazione.
PLFSS sulla griglia
In questo caso, il disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale (PLFSS), frutto di un compromesso tra una commissione di senatori e deputati, sarà esaminato a partire dalle 15.00. Allo stato attuale, non dovrebbe essere votato né dalla sinistra né dall’estrema destra, in un’Assemblea divisa. Dopo aver ottenuto che il governo rinunci all’aumento delle tasse sull’elettricità e riduca l’aiuto sanitario statale (AME) per gli immigrati privi di documenti, la RN chiede nuove concessioni, in particolare sulla rivalutazione delle pensioni di anzianità o sul rimborso di alcuni farmaci.
Ma durante il fine settimana, il ministro dei Conti pubblici, Laurent Saint-Martin, ha sostenuto il testo convalidato dalla commissione paritetica che riuniva una quindicina tra senatori e deputati. “Tornare” a ciò “significherebbe minare il Parlamento, la democrazia e la deliberazione, il cui compromesso rispettiamo”, ha spiegato. Fine dell’inammissibilità per il Raggruppamento Nazionale, che “ha preso atto” della volontà del governo, ha denunciato “un comportamento estremamente chiuso e settario” e ha annunciato che voterà a favore della censura.
Due scenari possibili
Sapendo questo, il Primo Ministro ha quindi due opzioni. Quella di entrare in vigore con l’articolo 49.3, ma si esporrebbe poi mercoledì a una mozione di censura della sinistra e della RN, che farebbe cadere il suo governo che diventerebbe il più breve della storia della Quinta Repubblica. Oppure non ricorrervi: il testo verrebbe semplicemente respinto dalle opposizioni, e partirebbe per una nuova navetta parlamentare.
La RN denuncia anticipatamente uno scenario costituzionale molto complesso, che vedrebbe impantanarsi il dibattito parlamentare e il governo legiferare per ordinanza, come ne ha la possibilità cinquanta giorni dopo la presentazione del testo. Rimarrebbe quindi il rischio che i deputati presentino di propria iniziativa una mozione di censura, utilizzando l’articolo 49.2 della Costituzione. È così, e non dopo un 49.3, che il governo Pompidou cadde nel 1962, sul progetto di revisione costituzionale che introduceva l’elezione del Presidente della Repubblica a suffragio universale.
Inoltre, se il governo non cade, con la censura provocata dopo un 49.3 o con un 49.2, il mese di dicembre si preannuncia comunque pieno di pericoli per il primo ministro. Altri testi di bilancio, infatti, sono attualmente all’esame del Parlamento: il disegno di legge di fine gestione dell’anno in corso, meno emblematico, e il bilancio dello Stato. Sopra l’esame di ciascuno di essi aleggia il rischio di censura.
Dopo essere stato respinto dai deputati, il Bilancio dello Stato, testo faro, è attualmente all’esame del Senato. La sua parte “entrate” è stata in gran parte adottata domenica dalla camera alta del Parlamento. Da lunedì si esaminerà la parte “spese” del disegno di legge.