L’urgente appello all’azione del Countess Report

L’urgente appello all’azione del Countess Report
L’urgente appello all’azione del Countess Report
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Gli ultimi risultati del Countess Report sull’uguaglianza di genere nelle arti visive presentano un quadro che fa riflettere sullo stato della rappresentazione e dell’inclusione, sollecitando un’azione immediata sia da parte delle gallerie che dei governi. Nonostante alcuni miglioramenti minori in alcuni settori, i progressi complessivi sembrano essersi arrestati rispetto all’ultima relazione.

Il conteggio di Countess di circa 21.000 artisti in più di 450 istituzioni – una dimensione del campione significativamente più ampia rispetto al rapporto del 2019 – fa luce sulle disparità nella rappresentazione. I coautori Shevaun Wright e Miranda Samuels hanno anche condotto il primo conteggio nazionale della rappresentanza di genere degli aborigeni e degli isolani dello Stretto di Torres nel settore delle gallerie. L’inclusione di questi dati segna un notevole passo avanti, fornendo una base per l’analisi e il sostegno futuri.

Particolarmente preoccupante è la persistente sottorappresentanza delle artiste nelle gallerie statali, dove rappresentano solo il 28% delle mostre personali e il 39% nelle mostre collettive delle gallerie statali. I principali musei, a parte il Museo di Arte Contemporanea (MCA), hanno ottenuto risultati ancora peggiori, con artiste donne che rappresentano il 31% degli artisti rappresentati. Questa disuguaglianza si estende alle acquisizioni, con le gallerie statali che acquisiscono più opere di artisti maschi che di artiste, sia tra gli artisti aborigeni che isolani dello Stretto di Torres e non indigeni.

Il rapporto rileva che gli uomini continuano a dominare la rappresentanza delle gallerie commerciali, mostrando persistenti disparità di genere nel settore commerciale. È interessante notare, tuttavia, che la tendenza opposta emerge tra gli artisti delle Prime Nazioni, dove le donne sono significativamente più numerose degli uomini.

Sebbene le artiste aborigene e isolane dello Stretto di Torres abbiano generalmente raggiunto la parità di genere nei programmi espositivi, permangono lacune significative nella loro rappresentanza nelle Contemporary Art Organizations Australia (CAOA), nelle gallerie commerciali e nelle gallerie pubbliche. Questi risultati dimostrano l’urgente necessità di interventi mirati per affrontare le sfide intersezionali affrontate dalle artiste delle Prime Nazioni, esacerbate dall’assenza di persone delle Prime Nazioni tra il personale e i consigli di amministrazione in tutto il settore. Sono urgentemente necessari cambiamenti politici e investimenti per colmare il divario evidente nei percorsi di carriera dei lavoratori artistici delle Prime Nazioni e nei ruoli di leadership all’interno delle arti visive.

Una nota positiva è che il rapporto evidenzia un aumento nella rappresentanza di artisti identificati in modo non binario in tutte le categorie rispetto all’ultimo rapporto. Tuttavia, persistono difficoltà nel catturare accuratamente i dati di genere, poiché molti artisti scelgono di non identificarsi pubblicamente.

Il rapporto evidenzia inoltre i limiti del modo in cui il Programma di doni culturali (CGP) viene implementato nell’ambito di determinate politiche di raccolta a livello statale. L’incoerenza nei requisiti di valutazione può essere complicata, mentre politiche antiquate fanno sì che le donazioni CGP provengano spesso da collezioni di lunga data, dove le artiste possono essere meno rappresentate, o che le donazioni siano limitate agli artisti già rappresentati nella collezione. Tutto ciò perpetua pregiudizi storici e rafforza dinamiche di potere radicate. Nonostante queste sfide, la NAVA (Associazione Nazionale per le Arti Visive) è consapevole che esiste una crescente volontà nel settore di migliorare le pratiche e rafforzare sia la parità di genere che la rappresentanza dei professionisti delle Prime Nazioni attraverso mostre e collezioni.

Vale la pena notare che gran parte della programmazione introdotta nel 2022 era probabilmente originariamente prevista per il 2020 o il 2021, ma ha subito ritardi o rinvii a causa della pandemia di COVID-19. Il Countess Report del 2019 ha evidenziato che le gallerie statali e i principali musei spesso pianificano con anni di anticipo, il che potrebbe spiegare i lenti progressi nell’affrontare l’uguaglianza di genere nella programmazione delle mostre rispetto al rapporto precedente. Tuttavia, le mostre in corso con artiste donne delle Prime Nazioni potrebbero segnalare l’inizio di un cambiamento in seguito al Countess Report del 2019.

Attualmente sono in mostra tre importanti mostre personali di donne indigene Yhonnie Scarce: La luce del giorno alla Art Gallery of Western Australia (AGWA), Judy Watson: mudunama kundana wandaraba jarribirri alla Queensland Art Gallery I Gallery of Modern Art (QAGOMA), e l’importante mostra di Emily Kam Kngwarray, recentemente chiusa alla National Gallery of Australia ( NGA).

L’ultimo rapporto della Contessa evidenzia l’urgenza di attuare le riforme attese da tempo. I lenti progressi nell’affrontare l’uguaglianza di genere nelle arti visive sottolineano la necessità di misure proattive per smantellare le barriere sistemiche e promuovere la diversità e l’inclusività.

Leggere: CoUNTess – rovina le illusioni sull’arte dal 2008

La NAVA afferma l’importanza fondamentale del cambiamento delle politiche governative e istituzionali per affrontare efficacemente queste disparità. Senza riforme significative a tutti i livelli, i progressi verso l’uguaglianza di genere nelle arti visive continueranno a rallentare.

Immagine: Shevaun Wright e Miranda Samuels ne tengono in mano una copia Contessa: spoiler
Illusioni dal 2008
di Elvis Richardson e Melinda Rackham, raffiguranti ‘Pool of Artists’
illustrazione di Sadie Chandler. Sullo sfondo c’è “GARI (linguaggio)” dell’artista re a, 2024, per
la 24a Biennale di Sydney, ‘Ten Thousand Suns’, 2024, Artspace. ‘GARI (lingua) era
commissionato dalla Biennale di Sydney e Artspace, in collaborazione con react to create a
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