Scritto da Domenico Durand
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Philippe L. era il preside del liceo Maurice Ravel di Parigi. Ha dovuto lasciare l'incarico dopo le minacce di morte sui social network. In questione, voci che lo accusavano di aver alzato la mano contro una giovane liceale alla quale aveva chiesto di toglierle il velo. Nove mesi dopo, prova ancora delle paure.
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La paura e l'anonimato scandiscono la vita quotidiana di Philippe L. da 9 mesi. L'ex preside del liceo Maurice Ravel di Parigi continua a temere un'ondata di odio.
Minacce continue sui social, dal giorno in cui chiese a una studentessa di togliersi il velo nel cortile del suo istituto. Fatti accaduti a fine febbraio 2024. Una voce poi lo accusava di aver aggredito questa giovane.
Ha accettato di parlare con i giornalisti di France Télévisions, dopo mesi di trattative. Viste le minacce che ancora pesano su di lui, ha insistito per non farsi vedere. L'uomo resta segnato da questo episodio.
“Appena ci sono state le minacce di morte ho pensato a Samuel Paty e Dominique Bernard. Evitavo di prendere la metro, non uscivo più nel quartiere. Continuavo a guardare, a vedere chi passava, come se potessi individuare un potenziale terrorista. JPosso anche dire che mi ha traumatizzato“, racconta con voce tremante l'ex capo dell'istituto.
All'origine delle sue preoccupazioni, le accuse di questo studente che lo accusava di averla spinta e colpita sul braccio. Affermazione che l’ex preside respinge fermamente: “Quel giorno ho visto due studenti dei BTS uscire dall’edificio in fondo al cortile, velati. Sono andato da loro. Il primo si è tolto senza problemi, e poi il secondo non lo ha voluto. Una volta gli ho detto “togliti il velo”. Le ho dato una pacca sulla spalla e ho detto “Uh oh, sono qui, sto parlando con te”, ma ehi, mi ha completamente ignorato subito.“
È qui che le voci cominciano a diffondersi, all'interno della scuola e altrove. “Immediatamente gli studenti, anzi alcuni studenti, hanno detto “ah, l'ha colpita, l'ha colpita”, perché l'avevo effettivamente toccata sulla spalla“, è indignato. Versione contro la quale mantiene la sua contrarietà: “No, le ho toccato la spalla. Ho imposto la laicità nel cortile della scuola. È un luogo comune dire a uno studente velato nel cortile di una scuola pubblica: “togliti il velo”.“
Alcune persone non l'hanno sentita in questo modo. Sui social la voce si sta diffondendo ulteriormente. Al punto da generare minacce di morte, e tra queste, questi messaggi: “È pazzesco. Questo cane deve essere bruciato!“o ancora”Dobbiamo andare a dargliene due a questo figlio di un codardo“. L’ingresso al liceo è stato addirittura bloccato da diverse decine di giovani, esponendo uno striscione con la scritta “studente colpito, liceo bloccato“.
In seguito a questi eventi, il preside ha lasciato il suo incarico. Philippe L. va in pensione anticipatamente, per “ragioni di sicurezzaLa vicenda commuove colleghi, genitori, sindacati ma anche il mondo politico. Viene aperta un'indagine dalla Procura di Parigi, per “molestie informatiche”. Nello stesso tempo, la studentessa con il velo ha sporto denuncia per violenza. Alla fine è stato archiviato per “reato non sufficientemente qualificato”.
Allo stesso tempo, le indagini continuano e permettono di individuare alcuni dei presunti autori di queste minacce di morte. Un padre di Bourg-en-Bresse (Ain) o anche un giovane di 27 anni della regione parigina, per citarne alcuni. Il suo processo per”provocazione pubblica senza effetto per commettere un attentato volontario alla vita” ha avuto luogo il 2 ottobre. La persona in cerca di lavoro nel “web digitale” ha dichiarato, prima del primo aggiornamento del processo, “rimpianto“le sue parole e aveva”si è scusato“alla vittima.
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La Procura di Parigi richiede un anno di carcere e un corso di cittadinanza, a proprie spese, al Memoriale della Shoah. Requisizioni non seguite dal tribunale penale della capitale, che lo ha poi condannato 600 euro di multa, cinque giorni di corso per la cittadinanza e danni. Una sentenza giudicata”decisamente troppo deboledalle parti civili ed avverso il quale la pubblica accusa ha proposto appello.