Un agente di polizia ogni cinque spettatori. Quattromila agenti per 20mila biglietti venduti in uno stadio che avrebbe potuto ospitare 80mila persone. Il governo francese non vuole lasciare nulla al caso prima della partita dei Blues contro Israele questo giovedì allo Stade de France. E lo fa sapere.
Va detto che l’evento cade una settimana dopo gli attacchi ai tifosi del Maccabi Tel-Aviv ad Amsterdam e lo striscione “Palestina libera” al Parco dei Principi in occasione di una partita del Paris Saint-Germain. Il ministro degli Interni Bruno Retailleau, di estrema destra, aveva minacciato sanzioni e condannato questo enorme striscione che copriva un’intera piattaforma e mostrava in particolare un uomo con il volto nascosto da una kefiah. Ha anche insistito perché la partita di giovedì si giocasse allo Stade de France perché, per lui, ogni passo indietro “equivarrebbe ad arrendersi di fronte all’antisemitismo”. Le autorità israeliane hanno comunque invitato i loro concittadini a non assistere alla partita e a “non esporre segni israeliani o ebraici riconoscibili”.
Anche la presenza, annunciata una volta a Parigi, del ministro israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich al gala annuale di “mobilitazione delle forze sioniste francofone al servizio del potere di Israele”, organizzato il giorno prima della partita, ha provocato indignazione in molti esponenti della sinistra. intellettuali e politici di spicco. Il capo della polizia, che nonostante le richieste di divieto, ha accettato lo svolgimento dell’evento, ha lasciato intendere che il politico suprematista alla fine non avrebbe preso parte al viaggio, informazione confermata dal portavoce di quest’ultimo. Ma il movimento ebraico internazionale di destra Betar ha annunciato mercoledì stesso una manifestazione a Parigi in reazione alle violenze di Amsterdam. “Siamo sionisti orgogliosi e non abbiamo scuse […] Ci riuniremo mercoledì a Parigi e giovedì per la partita di calcio, anch’essa minacciata dai jihadisti”, ha detto un leader.
Rischi reali di massicci attacchi antisemiti da parte di residenti francesi o allarmismo che ben serve alla narrativa del governo israeliano (e della destra francese)? Una cosa è certa: la tensione che circonda questa settimana sportiva a Parigi conferma una forma di importazione del conflitto israelo-palestinese. Importazione da parte di chi? È qui che sta il problema: un po’ tutti, la sinistra radicale e l’estrema destra, hanno entrambe navigato sulle emozioni. Tensioni che devono rallegrare le reti di destabilizzazione russe sospettate di aver sponsorizzato la “tagging” delle Stelle di David per le strade della capitale francese, così come tutti coloro che trovano nel loro interesse gettare benzina sul fuoco.