Olivier Faure giudica che Jean-Luc Mélenchon “rende impossibile un’alleanza a sinistra” dopo le elezioni europee – Libération

Olivier Faure giudica che Jean-Luc Mélenchon “rende impossibile un’alleanza a sinistra” dopo le elezioni europee – Libération
Olivier Faure giudica che Jean-Luc Mélenchon “rende impossibile un’alleanza a sinistra” dopo le elezioni europee – Libération
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Jean-Luc Mélenchon lo sarebbe sicuramente persona non grata a sinistra, esclusa La France insoumise (LFI)? È questa l’impressione che Olivier Faure dà questa mattina a Sud Radio. Il capo del Partito socialista ha annunciato che dopo le elezioni europee si discuterà di un raduno della sinistra. Ma il leader della LFI sarà escluso. “È assolutamente chiaro, oggi non c’è alcuna possibilità di trovare qualcuno che definisca Jérôme Guedj un informatore”, dice, riferendosi ai numerosi dissapori tra i due uomini negli ultimi giorni. “Flirta con le linee gialle. Lui gira sempre intorno al cespuglio. Qualifica le persone [ici Jérôme Guedj] parlando del suo ebraismo, […] lasciando intendere che lui stesso sarebbe ostaggio di una comunità, quella ebraica… Tutto questo è indegno”, Faure ha reagito ancora, segnando la rottura definitiva con il suo ex defunto alleato Nupes. Sulla questione dell’unione della sinistra, il boss delle rose attribuisce quindi la colpa ai ribelli: “Credo che Mélenchon stia facendo di tutto per rendere impossibile un’alleanza tra loro. È lui che ogni mattina dà fuoco alla pianura. […] Tuttavia, non credo nelle sinistre inconciliabili”. Se la sinistra non è inconciliabile, Faure e Mélenchon sembrano esserlo diventati.

Riflettore

Di Ufficio delle leggende Per arrivare ad una vera indagine sulla legalizzazione della cannabis, per Mathieu Kassovitz c’era solo un passo. Il suo nuovo documentario, uscito il 2 aprile, sarà proiettato all’Assemblea il 12 giugno, su proposta del deputato della LFI Christophe Bex, rivela RMC. L’attore e regista ha indagato per un anno in dieci paesi diversi per confrontare i successi e i fallimenti della legalizzazione di questa droga, nonché le conseguenze del suo consumo. Alla proiezione del documentario alla presenza dei deputati seguirà un dibattito, mentre questo tema, generalmente sostenuto dalla sinistra, divide le macronie.

Domani difficili

È una buona situazione, consigliere ministeriale del governo Attal? Non proprio, se si deve credere alle partenze e alle testimonianze che si sono moltiplicate negli uffici di Prisca Thévenot, Aurore Bergé e perfino Sarah El Haïry. Casi di gestione che definiremmo poco sani, a cui si aggiunge quello del segretario di Stato per il Mare, Hervé Berville. Secondo un sondaggio di Marianne, il suo gusto per le lunghe notti di festa metteva in difficoltà le sue squadre, costrette a gestire un programma costantemente sconvolto dai suoi guasti alla sveglia e dalle sue inspiegabili sparizioni mattutine. Numerose testimonianze descrivono momenti imbarazzanti in cui il suo ufficio deve gestire in autonomia le riunioni previste, senza avere notizie dal proprio ministro, e quindi faticando a giustificare la sua assenza. Oltre ad una certa dose di rimproveri da parte del diretto interessato nei confronti dei colleghi, il settimanale descrive una squadra sull’orlo di una crisi di nervi. E si vergognano di un atteggiamento così disinvolto da parte del loro capo.

Marcia o sciopero

Dopo l’offensiva del diritto senatoriale contro il diritto di sciopero, la maggioranza presidenziale si mobilita in seno all’Assemblea. Alla guida il presidente della commissione per lo sviluppo sostenibile dell’Assemblea, Jean-Marc Zulesi. Il deputato macronista ha quindi presentato un disegno di legge per regolamentare il diritto di sciopero nei trasporti pubblici il parigino. Ma il quotidiano lo specifica “la proposta non ha superato l’arbitrato esecutivo”. Non c’è tempo per alienare i sindacati con l’avvicinarsi dei Giochi Olimpici. Zulesi spiega che il suo testo era molto diverso da quello del Senato che voleva impedire gli scioperi in alcuni periodi dell’anno e che, secondo lui, “non regge” : “Con tutto il rispetto per il Senato, il mio disegno di legge rispetta la Costituzione”. Lui vuole “lotta contro alcune pratiche che eludono o abusano delle libertà conferite dal diritto di sciopero”mentre diceva a se stesso “attaccato a questo diritto”. Il tema divide la maggioranza e anche il governo dove il ministro per i Rapporti con il Parlamento di destra, Marie Lebec, diverge dal ministro dei Trasporti di sinistra, Patrice Vergriete.

Nonnismo

Il Molières 2024 (dedicato alla memoria di Bernard Pivot) ha onorato Francis Huster e anche uno spettacolo teatrale che parla degli esuli iraniani, ieri sera, nel corso di una cerimonia caratterizzata da diverse posizioni politiche, in particolare contro i tagli di bilancio. Rachida Dati, che questa volta non ha mancato l’evento, anche a costo di perdere la cena di stato di Xi Jinping all’Eliseo, lo ha dato particolarmente per scontato. “Grazie a tutti tranne alla signora Ministro!” si è lanciata così la maestra di cerimonie, la comica Caroline Vigneaux, la cui energia ha permesso di lottare contro le poche lunghezze. “Ci restituite i 204 milioni di euro [en moins sur le budget de la culture, ndlr], non tocchi l’intermittenza. E ti rilasceremo in tempo per il municipio di Parigi!” ha scherzato di nuovo. Presente nella sala delle Folies Bergère, Dati non ha parlato, ma ha postato un video ad inizio serata in cui assicurava che “va preservato il regime di intermittenza”.

Sei

I temi della bioetica spesso trascendono le divisioni partitiche. E la sinistra non fa eccezione. Le Figaro segnala l’esistenza di un piccolo gruppo di sei deputati contrari al disegno di legge sul fine vita, che hanno organizzato un incontro sull’argomento il 9 aprile. Ci sono tre cattolici di sinistra: il socialista Dominique Potier, il comunista Pierre Dharréville e l’ecologista Lisa Belluco. Ma anche eletti senza fede dichiarata, come i comunisti André Chassaigne e Soumya Bourouaha, e la socialista Cécile Untermaier. La loro opposizione alla legge si basa essenzialmente sulla critica ad un concetto considerato troppo liberale e sul timore che i poveri accorcino la loro vita per non gravare sui propri cari il costo di determinate cure o di un posto in una casa di cura. Cosa, sperano, amplierà il dibattito.

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