E queste parole saranno ascoltate con attenzione, poiché questo processo è diventato il simbolo della lotta contro la violenza sessuale e di genere contro le donne. Coperto in mondovisione o quasi, con 138 media accreditati, di cui 57 stranieri, ha un'eco ben oltre i confini francesi, come ha testimoniato giovedì ancora la presidente della Camera dei Deputati cilena, salutando “il coraggio e la dignità” di Gisèle Pelicot, “ un cittadino comune che ha dato una lezione al mondo intero”.
“Giustizia e verità”
Al di là del marito, che riconosce tutti i fatti, la grande questione sarà la seguente, per i due rappresentanti del pubblico ministero, Jean-François Mayet, sostituto procuratore di Avignone, e Laure Chabaud procuratore aggiunto: complici del Pelicot, questi” Everyman” di età compresa tra 26 e 74 anni, potevano legittimamente credere di partecipare allo scenario di una coppia libertina, in cui la moglie farebbe fingendo di dormire? Oppure il loro discernimento era compromesso al momento dei fatti, come hanno assicurato nuovamente mercoledì mattina gli avvocati di 33 di loro, anche se nessuno degli psicologi o psichiatri che li hanno esaminati ha tenuto conto di questo punto?
Secondo il programma ufficiale, questa accusa è prevista per tre giorni. Secondo le informazioni raccolte tra le varie parti, potrebbe infatti concludersi mercoledì mattina tardi, con la Procura che stima che il tempo che dedicherà a ciascun imputato sarà in media di circa 15 minuti.
Dopo undici settimane di dibattiti dedicati all'esame dei fatti davanti al tribunale penale di Vaucluse, ad Avignone, mercoledì è iniziata la fase dibattimentale con gli avvocati delle parti civili, vale a dire delle vittime: Gisèle Pelicot, 71 anni, sua tre figli, David, Caroline e Florian, le sue due nuore, Céline e Aurore, e i suoi nipoti. Bisogna fare “giustizia e verità” per questa famiglia, ha affermato Antoine Camus.
Fino a 20 anni di reclusione
Ma, al di là delle parole, si tratta di sentenze che saranno pronunciate, a fine dicembre, dai cinque magistrati togati del tribunale, presieduto dal presidente Roger Arata. “In nome del popolo francese”.
Ed è in nome della società che dovranno prendere posizione Jean-François Mayet e Laure Chabaud, con il gravoso compito di individuare le condanne richieste per ciascuno dei 51 imputati. Per lo più perseguiti per stupro aggravato, rischiano un massimo di 20 anni di reclusione penale.
Per Dominique Pelicot, il primo ad essere indagato lunedì dalla procura, “l'autore” di questi stupri, questa sentenza sembra acquisita. Lui stesso dice di volere il carcere, accusato di aver, dal luglio 2011 all'ottobre 2020, cosparso la moglie di ansiolitici per violentarla e consegnarla, priva di sensi, a decine di sconosciuti reclutati su internet.
Dovrebbe essere chiesto il massimo della pena anche per Jean-Pierre M., 63 anni, alias “Rasmus”, processato per aver replicato il procedimento di Dominique Pelicot sulla propria moglie, violentandola una dozzina di volte, anche più volte in compagnia dei suoi mentore. “Discepolo” di Pelicot, è l'unico dei 51 imputati a non essersi mai recato a casa dei coniugi Pelicot, a Mazan.
Il verdetto è atteso al più tardi il 20 dicembre
Tra gli altri 49 coimputati, 35 hanno negato fermamente di aver partecipato allo “stupro”. Alcune, però, avevano risposto sei volte all'invito del marito. Le condanne richieste saranno più severe per i dieci uomini venuti più volte? E come differenzieranno le due procure le richieste per chi si presenta una sola volta? Il tono dovrebbe essere dato lunedì.
Dopo il caso Pelicot, la procura ha annunciato che avrebbe discusso prima dei casi più minori, quelli di Joseph C., 69 anni, e Hugues M., 39 anni, accusati rispettivamente di violenza sessuale e tentato stupro. Poi toccherà a questi 48 uomini (di cui uno in fuga), tutti accusati di stupro aggravato o di stupro di gruppo.
Dopo il rinvio a giudizio, mercoledì pomeriggio o al massimo giovedì, verrà data la parola agli avvocati della difesa fino al 13 dicembre. E sarò io, Béatrice Zavarro, avvocato di Dominique Pelicot, a parlare per prima.