A cura di BibliObs
Pubblicato il 13 novembre 2024 alle 14:45
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È per “Cuore”, in cui l’autore ritorna dal suo antenato Louis, capitano degli ussari abbattuto nel 1914 durante una carica di cavalleria.
Il premio Interallié, l’ultimo dei grandi premi autunnali, è stato assegnato questo mercoledì 13 novembre a Thibault de Montaigu per “Cuore” (Albin Michel). Questo romanzo autobiografico, un’esplorazione dei suoi antenati, è stato eletto al primo turno con cinque voti. Ha avuto un buon andamento in questa stagione, figurando nelle prime selezioni dei premi Goncourt, Renaudot e Jean Giono. Thibault de Montaigu succede a Gaspard Koenig, che ha ricevuto il premio Interallié nel 2023 per “Humus” (L’Observatoire)
“Vi racconterò un piccolo aneddoto, è che a casa di mio nonno, in campagna, c’erano tutti i Folio, i primi Folio degli anni ’70 (…) E ci sono molti autori che avevano l’Interallié”, ha commentato Thibault de Montaigu all’AFP, citando Michel Déon, Félicien Marceau, Antoine Blondin, René Fallet o Roger Vaillant.
Nella sua ultima piazza, la giuria 100% maschile di questo premio letterario creato nel 1930, che incorona preferibilmente scrittori-giornalisti, ha selezionato una sola donna: Delphine Minoui per “Badjens” (Seuil). Gli altri due candidati erano il popolare autore di thriller Olivier Norek, con il suo “Winter Warriors” (Michel Lafon), che ripercorre la “Guerra d’Inverno” che contrappose la Finlandia all’URSS all’inizio della Seconda Guerra Mondiale e Abel Quentin, che si sofferma sugli autori del celebre rapporto Meadows del 1972, sui limiti della crescita, in “Cabin” (L’Osservatorio).
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Nato nel 1978 a Boulogne-Billancourt, Thibault de Montaigu ha iniziato la sua carriera presso “Libération” e ha collaborato con numerose pubblicazioni (“Le Point”, “Paris Match”, “L’Officiel”, “Jalouse”, “L’ Optimum”… ). Da gennaio 2018 è caporedattore della rivista “L’Officiel Voyage”. Ha pubblicato il suo primo romanzo, “LesAnges Burn”, edito da Fayard nel 2003, selezionato per il Premio Flore. Sette anni dopo, la sua terza opera, “Les Grands gestes la nuit” (Fayard), è finalista al premio Interallié. Autore di un saggio sulla masturbazione (“Viaggio intorno al mio sesso”, Grasset, 2015), lo scrittore ha poi raccontato ne “La Grace” (2020) come fu toccato dalla fede in un monastero dove si era arreso, inizialmente per seguire nella orme di Xavier Dupont de Ligonnès. Questa storia gli valse quell’anno il premio Flore.
In “Cuore” racconta come il padre malato lo spingesse a scrivere del suo antenato Louis, un capitano ussaro ucciso nel 1914 durante una carica di cavalleria. “Louis non è, però, il protagonista di questo struggente romanzo crepuscolare, dove è stabilito, in virtù della psicogenealogia, che i traumi degli antenati condizionano i tormenti dei loro discendenti”scriveva Jérôme Garcin lo scorso settembre. “Al centro di “Cuore”, c’è Emmanuel, il padre di Thibault, che sta morendo, a 85 anni, senza rinunciare al suo splendore. Giocatore d’azzardo rovinato, seduttore artritico, venditore ambulante anemico, ex giramondo calmato nel piccolo studio di una casa affittata dai figli poi all’ospedale Sainte-Périne, dove è soprannominato “il Re Sole” perché geme nella lingua di Saint-Simon , il vecchio conte perde la vista, ma si aggrappa alla vita, che fantastica e che suo figlio prolunga piangendo. »
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Notare che: L’ultima novità è che la giuria è composta da Jean-Marie Rouart, Stéphane Denis, Gilles Martin-Chauffier, Eric Neuhoff, Christophe Ono-dit-Biot, Jean-Christophe Rufin, Jean-René Van der Plaetsen e Florian Zeller.