Il petrolio crolla mentre il mercato dubita della domanda

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(New York) I prezzi del petrolio sono scesi martedì, ritornando ai livelli guadagnati il ​​giorno prima, poiché il deterioramento della fiducia dei consumatori negli Stati Uniti ha smorzato l’ottimismo degli investitori sull’evoluzione della domanda di energia.


Inserito alle 16:08



Il prezzo del barile di Brent del Mare del Nord, con consegna ad agosto, ha perso l’1,16% attestandosi a 85,01 dollari.

Il suo equivalente americano, un barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna lo stesso mese, ha perso lo 0,98% a 80,83 dollari.

“È un mercato stanco che sta per cambiare direzione”, ha affermato Mark Wagoner di Excel Futures che giudica il petrolio “ipervenduto”.

“Non credo che la domanda” di energia e combustibili “sarà enorme”, ha aggiunto l’analista con l’apertura della stagione dei viaggi negli Stati Uniti.

“Credo che il prezzo sarà piuttosto stabile e che ci stiamo avviando verso un ribasso”, dice l’analista che stima che il petrolio abbia raggiunto il suo picco dell’anno lo scorso aprile, quando il barile texano ha superato gli 86 dollari.

La fiducia dei consumatori è peggiorata a giugno negli Stati Uniti, con le famiglie americane che si sono mostrate un po’ più pessimiste per il futuro.

L’indice che misura questa fiducia si è attestato a 100,4 punti a giugno, secondo l’indagine mensile del Conference Board pubblicata martedì, rispetto ai 101,3 punti di maggio.

Altro fattore che ha causato il calo dei prezzi, martedì il dollaro si è leggermente apprezzato nei confronti dell’euro e delle principali valute, il che ha reso più care le fatture petrolifere espresse in dollari.

L’oro nero, tuttavia, resta sostenuto dai rischi geopolitici, stima Claudio Galimberti, analista di Rystad Energy.

“I premi di rischio legati alla Russia e al Medio Oriente rimangono significativi nonostante gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco duraturo”, continua.

Gli scontri a fuoco degli ultimi mesi tra l’esercito israeliano e gli Hezbollah libanesi, movimento islamista alleato di Hamas, armato e finanziato dall’Iran, hanno portato allo sfollamento di decine di migliaia di abitanti delle zone di confine del Libano meridionale e del nord Israele.

Anche i ribelli Houthi yemeniti stanno aumentando i loro raid contro la marina mercantile. Da mesi gli Houthi sferrano attacchi al largo delle coste dello Yemen contro navi che, secondo loro, servono Israele, affermando di agire a sostegno del bombardamento della Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano.

Nonostante il rischio geopolitico, “finora i mercati petroliferi sono stati risparmiati dalle conseguenze dell’invasione di Gaza”, ricorda John Evans, analista di PVM Energy, evitando così un’impennata dei prezzi.

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