“Ma Dalton”, indagine sulla terribile nonnina

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Il baule di metallo fu ritrovato nella Senna da un pescatore, incagliato contro un pontile, un giorno di giugno del 1995. Forato in più punti, avrebbe dovuto riempirsi d’acqua per far sparire per sempre il suo contenuto: un baule umano lardellato di coltellate. I gendarmi hanno impiegato due anni per identificare la vittima: Corinne Di Dio, 37 anni, commessa di Bouygues che abbiamo scoperto “camminava per strada”, ha partecipato ad alcune rapine e amava diversi gangster.

Il 19 giugno 1995, giorno della sua scomparsa, a Guyancourt (Yvelines), Corinne aveva affidato Romain, suo figlio di 10 anni, a Marie-Thérèse Garcia, un’amica della quale evidentemente aveva completa fiducia. Negli anni ’80 entrambi si innamorarono dei fratelli M.-G, Antonio e Francisco, due delinquenti. Nel maggio 2023, ventotto anni dopo, un giudice istruttore del tribunale di Versailles ha deciso che il luogo in cui si trovava la donna all’epoca soprannominata Ma Dalton, oggi 77enne, era in prigione. Secondo lei, Marie-Thérèse avrebbe partecipato al rapimento, al sequestro e poi allo smembramento di Corinne. Il cellulare ? Gelosia. Corinne sarebbe andata a letto con Francisco M.-G., ex compagno di Marie-Thérèse. Un’ipotesi che l’indagata, fiduciosa, fa volare, convinta che finirà per beneficiare di un archiviazione del caso come nel 1997 e nel 2004 quando era già sospettata degli stessi fatti.

Ma i suoi detrattori non si muovono: Marie-Thérèse Garcia è Ma Dalton. O Calamity Jane. A guidare questa accusa, sua figlia, Nancy, e il suo clan. Per loro, Marie-Thérèse è “un serpente”, “una bugiarda capace di tutto”. Un criminale dal cuore oscuro, capace di trasportare il cadavere di una donna nella sua lavanderia e di farla sparire. Una donna ricca che avrebbe riciclato i fondi discutibili dei suoi amanti, molti dei quali finirono in prigione. “Peggio di un brav’uomo.”

Corinne Di Dio scomparve il 19 giugno 1995. Il suo corpo smembrato fu ritrovato nove giorni dopo in un baule, non lontano da Les Andelys (Eure).

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“Marie-Thé” negli anni ’80 ha poi avuto una relazione con il rapinatore Francisco M.-G. e si guadagnerà il soprannome di “Ma Dalton”.

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Mostro per alcuni… Nonna Tesoro per altri

L’immagine sputata del fratellino José, coinvolto in almeno una rapina… Ma per il resto della famiglia, figli, nipoti e nipoti, Marie-Thérèse è Mamie Trésor. Oppure “Gabin”, per via della sua voce rauca e della sua schiettezza. Colui che vizia, cova e protegge. Colui che ha “un cuore enorme” e sa dare buoni consigli. Un “carattere forte”, alto 1,58 metri e 60 chili, che assistono come possono in carcere, dove piange ogni giorno dicendosi di aver “estratto la lotteria della sfortuna quando è nata”. Una donna del popolo, nata nel 1946 nella periferia parigina, da madre bretone e padre spagnolo, alternativamente pugile e fattorino. Che qualche volta ha avuto una cotta per dei ragazzacci, è vero, ma con la fedina penale pulita e un’empatia colossale.

Di fronte all’esperto psichiatra incaricato, lo scorso novembre, di valutare la sua personalità, Marie-Thérèse mostra la sua sfacciataggine parigina, lei che frequentava Coluche e i suoi amici per le strade di Montrouge, roccaforte della banda. “Cassecouille” e “bocca grande”, lo vuole lei. Anche un po’ un maschiaccio. “Estremamente cattivo”, ma quello era prima. Credente, tranne quando è arrabbiata con Dio, che «le ha rovinato la vita». “Lui conosce la verità”, esclama, “e allora perché non viene in mio soccorso? »

Il resto dopo questo annuncio

Per lei, la vita non l’ha rovinata, in particolare con sua figlia Nancy, “quella satanica”.

Dice che la vita non l’ha viziata, in particolare con questa ragazza “satanica”, questa Nancy, “malvagità allo stato puro”, che ha decapitato le sue bambole prima di inseguire sua figlia con un coltello… delinquenti? Li conobbe tramite suo fratello José. Innanzitutto Alain, un rapinatore che “non gli ha detto tutta la verità”, che lo ha presentato a uno dei suoi “colleghi”, Francisco M.-G., con il quale la bella Corinne, conosciuta anche lei negli anni ’70, avrà una relazione e finirà per denunciarlo alla polizia. Ciò non le ha impedito di crescere i figli di tutti, come una nonna premurosa: “Ti danno una lezione di vita, bambini”, spiega.

Festa in maschera durante una festa di famiglia, a casa di Marie-Thérèse, a Saint-Hilarion (Yvelines).

Festa in maschera durante una festa di famiglia, a casa di Marie-Thérèse, a Saint-Hilarion (Yvelines).

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A casa di sua madre, a Montrouge (Hauts-de-Seine), con la figlia Kathy (a sinistra), che ora la difende.

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“Li prenderò, ma a pezzi, in una valigia!” »

Ma torniamo al baule insanguinato, nel quale sono finite alla luce una quarantina di tracce di Dna, di scarsa qualità secondo la difesa, consentendo alla giustizia di riaprire questo cold case a quasi tre decenni di distanza dai fatti. Un capello potrebbe appartenere a Marie-Thérèse Garcia, «o a una persona della stessa stirpe materna», dice la polizia scientifica. Il sospettato viene quindi posto sotto sorveglianza. Lo è ancora nel gennaio 2023, quando cerca di rallegrare uno dei suoi nipoti, la cui figlia, Leslie, 22 anni, è stata trovata con il suo fidanzato, Kévin, in un bosco a Deux-Montagnes, massacrata con le pale sullo sfondo debiti legati alla droga, Marie-Thérèse è furiosa: “È meglio [que les gendarmes] prenditeli prima che si sappia chi sono… Perché li prendo io, ma a pezzi, in una valigia! »

Parole che convinsero il gip, tre mesi dopo, a mettere in carcere la nonna. Colpevole, secondo lei, deve essere Ma Dalton. Ciò viene contestato dalla difesa, ricordando che gli investigatori non hanno trovato il minimo indizio quando sono tornati nel giardino della sospettata e nell’attiguo pozzo nero, nella sua casa a Yvelines. E che le tracce di sangue rilevate nella sua lavanderia si riferiscono solo a Marie-Thérèse Garcia, mentre il corpo di Corinne Di Dio sarebbe stato tagliato lì. Sicuro che in carcere crollerà: questa è la scommessa dell’accusa, che ritiene il caso abbastanza forte da mandarlo in corte d’assise.

Ma Dalton, tifoso di calcio, durante una partita Francia-Portogallo, allo Stade de France, nel 2015.

Ma Dalton, tifoso di calcio, durante una partita Francia-Portogallo, allo Stade de France, nel 2015.

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“Fare a pezzi una donna davanti a una bambina di 9 anni… è una sciocchezza!” » si offende

Cattiva scelta. Indebolita da sei colpi, Marie-Thérèse Garcia sta deperendo ma continua a negare. Certa della sua innocenza, la figlia maggiore, Kathy, mobilita Roger-Marc Moreau, un avvocato penalista noto per aver rintracciato gli errori giudiziari, e sollecita un nuovo avvocato, il pungente Najwa El Haïté. Il contrattacco sta prendendo forma. Nancy non avrebbe forse tentato di fargli del male, mano nella mano con il famoso Francisco M.-G. (che, dopo essere uscito con la madre, ha messo gli occhi sulla figlia), piazzando una granata nella sua auto, il 10 settembre 2004, “per una questione di soldi”? Lo attesterebbe una testimonianza scritta: una lettera scritta dalla figlia di Nancy, Bettina, che purtroppo nel frattempo è morta in un incidente stradale mentre era sotto l’effetto di droghe. C’è poi questa intercettazione telefonica in cui Bettina, conversando con il suo spacciatore, accenna al fatto di aver visto, da bambina, “una donna fatta a pezzi”.

In compagnia delle sue due nipoti, Jessica (a sinistra), che la mantiene, e Meggie (a destra), a Quiberon (Morbihan), estate 2022.

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“Prima di tutto, non ho tagliato nessuno”, ribatte Marie-Thérèse Garcia prima di far capire il punto a modo suo. E poi, fare a pezzi una donna davanti ad una bambina di 9 anni… è una sciocchezza! » Questa scena, sostiene Marie-Thérèse Garcia, non può essere avvenuta a casa sua per un motivo abbastanza facile da verificare: nel 1995, Bettina, 9 anni, non viveva con la nonna, ma con sua madre! Senza dimenticare il piccolo Romain, figlio di Corinne. Mamie Garcia avrebbe aiutato Corinne nei momenti difficili e avrebbe accolto il bambino se avesse deciso di ucciderla?

La defunta non aveva solo chiesto a Marie-Thérèse di prendersi cura di suo figlio durante la settimana al momento della sua scomparsa, insiste il suo avvocato. In precedenza, aveva chiesto aiuto per recuperare Romain, rapito da suo padre, Antonio M.-G., fratello di Francisco.

Affettuoso per alcuni, diabolico per altri, la sua personalità rimane un mistero. Al Parco di Sceaux, nel 2022.

Affettuoso per alcuni, diabolico per altri, la sua personalità rimane un mistero. Al Parco di Sceaux, nel 2022.

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Aggrappandosi alla sua innocenza, Marie-Thérèse offre diverse strade davanti al giudice incredulo

Di fronte al giudice incredulo, Marie-Thérèse Garcia offre diverse strade. Evidentemente pensa al “risentito” Francisco M.-G., che ha scontato ancora quattordici anni di prigione. C’è anche “Monsieur Maurice”, Jean-Jacques di nome. Un rapinatore che aveva cercato di localizzare Corinne, la sua ex, che incolpava anche di averlo denunciato alla polizia. Uscito di prigione, le sparò una prima volta, affermando ovunque di volerla uccidere prima di impiccarsi poco dopo in carcere, lasciando una lettera di spiegazioni… che suo padre purtroppo preferì bruciare. Semplice manovra diversiva?

Il 4 giugno si è svolto un incontro faccia a faccia con il giudice, preambolo al quale quest’ultimo ha esercitato la massima pressione su Marie-Thérèse Garcia: la rogatoria in corso potrebbe durare almeno un anno. È improbabile che riacquisti presto la sua libertà… a meno che non cambi atteggiamento. Aggrappandosi alla propria innocenza, l’ex ortolana contesta fermamente il nuovo movente suggerito dall’accusa, quello di “collusione tra clan”, l’argomento della gelosia che pesa sulle ali. Al punto che il giudice ha deciso, il giorno dopo, di archiviare il caso, il modo migliore per scongiurare un terzo licenziamento. Una decisione che l’avvocato di Marie-Thérèse Garcia si prepara a impugnare, convinto di poter far uscire di prigione la donna che dice di vivere “un brutto thriller”.

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