Elezioni europee: la sinistra di fronte alla sfida della ricomposizione e della dissoluzione

Elezioni europee: la sinistra di fronte alla sfida della ricomposizione e della dissoluzione
Elezioni europee: la sinistra di fronte alla sfida della ricomposizione e della dissoluzione
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l’essenziale
Ottenendo ieri circa il 14% dei voti, ben davanti a LFI, EELV e PCF, Raphaël Glucksmann riaggiusta il baricentro di una sinistra francese che dovrà resistere al regolamento di conti per preparare l’unione.

Raphaël Glucksmann, capo della lista publique PS-Place, ha sfiorato il sorpasso nella lista di maggioranza presidenziale di Valérie Hayer. Ma chi se ne frega se arriva terzo. Al termine di una campagna dinamica, il candidato, con oltre il 14% dei voti, più che raddoppia il punteggio del 2019 (6,19%) e dovrebbe ottenere 13 seggi rispetto ai 6 di 5 anni fa. Soprattutto, arrivando ben davanti a LFI, EELV e PCF, Raphaël Glucksmann impone un riaggiustamento del baricentro della sinistra. Fino ad allora dominata dalla LFI – che aveva negoziato l’accordo Nupes per le elezioni legislative del 2022 da una posizione di forza grazie al suo punteggio alle elezioni presidenziali – la sinistra si è trovata di fronte da ieri ad un’urgente necessità di ricomposizione.

Questa ricomposizione attorno a uno spazio socialdemocratico teorizzata da Glucksmann in campagna si preannunciava già molto delicata in vista delle elezioni presidenziali del 2027, ma lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, deciso ieri da Emmanuel Macron, getta la sinistra con le spalle al muro. Perché in un contesto in cui l’estrema destra è a questo livello, una dispersione dei candidati a sinistra si tradurrebbe in una perdita di deputati di sinistra nell’Assemblea. In 15 giorni i partiti di sinistra hanno la responsabilità di organizzarsi per proporre un’offerta chiara ai francesi. Ci riusciranno dopo le tensioni delle ultime settimane?

Evita di regolare i conti

Ieri, prima dell’annuncio a sorpresa di Emmanuel Macron, sembrava che fosse giunto il momento di regolare i conti, soprattutto tra i Verdi che sono passati dal 13,48% dei voti nel 2019 con Yannick Jadot (13 seggi) al 5,20% nel 2024 con Marie Toussaint (5 seggi) la cui la campagna non è mai decollata. Alla LFI, Manon Aubry ha sicuramente beneficiato dello slancio di fine campagna, passando dal 6,31% nel 2019 (6 posti) all’8,70% (8 posti) quest’anno. Ma la campagna monotematica centrata su Gaza imposta da Jean-Luc Mélenchon e Rima Hassan potrebbe lasciare il segno: François Ruffin e Clémentine Autain hanno sottolineato le loro differenze strategiche. Nel PS, infine, nonostante l’innegabile successo della lista, la corrente anti-Nupes e ciò che resta degli elefanti del partito sono stati ieri molto vicini a reclamare la testa del primo segretario Olivier Faire, che può tuttavia vantarsi di aver scommesso, da solo 2019, su Raphaël Glucksmann.

Quest’ultimo sembrava guadagnare quota ieri reagendo al suo punteggio. “Non ho voglia di festeggiare: oggi in Francia l’estrema destra rappresenta il 40%”, ha lamentato. “Oggi siamo a un livello che ci obbliga e ci condanna a una lotta instancabile. Quindi non faremo festa, ci prepareremo per quello che verrà dopo. Lavoreremo e lavoreremo perché non c’è altro”. Reagendo allo scioglimento ha detto “non capisce perché il presidente della Repubblica obbedisca a Bardella. Questo gioco è estremamente pericoloso”.

L’appello per un nuovo Fronte Popolare

“Il Paese vuole voltare pagina sull’era Macron, questa pagina non deve essere voltata con il RN, che si è imposto come l’opposizione preferita dal potere in carica”, ha criticato Manon Aubry, mentre Jean-Luc Mélenchon ritiene che Emmanuel Macron aveva “giusto sciogliersi, poiché non ha più alcuna legittimità”.

Fabien Roussel (PCF che guadagna il 2,5%) ha invitato la sinistra a lavorare su un “patto per la Francia”. Lo stesso vale per Marie Toussaint. Deplorando la sua “secca, amara sconfitta”, l’ecologista ha chiesto l’unione della sinistra e ha annunciato discussioni “certamente nelle prossime ore”. Olivier Faure ha invitato la sinistra a lavorare per un “incontro utile” mentre François Ruffin ha chiesto la creazione di “un nuovo Fronte popolare”. »

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