Mercoledì il petrolio è aumentato leggermente a causa dell’escalation della guerra in Ucraina e dei segnali di aumento delle importazioni di greggio cinese, mentre l’aumento delle scorte di greggio negli Stati Uniti ha limitato gli aumenti dei prezzi a livello globale.
I futures del petrolio Brent hanno guadagnato 9 centesimi, o dello 0,1%, a 73,40 dollari al barile alle 0003 GMT. I futures sul petrolio greggio West Texas Intermediate sono aumentati di 14 centesimi, o dello 0,2%, a 69,53 dollari al barile.
Le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti sono aumentate di 4,75 milioni di barili nella settimana terminata il 15 novembre, hanno detto martedì fonti di mercato, citando dati dell'American Petroleum Institute. Le scorte di benzina, invece, sono diminuite di 2,48 milioni di barili.
Anche le scorte di distillati sono diminuite, perdendo 688.000 barili la scorsa settimana, secondo le fonti. I dati ufficiali del governo sono attesi più tardi mercoledì.
L’escalation della guerra tra il principale produttore di petrolio Russia e Ucraina sembra aver sostenuto i prezzi.
Martedì, secondo Mosca, l’Ucraina ha utilizzato per la prima volta i missili ATACMS statunitensi per colpire il territorio russo. Il presidente russo Vladimir Putin ha abbassato il livello di un possibile attacco nucleare.
“Ciò segna un ulteriore aumento delle tensioni nella guerra tra Russia e Ucraina ed evidenzia il rischio di interruzioni dell'approvvigionamento nel mercato petrolifero”, hanno detto gli analisti di ANZ in una nota ai loro clienti.
I segnali che la Cina, il più grande importatore di greggio al mondo, potrebbe aver aumentato i suoi acquisti di petrolio questo mese, dopo un periodo di importazioni deboli, hanno rafforzato il sentiment sui prezzi del petrolio.
I dati forniti dall'osservatorio navale Kpler mostrano che le importazioni di greggio della Cina sono sulla buona strada per chiudere novembre a un livello record o vicino a esso, ha detto un analista a Reuters.
Le deboli importazioni cinesi dall’inizio dell’anno hanno fatto crollare i prezzi del petrolio, con il Brent che ha perso il 20% rispetto al picco di aprile di oltre 92 dollari al barile.