La disinformazione, un nemico invisibile come i ribelli (Esercito)

La disinformazione, un nemico invisibile come i ribelli (Esercito)
La disinformazione, un nemico invisibile come i ribelli (Esercito)
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La MONUSCO, attraverso la sua sezione Affari Civili, venerdì 31 maggio ha sensibilizzato quaranta giornalisti di diversi media di Bunia e dell’interno. La stessa attività è stata organizzata per 85 giornalisti di Beni, tra cui 16 donne, sul ruolo dei media nella lotta alla disinformazione, piaga che divora queste due province colpite dalla guerra e che ha già dato luogo a manifestazioni violente.

A Beni questa sensibilizzazione è stata organizzata in collaborazione con la Mutua dei giornalisti.

Questi giornalisti sono stati formati sui pericoli della disinformazione sulle comunità e sul ruolo che dovrebbero svolgere nella lotta contro questa piaga in un contesto in cui la situazione della sicurezza è tesa.

È stato posto l’accento sul loro contributo al contrasto alla diffusione di fake news e alla manipolazione attraverso i media.

Disinformazione, una minaccia alla sicurezza

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Coinvolti anche ufficiali dell’Esercito.

Il portavoce dell’esercito nel settore operativo Sokola 1, il colonnello Mak Hazukay, uno degli oratori di questa presa di coscienza, ha insistito sul fatto che i social network contribuiscono alla disinformazione nel contesto della guerra. Ha invitato i giornalisti ad essere più responsabili nel trattamento delle informazioni:

“C’è un’altra minaccia che è entrata in guerra, sono i social network. Quindi oggi combattiamo contro l’ADF, l’M23 e anche contro le reti sociali che demonizzano l’esercito. Ed è una vera minaccia”.

Ha invitato i giornalisti a dimostrare patriottismo e ha chiesto il loro coinvolgimento nel sostenere l’esercito diffondendo informazioni che ne evidenzino i progressi sul campo: “Faccio appello alla tua clausola di coscienza, alla tua fibra patriottica”lanciò il colonnello Mak Hazukay.

Il capo dell’ufficio della MONUSCO-Beni, Josiah Obat, è tornato sul fatto che la disinformazione a volte impedisce alla MONUSCO di svolgere meglio il suo mandato di protezione dei civili nella regione di Beni-Butembo e Lubero:

“Oggi la popolazione ha difficoltà a riconoscere quali siano le informazioni vere e quali quelle false. A volte blocca l’accesso della MONUSCO per intervenire perché la popolazione ha già consumato qualcosa di inaffidabile.si è lamentato il signor Obat.

Controlla sempre

A Bunia, la MONUSCO ha spiegato agli addetti ai lavori con penna e microfono l’importanza di verificare le informazioni alla fonte e di non fidarsi delle voci che circolano soprattutto sui social network, e i cui autori hanno secondi fini.

È stata sollevata anche la questione relativa al trattamento delle informazioni nelle zone di conflitto.

Il governatore militare della provincia di Ituri, generale Jonhy Luboya Nkashama, che ha preso parte all’incontro, ha incoraggiato a trattare le informazioni con totale neutralità e ad evitare di “comunitarizzare i fatti”.

Questi giornalisti erano anche dotati di un uso corretto dell’informazione, perché può essere usata come arma di guerra e causare danni enormi.

Per Trésor Malu, giornalista di Radio Moto, questa consapevolezza contribuirà a migliorare il lavoro quotidiano dei giornalisti:

“I pochi concetti appresi ci spingeranno a migliorare il modo in cui forniamo informazioni alla popolazione. Sia sui social network che su altri media. Ci spinge a lavorare bene”.

A Bunia, i professionisti dei media, in seguito alla sensibilizzazione, si sono impegnati a combattere la disinformazione e la manipolazione nel trattamento delle informazioni.

Questa attività è stata organizzata a margine della Giornata mondiale della libertà di stampa celebrata il 3 maggio di ogni anno.

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