Informazioni chiave
- Le consegne di gas russo all’Europa attraverso l’Ucraina stanno diminuendo e potrebbero cessare dopo il 1° gennaio 2025.
- La potenziale chiusura deriva dal rifiuto di Kiev di negoziare nuovi termini di transito con Mosca nel contesto della guerra in corso.
- L’arresto completo dei flussi di gas russo attraverso l’Ucraina potrebbe avere effetti a catena nonostante il volume relativamente modesto.
Le consegne di gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina stanno diminuendo. Dopo il 1° gennaio 2025, questo gasdotto potrebbe cessare completamente le operazioni alla scadenza dell’attuale accordo quinquennale. Questa potenziale chiusura è dovuta al rifiuto di Kiev di negoziare nuove condizioni di transito con Mosca nel contesto dell’attuale guerra.
Sebbene il volume del gas russo in transito dall’Ucraina verso l’Europa sia relativamente modesto, rappresentando solo l’8% dei flussi di picco registrati tra il 2018 e il 2019, la sua chiusura completa potrebbe avere ripercussioni.
Gli sforzi europei nella diversificazione energetica
Il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, un’infrastruttura di epoca sovietica, trasporta il gas siberiano attraverso il territorio ucraino fino alla Slovacchia, da dove si dirama verso la Repubblica Ceca e l’Austria. Nonostante gli sforzi per diversificare le fonti energetiche, paesi come Austria, Ungheria e Slovacchia rimangono dipendenti dalle importazioni di gas russo attraverso questa rotta. Altri gasdotti russi operativi verso l’Europa sono TurkStream e Blue Stream, che forniscono gas alla Turchia e alcuni volumi del quale raggiungono infine l’Ungheria.
La sfida dell’unità dell’Ue
Sebbene questi volumi relativamente piccoli di transito di gas possano sembrare insignificanti rispetto al passato dominio della Russia sul mercato energetico europeo, rappresentano un dilemma complesso per l’UE. L’Unione si trova ad affrontare posizioni divergenti da parte di Stati membri come Francia e Germania, che si sono impegnate a porre fine alle importazioni di gas russo, mentre paesi come Slovacchia, Ungheria e Austria mantengono legami più stretti con Mosca e affermano che il gas russo rimane economicamente sostenibile. Questa situazione evidenzia le sfide per raggiungere un approccio europeo unificato alla sicurezza energetica.
Conseguenze per la Russia
La potenziale fine della via di transito ucraina sottolinea la lotta della Russia per mantenere la presa sul mercato energetico europeo. In seguito all’invasione dell’Ucraina nel 2022, l’UE ha intrapreso sforzi per ridurre la propria dipendenza dal gas russo, portando a un significativo calo della quota di mercato di Mosca. Di conseguenza, Gazprom, il colosso russo del gas controllato dallo stato, ha registrato nel 2023 la sua prima perdita annuale dal 1999.
Nonostante questa battuta d’arresto finanziaria, la Russia ha espresso la volontà di estendere l’accordo di transito. Tuttavia, l’Ucraina ha costantemente respinto questa proposta, rendendo incerto il futuro dei flussi di gas attraverso l’Ucraina.
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