Trump-Biden: una scelta di default? / Assange libero: buone notizie per la libertà di informazione?

Trump-Biden: una scelta di default? / Assange libero: buone notizie per la libertà di informazione?
Trump-Biden: una scelta di default? / Assange libero: buone notizie per la libertà di informazione?
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Biden-Trump: una scelta di default?

Questo giovedì 27 giugno si è svolto in serata un dibattito molto atteso: il primo dibattito tra Joe Biden, attuale presidente degli Stati Uniti, e Donald Trump, candidato repubblicano ed ex inquilino della Casa Bianca. È la prima volta che i due avversari si affrontano dal 2020.
In diretta alla CNN, in una stanza senza pubblico, Joe Biden e Donald Trump si sono scontrati su molti temi che in linea di principio guidano una campagna: inflazione, immigrazione, sistema sanitario, aborto, ecc.; ma in realtà ciò che sembrava interessare agli spettatori di questo dibattito era altro: quale dei due candidati sarà il più convincente e farà dimenticare l’età avanzata per l’uno e le vicende criminali per l’altro?
Perché da diversi mesi l’età dei due candidati alla presidenza è al centro dei dibattiti: Joe Biden, 81 anni, non è troppo vecchio per candidarsi per un secondo mandato? Lui che siamo abituati a vedere inciampare ed esitare. Donald Trump, 78 anni, ci assicura: è in gran forma. Questo è quello che ha detto ieri contro il suo avversario: ‘Ho fatto due test cognitivi’, va tutto bene, assicura. Tanto da dimenticare (quasi) le condanne penali che gravano su di lui.
Riuscirà Joe Biden a convincere nonostante le sue esitazioni e le sue difficoltà di parola? Quanto a Donald Trump, riuscirà a dimenticare i suoi trascorsi e le sue convinzioni?

Assange libero: buone notizie per la libertà di informazione?

Ricordiamo tutti questa immagine: Julian Assange, fondatore di Wikileaks, sul balcone dell’ambasciata ecuadoriana a Londra. Trovò rifugio lì nel giugno 2012, quando il Regno Unito tentò di estradarlo in Svezia, dove era al centro di un caso di stupro e violenza sessuale. La Svezia, il Paese che aveva scelto per proteggere le fonti dei giornalisti mentre si preparava a diffondere rivelazioni – tenute segrete – sul modo in cui gli Stati Uniti conducevano la guerra in Iraq e Afghanistan. Ha poi subito una reclusione di 7 anni grazie alla convenzione internazionale che garantisce l’inviolabilità delle ambasciate. Ma dopo aver beneficiato dello status di rifugiato sul suolo ecuadoriano a Londra per 7 anni, l’Ecuador improvvisamente non lo voleva più. Ora consegnato al Regno Unito – siamo nel 2019 – Assange viene portato nel carcere di massima sicurezza di Bemarsh a Londra. Da quel momento in poi, è iniziata una battaglia tra Assange e i suoi avvocati per impedire la sua estradizione negli Stati Uniti, dove rischia quasi 175 anni di prigione per “spionaggio”. Ma finalmente, dopo diversi anni di internamento e battaglie legali, l’informatore australiano, diventato il simbolo della protezione degli informatori in una democrazia, è stato rilasciato il 25 giugno 2024. È arrivato mercoledì 26 giugno alle Isole Marianne Settentrionali, le più vicine territorio degli Stati Uniti in Australia, dove dovrebbe dichiararsi colpevole di “cospirazione per ottenere e divulgare informazioni sulla difesa nazionale” in cambio della riconquista della libertà. A breve dovrebbe poter tornare in Australia, suo Paese d’origine. Ma questo comunicato è una buona o una cattiva notizia per la tutela dei giornalisti e delle loro fonti? Stiamo assistendo, con il giudizio di Assange, ad un regresso o ad un progresso in termini di informatori? E poi, altra domanda: hanno ragione gli stati democratici a proteggere i propri segreti di difesa col rischio di mettere in pericolo la libertà dei giornalisti?

Per l’ultimo spettacolo della stagione, abbiamo chiesto ai nostri ospiti di scegliere un’opera che quest’anno abbia avuto un impatto su di loro. Ecco le loro scelte:
Magali Lafourcade: Impunità di Hélène Devynck, Seuil, 2022 (Punti, 2023),
Thierry Pech: Traduci Hitler di Olivier Mannoni, Éditions Héloïse D’Ormesson, 2022
Sylvie Kauffmann: A Kiev è in gioco il futuro di Karl Schlögel, Gallimard, 2024.
Tommaso Gomart: Dopo il cambiamento climatico, pensando alla Storia di Dipesh Chakrabarty, Gallimard, 2023

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