Emmanuel Macron o il crollo del centro

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La crisi politica che scuote la Francia ha un valore simbolico: Emmanuel Macron, che ha scommesso sul centro rifiutando quelle che considerava vecchie “opposizioni sterili” tra sinistra e destra, è in procinto di sprofondare.


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Aggiornato alle 9:00

Il risultato delle ultime elezioni europee ha segnato un netto arretramento per il suo partito e per l’opzione politica che difende: con il 31% dei voti contro il 14%, il Raggruppamento Nazionale guidato da Jordan Bardella e Marine Le Pen ha ottenuto più del doppio dei consensi Renaissance, il partito del presidente, che si trova così a meno dell’1% dal terzo posto occupato dai socialisti di Raphaël Glucksmann.

FOTO GUILLAUME SOUVANT, ARCHIVIO AGENCE FRANCE-PRESSE

Il presidente del Raduno Nazionale, Giordano Bardella, venerdì scorso

Scatenando elezioni legislative anticipate, una reazione prematura che è tanto una scommessa audace quanto un orgoglio ferito, Macron spera di ripristinare l’unità della Francia attorno a sé e al suo partito.

Ma il rischio è grande, come possiamo già vedere, che le opposizioni si uniscano, sia a sinistra che a destra, per poi scontrarsi le une contro le altre, e contro lo stesso Macron, sempre più odiato.

Di fronte all’ascesa dell’estrema destra, i partiti di sinistra concludono un accordo per formare un nuovo fronte popolare, un omaggio storico al governo di Léon Blum che guidò la Francia alla fine degli anni ’30 , presidente del partito politico Les Républicains, di rompere con la tradizione gollista (e con i leader del suo stesso campo) per raggiungere un accordo con il Raggruppamento Nazionale prefigura la formazione di un’unione di estrema destra – escludendo quella incarnata da Éric Zemmour, che il I lepénisti possono comodamente qualificarsi come più “estremi” di loro.

FOTO JULIEN DE ROSA, AGENCE FRANCE-PRESSE

Assemblea di creazione del Nuovo Fronte Popolare, venerdì scorso. Al microfono: il deputato della France insoumise (LFI) Manuel Bompard, in compagnia di delegati di altri partiti di sinistra.

I primi sondaggi realizzati dopo lo scoppio a sorpresa indicano che il partito di Macron non riuscirebbe a superare il primo turno e addirittura a essere “cancellato dalla carta geografica”, il che porterebbe a un duello al secondo turno da cui il presidente e il suo partito uscirebbero essere escluso, cosa senza precedenti nella storia della Francia moderna1.

L’attuale debolezza di Macron è da tempo la sua forza. Colui che era riuscito a mettersi al di sopra della mischia, per evitare litigi per meglio incarnare la verticalità del potere, oggi passa per una sorta di aristocratico perduto nell’Eliseo, lui che i suoi avversari descrivono regolarmente come un “presidente monarca”. Mentre inizialmente si presentava come un politico ispirato e fiducioso nel futuro, una sorta di Obama francese2 osando mobilitare la parte “mistica”, addirittura “cristica”.3politica (“Vi servirò con amore”, disse a braccia incrociate la sera della sua prima elezione nel 2017), Macron appare oggi come un uomo disconnesso dalla cosiddetta Francia “ordinaria”.

Ma le difficoltà di Macron rivelano anche i limiti del suo progetto politico, quello di un partito che vuole a tutti i costi sfuggire all’alternativa destra-sinistra.

Nel cercare di raggiungere un centro immaginario e fantasticato, quello della misura e del buon senso, non ha sviluppato una visione forte, non si è basato su alcuna filosofia precisa, se non quella dell’interesse del momento.

Il presidente si è accampato nel ruolo di un arbitro ragionevole chiamato a decidere tra le divergenti richieste delle lobby e dei rappresentanti della società civile, autorizzandosi ad attingere allegramente al programma e alla retorica di altri partiti, col rischio di moltiplicare le contraddizioni.

È così che Macron si è presentato come un candidato “progressista” (“Posso far vincere il progresso”, ha detto nel 2016), prendendo le distanze dalla sinistra (“L’onestà mi obbliga a dirvi che non sono un socialista, anche se Sono ministro in un governo di sinistra…”). Mentre mobilitava la fantasia e gli slogan dei vecchi ribelli, lanciando un saggio dal titolo Rivoluzione e il movimento En marche!, ha lavorato per realizzare le riforme richieste… dalla destra. Lavorò quindi per liberalizzare l’economia attraverso l’allentamento delle norme lavorative, la riduzione delle tasse sulle grandi imprese e dell’imposta sul capitale, il rinvio dell’età pensionabile, nuove restrizioni sull’assicurazione contro la disoccupazione, ecc.

Dalla sua rielezione nel 2022, Macron ha adottato un discorso confuso, basandosi su formule mal padroneggiate e politiche improvvisate. Così, nel bel mezzo della crisi della riforma pensionistica, lo scorso anno, Macron ha annunciato 100 giorni di pacificazione… impegnandosi allo stesso tempo ad “accelerare” le riforme attuali!

E dopo aver criticato l’estrema destra, si è avvicinato ad essa approvando nel dicembre 2023 una legge sull’immigrazione definita “dura” dagli elementi moderati del suo stesso partito, che complica il ricongiungimento familiare e autorizza la perdita della nazionalità.

Scommettendo su né-né, né sinistra né destra – “tutt’altro”, aggiungerebbe il comico Coluche –, volendo incarnare il “centro pigliatutto”4secondo la formula del politologo Thomas Frinault, Macron e il suo partito politico hanno finito per non essere niente per nessuno (ed è questo il rischio che attende un’altra coalizione centrista che conosciamo bene: la Coalizione Avenir Québec).

Incapaci di definirsi da soli, se non in base a parametri esterni, Macron e il suo partito si sono condannati all’insignificanza, e presto forse all’impotenza. Perché gli elettori di destra o di estrema destra, per i quali Macron è troppo debole, dovrebbero scegliere la copia piuttosto che l’originale? E perché gli elettori di sinistra, per i quali Macron parla a sinistra ma agisce a destra, vorrebbero sostenere la politica del pio desiderio?

Di fronte alla minaccia del caos che lui stesso avrà incoraggiato, Macron farà senza dubbio valere la sua esperienza e la sua moderazione. Si presenterà come un baluardo contro gli estremi, puntando sulla rassicurante “medietà” di quello che lui stesso ha definito il “centro estremo”. Ma c’è da chiedersi se l’argomento verrà ascoltato dagli elettori che sembrano aver capito ormai da tempo che il “re” è nudo.

1. Consulta l’articolo Figaro “Secondo la proiezione europea, i macronisti e LR rischiano di scomparire”

2. Guarda il rapporto France Info “Le French Obama”

3. Consulta l’articolo Giornale della domenica “Macron, confidenze sacre”

4. Consulta l’articolo di The Conversation “Il centro pigliatutto di Emmanuel Macron”

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