La possibilità per l’Ucraina di ritenere la Russia responsabile sia dei danni causati alle cose e alle persone che dei danni ambientali è, tuttavia, irta di insidie. Non è facile, innanzitutto, raccogliere prove nel mezzo di un conflitto (1/5 del territorio ucraino è occupato) e ancor meno quantificare il costo delle misure di riparazione. Quindi, né la Corte internazionale di giustizia (che ha giurisdizione solo sulla Convenzione sul genocidio) né la Corte europea dei diritti dell’uomo (la Russia è stata esclusa dal Consiglio d’Europa dal 16 settembre 2022) sono competenti a risolvere le controversie tra l’Ucraina e i suoi paesi cittadini e Russia. D’altro canto, la Corte penale internazionale (CPI), che ha sede all’Aia, è competente a perseguire gli autori dei crimini più gravi, tra cui “attacchi” che causano”danni diffusi, duraturi e gravi all’ambiente naturale”.
Danni “estesi, duraturi e gravi”.
Anche se né la Russia né l’Ucraina hanno aderito allo Statuto di Roma che ha creato la CPI, l’Ucraina ha comunque riconosciuto la giurisdizione di questo tribunale sul suo territorio. A seguito dei mandati di arresto emessi contro Vladimir Putin e diversi alti ufficiali russi, il procuratore della CPI potrebbe perseguire gli ufficiali di alto rango che hanno deliberatamente commesso crimini di guerra contro l’ambiente naturale. Dovrebbe poi dimostrare che sussistono le condizioni previste dall’articolo 8, § 2, lettera b, iv), disposizione che configura il reato di ecocidio. Considerata l’entità e il carattere irreversibile di molti danni ambientali, sembra soddisfatta la condizione secondo cui il danno causato all’ambiente naturale deve essere “esteso, duraturo e grave”. Inoltre, il Pubblico Ministero deve fornire la prova che questo danno è sproporzionato rispetto alle operazioni militari convenzionali, considerato il grado di intensità del conflitto. Toccherà infine a lui dimostrare che le persone perseguite hanno contribuito intenzionalmente a danneggiare l’ambiente naturale.
gabbianoGli individui che potrebbero essere perseguiti davanti alla CPI per crimini di guerra incorreranno solo nella responsabilità penale individuale e non nella responsabilità internazionale della Russia.
Pertanto, la distruzione della diga di Kakhovka il 6 giugno 2023, in violazione del Protocollo II delle Convenzioni di Ginevra, di cui la Russia è parte, che vieta attacchi contro queste installazioni, corrobora l’elemento intenzionale da parte delle autorità militari Russi. Lo stesso vale per l’uso di bombe al fosforo a Bakhmut, Kherson e Avdiyivka, proibito dal Protocollo III, di cui anche la Russia è parte. Detto questo, gli individui che alla fine verranno perseguiti davanti alla CPI per crimini di guerra incorreranno solo nella loro responsabilità penale individuale e non in quella internazionale della Russia.
Registro dei danni
Consapevole di questo percorso ad ostacoli, nel 2022 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha stimato, a maggioranza ristretta, che fosse necessario istituire un meccanismo internazionale ai fini della riparazione dei danni derivanti da atti illeciti a livello internazionale commessi in Ucraina o contro l’Ucraina, nonché un registro internazionale che registra questo danno. Allo stato attuale, il Registro dei danni, il cui scopo è quello di raccogliere prove, non disciplina in concreto il risarcimento dei danni di guerra. Questo registro dovrebbe quindi essere integrato da un meccanismo di riparazione collettiva, che potrebbe ispirarsi alla Commissione di compensazione istituita dal Consiglio di sicurezza dell’ONU (risoluzione 687) nel 1991, che ha prelevato 52,4 miliardi di dollari dalle vendite di petrolio dell’Iraq (gennaio 2022). Questa somma ha permesso in particolare di risarcire i danni causati, tra febbraio e novembre 1991, dall’emissione di 500.000 tonnellate di sostanze inquinanti provenienti dai 700 pozzi petroliferi kuwaitiani preda degli incendi appiccati dalle forze armate irachene. Tuttavia, è impensabile che il Consiglio di Sicurezza adotti una risoluzione che istituisca un meccanismo simile, dato che Russia e Cina, in quanto membri permanenti, hanno diritto di veto. Gli stati occidentali, che vogliono rispettare il diritto internazionale, dovrebbero quindi prendere in considerazione la conclusione di un trattato internazionale, senza ottenere l’accordo della Russia.
In Ucraina, la Russia utilizzerebbe l’ecocidio come nuova arma di guerra
Non essendoci precedenti, gli Stati in questa fase sono molto divisi. Il riconoscimento da parte di un tribunale internazionale di un crimine di aggressione o di violazioni individuali dello jus in bello da parte di ufficiali militari russi dovrebbe, inoltre, legittimare il ricorso a un meccanismo di riparazione collettiva. Ma finora nessun tribunale internazionale ha riconosciuto la responsabilità internazionale della Russia. C’è anche la questione del suo finanziamento. Questo meccanismo potrebbe essere finanziato con fondi “congelati” dai paesi occidentali nell’ambito delle misure adottate contro i cittadini russi (300 miliardi di dollari di asset della Banca centrale russa sono stati congelati nel 2022, di cui 200 miliardi presso la Clearing House Euroclear). Ancora una volta, in assenza di un riconoscimento preventivo della responsabilità della Russia, una tale imputazione unilaterale dei beni russi costituirebbe un precedente nel diritto internazionale.
Il coraggio di attraversare il Rubicone?
Gli Stati membri avranno il coraggio di attraversare il Rubicone prendendo i beni della Russia che sono stati congelati autonomamente dall’UE? La Russia non esiterebbe a denunciare una violazione del diritto internazionale consuetudinario da parte degli Stati occidentali, che assumerebbero quindi il ruolo di irrigatori. E la Russia non approfitterà a sua volta di questa violazione del diritto internazionale per impossessarsi dei beni occidentali come contromisura? Sarà allora il serpente a mordersi la coda. E in che misura questi campioni potrebbero essere destinati al ripristino degli ecosistemi distrutti? Se è forte il timore che il danno ambientale causato in Ucraina non possa essere risarcito immediatamente, gli Stati occidentali devono essere coraggiosi, istituendo il meccanismo di risarcimento più adeguato, con l’obiettivo di garantire il rispetto del diritto internazionale.
⇒ Titolo e capitolo editoriale. Titolo originale: “La responsabilità della Russia per i danni all’ambiente naturale in Ucraina”