Articolo originariamente pubblicato su manif-est.info
Di che colore vuoi il PIP?
Comprendere la “fase industriale pilota” del progetto di smaltimento dei rifiuti dell’industria nucleare a Bure.
Mercoledì 13 novembre, l’agenzia Andra ha rivelato i risultati di una “consultazione” di cui detiene il segreto: chi, tra la popolazione, anche locale, è stato informato e invitato a partecipare? E consultare su cosa: seppellimento, brillante idea del secolo o mostruosa scommessa sul futuro? Tu non sei lì. Qui lo Stato e altri hanno attuato una perfida cosiddetta strategia dell’imbuto: inizialmente, qui nella regione di Bure, evocano un progetto, ma è molto vago e per di più con altri candidati nelle file. Ti metti, a tua insaputa, sul bordo dell’infido strumento e poi, man mano che il progetto procede, scivoli per ritrovarti in fondo al cono. Lì finisce il vago progetto, si apre il buco della discarica attraverso una fase pilota industriale. Conoscevamo la tattica dell’ingranaggio, oh tanto più perverso lì, senza possibilità di ritorno una volta spinto nella tramoggia con, qui in Bure-istan, uno scorrimento facilitato e accelerato da uno spesso strato di vaselina finanziaria.
Ma… torniamo allo scorso 13 novembre, che ha vissuto uno di quei rari momenti in cui la serietà dell’argomento sfuma di fronte alla brillantezza comica. Lì è stato un appassionato che, tra lo scarno pubblico, ha preso il microfono e ha dichiarato il suo amore per il progetto di Bure. Una passione sfrenata al punto che, nella sua edizione elettronica del 15 novembre, ‘Jhm daily’ riporterà: “abbiamo potuto assistere a un processo”; questo smaltato con una meraviglia: “con cigeo abbiamo un gioiello d’oro”!
Incredibile, infatti, perché viste le pesanti polemiche che suscita il cosiddetto cigeo, e che si accumulano nel tempo, non preferiremmo avere a che fare con un gioiello artificiale, lucente in superficie e tutto finto sotto la sottile patina cosmetica? ?
Sconcertante, ancora di più, l’osservazione che ha concluso l’intervento del nostro adulatore: “Dobbiamo fidarci dei nostri ingegneri e funzionerà”. Bisogna essere seriamente ignoranti in materia per non sapere che, nonostante eserciti di ingegneri, non solo il cantiere del suo gioiello cigéo ha già visto due morti, ma anche che tutti i siti di sepoltura di veleni (nucleari, chimici) del mondo pianeta scomparso (incendio, alluvione), e non dopo 100.000 anni di sicurezza garantita ma dopo solo una piccolissima manciata di anni: negli Stati Uniti con il Wipp, più prossimi a noi in Germania ad Asse (beh, lì troviamo la nostra agenzia Andra), anche a casa, in Alsazia con Stocamine…
Il problema, un grosso problema, è quello dell’autore delle perle “Con Cigeo abbiamo un gioiello d’oro” e “Dobbiamo fidarci dei nostri ingegneri e funzionerà”, dimostrando una profonda ignoranza in materia (o peggio), non è Mr. Everyman, non è un cittadino medio. No, è un… un funzionario eletto. Più precisamente un eletto della conurbazione settentrionale dell’Alta Marna, dove si trova Bure-Saudron). È addirittura un funzionario eletto con delle responsabilità poiché è stato nominato vicepresidente dell’agglomerato!
E questo solleva interrogativi su questi funzionari eletti che, solennemente, giurano di candidarsi alle elezioni per servire i loro concittadini. Se così fosse, come spiegare che basino le loro decisioni, e quindi la governance del nostro presente e del nostro futuro, sulla “fiducia” in questo o quello (scienziati, ordini professionali, partiti politici, organizzazioni varie, gruppi di pressione? varie) mentre la società si aspetta che i suoi eletti superino le influenze, dirette o subdole, se non altro per uscire dalla crisi in cui è stata precipitata e si trova attualmente. Decisioni ponderate, efficienti, etiche – finalmente – e per il reale beneficio del Paese e dei suoi abitanti…
Come morale:
Curiosi questi funzionari, qui eletti dal signor Novac e, non ultimo, con la vista più breve. La nostra vede Cigeo come un gioiello d’oro, ignorando le lezioni del passato. Proprio qui, nel nord dell’Alta Marna, il villaggio di Blécourt conobbe una vera e propria corsa all’oro nel XIX secolo. Se ! Dipende da chi riesce a trovare la pepita più grande. Fino a quando un chimico tira fuori i suoi strumenti e i suoi reagenti. Ah, certo che brillava, tanto quanto il “gioiello” di Bure, era dorato all’inverosimile ma le pepite si rivelarono essere comuni piriti, non a caso chiamate “oro degli stolti”. Tuttavia, è chiaro che gli specchi dorati attirano ancora le allodole…
MM
del Gruppo di Riflessione sulle questioni ETICHE poste dal sotterramento dei rifiuti radioattivi