La possibilità di una ritorsione iraniana contro Israele fa salire il prezzo del petrolio

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Venerdì il prezzo del petrolio sale, spinto dal riacutizzarsi del rischio di escalation in Medio Oriente, dopo l’annuncio di possibili ritorsioni da parte dell’Iran contro Israele.

Intorno alle 9:50 GMT (10:50 a Parigi), il prezzo di un barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a gennaio, di cui questo è il primo giorno di utilizzo come contratto di riferimento, è aumentato del 2,54% al $ 74,66.

Il suo equivalente americano, il barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna a dicembre, ha guadagnato il 2,76%, a 71,17 dollari.

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“I timori geopolitici stanno riemergendo nei mercati in seguito alle notizie secondo cui l’Iran potrebbe lanciare attacchi di ritorsione contro Israele”, afferma Han Tan, analista di Exinity.

L’Iran ha avvertito giovedì che darà una risposta “brutale” all’attacco israeliano di sabato alle sue installazioni militari, dicendo che Israele “se ne pentirà”, hanno riferito i media locali.

L’attacco è stato una ritorsione per l’attacco missilistico del 1 ottobre, quando la Repubblica islamica, apertamente determinata a sradicare Israele, lanciò 200 missili balistici che mandarono la maggior parte di Israele nei rifugi antiaerei, il 1 ottobre. Gli attacchi hanno provocato la morte di un palestinese in Cisgiordania e causato danni alle aree residenziali e alle basi militari, sebbene l’esercito abbia affermato che l’attacco non ha avuto alcun impatto operativo.

Un sistema antimissile che lancia intercettori contro missili lanciati dall’Iran, in Cisgiordania, 1 ottobre 2024. (Wisam Hashlamoun/Flash90)

Secondo il media americano Axios, che si affida ad una fonte di “intelligence israeliana”, queste rappresaglie inizierebbero dal “territorio iracheno”.

Il mercato vede un rischio nell’offerta di petrolio iraniano, poiché Israele ha promesso “un attacco ‘molto duro’ contro l’Iran se dovesse verificarsi un altro attacco missilistico”, sottolinea John Plassard, analista di Mirabaud.

L’Iran è tra i dieci maggiori produttori di petrolio e ha il terzo posto per riserve accertate dopo Venezuela e Arabia Saudita. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), a settembre ha fornito 3,4 milioni di barili al giorno.

“Inoltre, ciò rischia di trascinare nel conflitto l’Iraq, essendo il paese un grande produttore di petrolio”, precisano gli analisti della DNB.

Inoltre, gli investitori ora credono che l’OPEC+ (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati) potrebbe ritardare di un mese o più il previsto aumento della produzione di petrolio a dicembre, che aveva già contribuito ai prezzi dell’oro nero giovedì.

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