Morte di un prete di Nizza che doveva essere processato per abusi sessuali

Morte di un prete di Nizza che doveva essere processato per abusi sessuali
Morte di un prete di Nizza che doveva essere processato per abusi sessuali
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Venerdì è morto un prete di Nizza, che doveva essere processato a breve per violenza sessuale su minori, lo ha appreso sabato la Procura di Nizza, precisando che questa morte pone quindi fine all’azione pubblica. Secondo “Nice-Matin”, che ha rivelato queste informazioni, Jean-Marc Schoepff, 67 anni, ex cappellano della gioventù, è morto di infarto.

Inizialmente previsto per gennaio, davanti al tribunale penale di Nizza, il processo è stato rinviato a causa dello stato di salute di uno degli avvocati del sacerdote ed è stato rinviato a settembre. La vicenda è scoppiata nel 2017, con una denuncia presentata dal padre dei gemelli quarantenni, uno dei quali aveva dimenticato i fatti, a parte sognare di toccarsi, e l’altro non aveva osato fare il passo.

Molto carismatico e apprezzato all’interno delle diverse cappellanie giovanili dove ha officiato dagli anni ’80, padre Jean-Marc Schoepff ha contestato formalmente i fatti di cui era accusato. Bandito da qualsiasi ministero con minori dalla gerarchia della Chiesa nel settembre 2017, è stato sospeso dal sacerdozio all’apertura dell’inchiesta giudiziaria nel 2018, quando è stato brevemente incarcerato. Rilasciato sotto controllo giudiziario, ha risieduto dapprima nella regione parigina prima di essere autorizzato a stabilirsi a Fréjus (Var) per poi tornare a Nizza nel dicembre 2021.

“Un misto di sentimenti amari ci anima e denunciamo l’ingiustizia che abbiamo subito!” Lo ha affermato in un comunicato Sébastien Liautaud, portavoce del collettivo “Libère ta parole” che riunisce le vittime della diocesi di Nizza. “Siamo profondamente delusi dalla lentezza della giustizia e dalle scadenze che vengono costantemente posticipate, privandoci della possibilità che venga fatta giustizia”, ​​ha denunciato, ammettendo però che se questa “battaglia è persa”, le vittime sono “sollevate” , la loro “lotta è anche e soprattutto perché non ci siano più vittime”.

In totale, nove persone hanno riferito di aver toccato qualcuno, soprattutto durante le gite o i campi di vacanza. Ma i fatti denunciati risalgono in gran parte agli anni ’80 e per sette dei denuncianti sono prescritti. Dei due restanti denuncianti, uno è nato nel 1985 e ha sporto denuncia nel 2019 per fatti risalenti ad un viaggio a Roma del 1997. L’altro, nato nel 1982, colloca i fatti nel 1996, quando era studente allo Stanislas, un rinomato istituto cattolico privato a Nizza. Tuttavia, quasi tutti i ricorrenti che hanno denunciato fatti prescritti hanno dovuto comparire come testimoni al processo.

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