Hamas ha perso. Israele ha vinto il suo posto alla finale dell’Eurovision. Sì, ai prodotti cosmetici israeliani Moroccanoil.

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Finalmente è con Eden Golan e la sua canzone Uragano che questo sabato sera a Malmö in Svezia si svolgerà la finale del 68esimo concorso Eurovision, senza dubbio l’edizione più controversa nella storia dell’istituzione. Al termine della seconda semifinale, Eden Golan ha quindi ottenuto il biglietto per la fase successiva insieme a Lettonia, Austria, Paesi Bassi, Norvegia, Grecia, Estonia, Svizzera, Georgia e Armenia.

SECONDO LIBERATION: “Ma da dicembre la partecipazione di Israele al concorso è stata contestata a causa della guerra in corso a Gaza. Alcune voci hanno chiesto l’espulsione dal Paese, invocando il precedente della Russia, bandita nel 2022 dopo l’invasione dell’Ucraina; altri hanno invitato i candidati a ritirarsi se lo Stato ebraico fosse rimasto in corsa.

Manifestazioni e petizioni.

Secondo la polizia, all’inizio della giornata, tra i 10.000 ei 12.000 manifestanti hanno marciato pacificamente attraverso la terza città della Svezia, per protestare contro la presenza della delegazione israeliana alla competizione. Sono stati mobilitati circa 40.000 membri della polizia, alcuni provenienti dalla Norvegia e dalla Danimarca, per evitare qualsiasi traboccamento.

Tutto è iniziato con l’annuncio del brano scelto da Kan, la televisione pubblica israeliana. Pioggia d’ottobre (“October Rain”), dal titolo, sembrava riferirsi all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. L’Unione europea di radiodiffusione (EBU), la rete mediatica pubblica che organizza il concorso, ha richiamato le norme che vietano qualsiasi allusione politica e ha chiesto all’operatore di modificare la canzone. Con nuovi testi, la canzone ora ha un titolo Uragano.

Prima e dopo questo cambiamento, le petizioni firmate soprattutto da ex candidati chiedevano l’esclusione dello Stato ebraico. Il 29 gennaio il quotidiano svedese Aftonbladet ha pubblicato un bando per più di 1.000 artisti. “Accogliere paesi che si pongono al di sopra del diritto umanitario e consentire loro di partecipare a eventi culturali internazionali banalizza le violazioni del diritto internazionale e rende invisibile la sofferenza delle vittime”, ha sottolineato il testo, firmato da celebrità come Eric Saade, popolarissimo candidato all’Eurovision nel 2011, o la cantante Robyn. Altri inviti sono stati lanciati in Irlanda, Finlandia e Islanda.

Kefiah al polso.

Eric Saade, di origine palestinese, ha partecipato martedì come ospite alla prima semifinale, indossando al polso la kefiah, la sciarpa bianca e nera da tempo utilizzata come segno di sostegno alla Palestina. L’artista rappresentante dell’Irlanda, Bambie Thug, qualificatosi per la finale quella sera stessa, ha annunciato di dover modificare, su richiesta dell’EBU, i messaggi che invitano ad un “cessate il fuoco” e al “libertà per la Palestina” scritto sul suo corpo in Ogham, un antico alfabeto celtico.

Possiamo aspettarci, durante il gran finale, e soprattutto quando i candidati attenderanno i risultati delle votazioni “stanza verde”, ad altri eventi di questo tipo. Nel 2019, durante la competizione organizzata a Tel Aviv, il gruppo islandese Hatari ha sventolato davanti alle telecamere uno striscione con i colori della bandiera palestinese. Il loro gesto è costato alla televisione pubblica islandese una multa di 5.000 euro.

Gli appelli al boicottaggio riguardano anche uno dei principali sponsor dell’Eurovision, il marchio israeliano di cosmetici Moroccanoil, partner del concorso dal 2020. L’azienda, specializzata in prodotti a base di olio di argan, è accusata da diversi anni di nascondere la propria origine dietro un nome che evoca il Marocco.”

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