Dopo il dibattito Trump-Biden, il panico si diffonde nel campo democratico

Dopo il dibattito Trump-Biden, il panico si diffonde nel campo democratico
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Donald Trump e Joe Biden, giovedì sera durante il dibattito. GERALD HERBERT/AP/SIPA / GERALD HERBERT/AP/SIPA

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Analizzare Un presidente che sembrava vecchio, logoro, sbiadito, che faticava a finire certe frasi, ha lasciato un viale a Trump che era tuttavia un bersaglio facile… Una prestazione abissale che semina problemi nel suo campo.

Le ultime parole erano state appena pronunciate, un silenzio attonito gravava sul set dei commentatori della CNN. John King, giornalista politico veterano, è intervenuto: “Il Partito Democratico è in preda a un panico profondo, diffuso e molto virulento. » Abby Phillip, un’altra star della CNN, è intervenuta: “Il panico che sento dai democratici è diverso da qualsiasi cosa abbia mai visto in passato”. David Axelrod, ex stratega di Obama, ha subito preso il comando: “C’era un senso di shock… dal suono della sua voce, sembrava un po’ disorientato”. Van Jones, un altro ex consigliere di Obama: “È stato doloroso… Non ha fatto affatto bene.” »

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La parola disastro non è troppo forte per descrivere la performance di Joe Biden, questo giovedì sera, 27 giugno, durante il suo primo dibattito della campagna 2024 contro Donald Trump. Con lo sguardo assente, logoro, abbassando lo sguardo e faticando a finire certe frasi, l’uomo ha confermato le peggiori paure di chi, per mesi, lo ha ritenuto troppo vecchio per rappresentarsi. La sua sottoperformance è stata tale che molti nel campo democratico hanno condiviso questa opinione di Van Jones, riferendosi alla scelta che ora si presenta a Joe Biden: “Molte persone vorranno che lui prenda in considerazione un cambio di direzione. Siamo ancora lontani dalla nostra convenzione e il partito ha tempo per prendere un’altra strada se ce lo consente. » Accetterà di farsi da parte? Improbabile. Ma le voci dissenzienti si accumuleranno rapidamente all’interno del partito e potrebbero diventare assordanti.

C’è chi, ieri sera, cercava di limitare l’entità dei danni, sul tema: questo è solo un dibattito, tra quattro mesi, al momento delle elezioni, questa sera sarà solo un lontano ricordo. Pensiero speranzoso. Come ricorda David Axelrod, che da mesi non nasconde le sue preoccupazioni sulla candidatura di Biden: “È stata la serata che ha confermato i timori della popolazione”. Sarà impossibile, dopo una simile immagine di debolezza e, sì, di vecchiaia, cancellare questa impressione.

La grottesca indignazione di Trump

La frustrazione dei democratici è tanto maggiore perché, d’altro canto, sarebbe stato facile destabilizzare Trump. Sì, proiettava un’immagine dinamica e sembrava avere dieci anni meno (non tre in realtà) del suo avversario. Sì, sapeva mantenere la calma dall’inizio alla fine. Ma il modo in cui filava giace in un flusso continuo, intriso di grotteschi eccessi (“Da 3 anni e mezzo viviamo all’inferno”), lo hanno reso un bersaglio facile. Il suo discorso, ripetuto durante tutto il dibattito – L’America era un paradiso quando ero presidente, oggi è un paese in bancarotta – era così poco plausibile da offrire mille prospettive da demolire senza troppi problemi.

Biden ha gestito qualche contrattacco, ad esempio sulla responsabilità di Trump per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Ma il più delle volte si è accontentato di recitare e ripetere questo o quel punto della sua azione da presidente. Anche nella sua conclusione di due minuti, un momento che si immaginava preparato con cura, si è perso in dettagli oscuri o poco interessanti e non ha menzionato l’attacco al diritto all’aborto e la condanna di Trump in un procedimento penale.

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E adesso ? Se Biden decidesse di restare in corsa, le crepe si aprirebbero presto. Se continua così, il sostegno unanime del partito al suo candidato non sarà altro che una vetrina artificiale e ridicola, il che è improbabile. Se invece Joe Biden decidesse di non ricandidarsi, la nomina democratica verrebbe decisa in meno di due mesi, durante la convention democratica di Chicago, dal 19 al 22 agosto. Possiamo immaginare il tutti contro tutti, visto il numero di potenziali candidati. E come cancellare l’immagine di un presidente e del suo entourage che per tanto tempo hanno sostenuto che il loro campione fosse in gran forma? Verranno poste domande, mosse accuse, alcuni dovranno spiegarsi.

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Donald Trump, questo giovedì 27 giugno, ha compiuto un grande passo verso la presidenza. Non ha vinto, tutt’altro, e la sua prestazione durante questo dibattito non rassicurerà tutti coloro che lo preoccupano. Ma adesso è lui il favorito.

Di Philippe Boulet-Gercourt

A questo proposito Elezioni americane del 2024

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