chi se non Géo André, “l’atleta completo”, portabandiera della squadra francese? – Liberazione

chi se non Géo André, “l’atleta completo”, portabandiera della squadra francese? – Liberazione
chi se non Géo André, “l’atleta completo”, portabandiera della squadra francese? – Liberazione
-

Iscriviti qui per ricevere gratuitamente ogni venerdì la nostra newsletter Libélympic.

Con RetroNewsil sito stampa della BNF, uno sguardo ai Giochi di Parigi del 1924 così come li riportò la stampa dell’epoca.

Tu, lo scolaretto che trasporta i palloni da basket mentre si dirige verso lo stadio Géo-André per una sessione di atletica troppo presto e invernale. Tu, il volontario che trascorrerà la giornata nella sala di un complesso Géo-André per interclub di badminton. Tu, il cinquantenne, che ogni domenica mattina va a fare vasche o acquagym per un’ora nell’omonima piscina Probabilmente non conosci il campione che ha diffuso il suo cognome su tante impianti sportivi in ​​Francia. In un momento in cui la fiamma dei Giochi di Parigi 2024 è sbarcata in Francia e ogni atleta sogna di portare la bandiera tricolore per la cerimonia di apertura, sappiate che nel 1924, già a Parigi, il nome di Géo André era unanime quando era necessario nominare l’atleta (nessuna candidata donna, essendo i Giochi ufficialmente uomini) ad assumere il ruolo eminentemente simbolico di capitano della squadra del paese ospitante. André che sarebbe anche colui sulle cui spalle dovrebbe portare l’onore di pronunciare il giuramento olimpico il 5 luglio allo stadio Colombes. Poco importa che allora, a 35 anni, fosse al termine di una carriera che lo ha visto partecipare quattro volte alle Olimpiadi, dal 1908 al 1924. Più che un curriculum, è un campione del suo tempo che i lettori di Parigi-Soir voleva vedere la squadra francese in testa “a casa”. UN “atleta completo” (il suo soprannome), un piatto di fama internazionale, simbolo di un’epoca in cui lo sport non si nutriva solo di prestazione ma anche di moralismo, igiene e nazionalismo.

Un atleta completo, Géo André, nato a Parigi nel 1889, lo è sicuramente. All’età di 17 anni, ha superato 1,38 m nel salto in alto da fermo, record francese. Nel 1907 divenne il miglior francese nel salto in alto classico, 1,79 m. L’anno successivo, a Londra, nella stessa disciplina, divenne vicecampione olimpico con un salto di 1.885 m. Un aneddoto narra che i pantaloncini troppo larghi fecero cadere l’asticella che avrebbe potuto dargli il titolo se l’avesse oltrepassata. Quattro anni dopo, a Stoccolma, gareggiò in sei discipline, ma non vinse nessuna medaglia. Viene fissato l’appuntamento per le Olimpiadi di Berlino del 1916, ma scoppia la guerra. Nel frattempo, Géo André è diventato internazionale… nel rugby. La sua esplosione di velocità lo colloca naturalmente sulla fascia. L’uomo allora soprannominato “il Bisonte” indossò otto volte la maglia azzurra e segnò una meta leggendaria contro l’Inghilterra nel 1914. Mente brillante in un corpo potente, Géo André studiò all’Ecole Supérieure anche elettricità e poi aeronautica. Tra tutte queste attività, sviluppò la passione per l’aviazione e conseguì la licenza di pilota nel 1908.

Un buon “sportivo” è un buon soldato, afferma vita all’aperto, il 15 giugno 1916, nel pieno del conflitto. Il sottotenente Decoin, conosciuto nella vita civile come Henri Decoin, campione di nuoto che rappresentò la Francia alle Olimpiadi di Londra (1908) e Stoccolma (1912), fornisce un’argomentazione lirica. Per lui la guerra sarebbe andata diversamente se la Francia avesse potuto mandare al fronte solo sportivi affermati. Qui non si tratta solo delle virtù morali del campione, ma anche delle sue qualità tecniche. Così lo ritiene il giornale “l’atleta completo” avrebbe lanciato la granata oltre al peso.

Le ultime retrolimpiadi

Un anno dopo, il 15 marzo 1917, vita all’aperto torna sul suo cavallo di battaglia. La Francia, almeno la sua metà maschile, deve diventare un popolo di sportivi. Riguarda la sua grandezza e il suo onore. “Domani, quando la voce dei cannoni si sarà fatta silenziosa tra le innumerevoli file di tombe, sarà più essenziale che mai, affinché la Francia sia grande, che tutti coloro che rimarranno, soprattutto tutti i giovani, siano uomini.” E per questo, raccomanda il quotidiano, bisogna ispirarsi all’antica Grecia, che attribuiva alla forza e all’abilità la stessa fama dell’intelligenza. “Il che non è il caso della Francia nel 1917, deplora il giornale: Questa negligenza si ritrova nei nostri programmi educativi e didattici che dedicano allo sviluppo fisico solo poche ore di esercizi ginnici alla settimana”. E chi se non Géo André può incarnare un modello per tutti i maschi francesi? Questa volta non viene paragonato ad un lanciagranate ma ad una statua greca, il Discobolo a riposo, “che può essere paragonato a questa statua vivente che è Géo André”.

Prima di giocare con i modelli di punta vita all’aperto, Géo André visse un inizio di guerra che avrebbe potuto diventare tragico poiché fu fatto prigioniero dai tedeschi. Ne racconta la storia in un’opera che riporta l’Excelsior dell’8 maggio 1918, in uno stile a dir poco vivace. Dove è sempre una questione del corpo dell’atleta: “Gravemente ferito all’inizio delle ostilità, il sergente Géo André è stato fatto prigioniero. Quando i maggiori nemici si schiantarono contro il suo petto d’Erculeo, caddero in estasi. Tudio! Che muscoli, che pettorali. Quei pedanti, così pronti a proclamare l’imbastardimento della razza francese, rimasero senza parole. Di conseguenza, il nostro Alcide è stato trattato quasi umanamente da questi adoratori della forza. Di queste attenzioni, di questi favori, l’ingrato approfitta della cortesia dei suoi ammiratori. Sfortunatamente, è stato catturato mentre attraversava il confine olandese. Non più indulgenze, ma la severità, le atrocità di un campo di rappresaglia”. Infine Géo André sarà rimpatriato con un convoglio sanitario. Conclusione di l’Excelsior : “Il corpo di un atleta e l’anima di un uomo saggio, ecco cosa serve per essere felici.” Géo André pone fine alla guerra come pilota di caccia e ottiene la medaglia militare.

Alla fine del conflitto, Géo André continuò la sua carriera parallelamente a quella di giornalista, che lavorò in numerose testate: il Miroir des sports, l’Intransigeant, la Vie au plein air, le Journal, la France libre… Fu in quest’ultimo, quotidiano di propaganda del neonato Partito socialista, che difese, il 26 luglio 1918, la pratica quotidiana dello sport sotto forma di una favola con Arsène “i vinti”, incarnazione del borghese panciuto, quarantenne ma che ne dimostra sessanta, perennemente affannato e “Morale adatto al tuo fisico, mente titubante come le tue gambe”. “Sei debole e non lo ignori, anche se stai attento a non ammetterlo” scatta Géo André. Arsenio il vinto ha un figlio atletico. “Non hai abbastanza sarcasmo contro gli sport che pratica con il maggior numero di giovani della sua generazione e che lo rendevano così diverso da te. […] Costretto come sei a riconoscere che deve vigore e salute agli esercizi fisici, ti ricompensi considerandolo più o meno un bruto.

Nel 1919, ancora dentro vita all’apertoGéo André intreccia un’ode ai Giochi Olimpici rinnovati. “Quale concetto moderno possiamo avere più bello di quello dell’incontro in un unico luogo di tutte le razze dell’universo, le grandi nazioni così come le piccole. […] Non esiste un abbozzo di quella società giusta sognata da certi idealisti?” Per Géo André, i Giochi rappresentano un’altra risorsa, molto più prosaica se non marziale. “Non sono queste le Olimpiadi la manifestazione visibile del potere di ogni nazione? Credi forse che la Germania ci avrebbe trattato con tale disprezzo se fossimo comparsi con dignità a Stoccolma nel 1912? L’anno successivo, nel 1920, partecipò ai Giochi di Anversa nei 400, 400 ostacoli (4°) e 4×400, dove la squadra francese vinse la medaglia di bronzo.

Chi altro se non Géo André poteva essere il portabandiera della squadra francese alle Olimpiadi del 1924, inaugurate il 5 luglio a Parigi? Le Olimpiadi iniziano con una cerimonia “di imponente brillantezza e grandiosa semplicità”, si emoziona gli Intransigenti : “I portabandiera formano un semicerchio. Al centro, molto dritto, molto orgoglioso, Géo André tiene la bandiera francese con energia maschile e, in silenzio, molto alto, molto distintamente, pronuncia il giuramento olimpico.

In pista, a 35 anni, arrivò 4° nei 400 ostacoli per la sua quarta Olimpiade, non senza aver dato tutto, come riporta il giornale: “Il pubblico ha vissuto momenti commoventi quando abbiamo visto Géo André fornire la prima parte di una gara fantastica e ritrovarsi in testa a metà dell’ultima curva. Ahimè! L’età ha preso il sopravvento nel tratto finale…” In quattro Olimpiadi, Géo André ha gareggiato nel salto in alto, salto in alto da fermo, 110 metri a ostacoli, salto in lungo, pentathlon, decathlon, 400 metri, 400 metri a ostacoli, 4×400 metri. A questo eclettismo si aggiungono la lunghezza senza slancio, il peso, i 100, i 200 e il disco, di cui ha gareggiato in gare con la maglia della squadra francese.

Quattro anni dopo, Géo André intende gareggiare, sempre nei 400 ostacoli, ai Giochi di Amsterdam. Sa che l’età sarà un handicap, come racconta a un giornalista Incontro dal 15 maggio. “Se non dubito di me stesso per quanto riguarda il relax, la flessibilità, lo stile e anche la velocità, ho una forte apprensione per il necessario recupero. […] Il semplice fatto di essere qualificato per i Giochi non mi interessa. È solo la finale a cui punto, perché dal 1908 sono sempre stato in finale olimpica ad ogni edizione dei Giochi!” Alla fine non si schiererà in Olanda.

Il 17 giugno 1937, Géo André parlò a l’eco di Parigi. Non su di lui o sulla sua carriera, ma sul modo in cui ha educato suo figlio Jacques, la grande speranza dell’atletica francese. “Non ha mai smesso di condurre una vita naturale, senza mai pensare alla competizione, nutrendo solo il gusto per lo sport fine a se stesso. Giocava, saltava, correva senza mai essere costretto a farlo. A mio figlio piace di più il salto in alto, ma io sono ostile a qualsiasi specializzazione. Ho sentito che è un atleta completo. L’anno successivo Jacques André divenne campione di Francia nei 110 metri a ostacoli.

Fine della storia. Nel 1940, Géo André fuggì dalla Francia in aereo con suo figlio. Si unì all’African Free Corps. Fu ucciso durante la riconquista di Tunisi il 4 maggio 1943.

-

PREV Quinté+: la Top 3 dei giornalisti Equidia per il Prix des Ducs de Normandie a Caen
NEXT Rally delle azioni globali, Europa ai massimi storici, guadagno del dollaro A cura di Reuters