Opinioni divise. Mentre mercoledì 27 novembre è entrato in vigore un cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele, che prevede 60 giorni per ritirarsi dal Libanomolti israeliani, soprattutto nel nord del Paese, sono preoccupati. Infatti, secondo il popolare canale televisivo Canal 12, un terzo della popolazione dello Stato ebraico è contraria a questo accordo.
I residenti considerano Hezbollah ancora una minaccia, anche se il lancio di razzi dovesse cessare. “Ci sono ancora molti pericoli che minacciano località settentrionali. L’IDF non ha finito il suo lavoro. Questo accordo è semplicemente una capitolazione con Hezbollah e ci riporta a una situazione identica a quella precedente al 7 ottobre”, ha affermato David Azoulay, capo del consiglio municipale di Metula, una città situata al confine con il Libano.
La minaccia di infiltrazioni di Hezbollah
La popolazione teme soprattutto un’infiltrazione degli Hezbollah in territorio israeliano, e la maggior parte dei 60.000 sfollati non ha ancora intenzione di per tornare a casa loro. Secondo loro, i combattenti della milizia sciita non esiteranno a mescolarsi con i civili per ristabilirsi nel sud del Libano, senza che l'esercito libanese possa identificarli.
La Francia ha lavorato diverse settimane per raggiungere questo cessate il fuoco e definirne i termini. La Francia deve ora garantirne, con Washington, la corretta applicazione rispetto di questo accordo. Deve essere “attuato nella sua interezza”, hanno dichiarato martedì 26 novembre Joe Biden ed Emmanuel Macron in un comunicato stampa congiunto. L'annuncio dell'accordo è arrivato dopo che martedì Israele ha bombardato il centro di Beirut e i suoi sobborghi meridionali.
Per saperne di più