La cosiddetta sinistra universalista è indignata… eppure è lei che ha dato vita all’islamo-wokismo

La cosiddetta sinistra universalista è indignata… eppure è lei che ha dato vita all’islamo-wokismo
La cosiddetta sinistra universalista è indignata… eppure è lei che ha dato vita all’islamo-wokismo
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Di fronte al triste spettacolo offerto da Sciences-Po o dalla Sorbona, la sinistra cosiddetta universalista – cioè illuminata, ragionevole, sicura di sé, dotata di un buon progressismo – finge di cadere all’indietro: ma-come-in-sommes -quindi-siamo-arrivate-lì, mia coraggiosa-signora? Questa sinistra che voterà per Glucksmann o Hayer alle prossime elezioni europee aggrotta la fronte con disapprovazione, emette oh, ah, qualche debole ammonimento nei confronti degli studenti dirompenti, e… e basta. Perché lei lo sa. Sa che in realtà non dovrebbe essere chiamata la sinistra progressista ma la sinistra di Shelley. Maria Shelley. Quello che ha creato Frankenstein. Gli Islamo-wokisti – secondo l’espressione di Philippe de Villiers – che manifestano sono… i loro figli. In senso figurato e talvolta letteralmente.

Retorica decoloniale

La chiave di volta di questa architettura filo-palestinese è la retorica decoloniale, che da tempo dispiega la sua influenza ideologica senza pronunciare il suo nome, grazie a questa sinistra che oggi finge di essere spaventata dal suo operato, come un albero che rinnegherebbe i suoi frutti .
Questa retorica, sostenuta da una vera e propria ideologia, ha preso piede in Sud America, per denunciare l’egemonia occidentale stabilita dalla colonizzazione europea delle Americhe. Si è poi estesa, all’inizio del XXI secolo, all’egemonia occidentale in generale, portata avanti dagli accademici nordamericani ed europei. Ma in realtà la terra è nutrita, il campo arato, da più di mezzo secolo. E in Francia, il punto di partenza di questo filo conduttore, se lo ripercorriamo, è la guerra d’Algeria.

Al colonizzato tutto viene perdonato perché oppresso e quindi figura per eccellenza della vittima, mentre il colonizzatore porta su di sé tutti i peccati, perché è l’oppressore e quindi figura per eccellenza del carnefice. E questa religione decoloniale non conosce redenzione, né giudizio individuale: siamo condannati per quello che siamo, non per quello che facciamo.

Ora questo discorso lo ha portato tutta la sinistra di ieri, mitterrandiana. Da figlio della scuola pubblica, posso testimoniare: nella mia scuola media e poi nel mio liceo parigino, i professori di storia che avevano festeggiato alla Bastiglia il 10 maggio 1981 vomitarono i soldati francesi e si burlarono dei Pieds Noirs. Anche i libri di scuola che ha fatto comprare con riluttanza ai nostri genitori, anche se più pregiati.

Ascoltandoli, l’Esercito lì aveva solo torturato. Io, che ero figlia di un medico militare, sapevo bene tutto ciò che questo organismo aveva apportato, talvolta a costo della vita: dedicarsi alle popolazioni civili, sviluppare una rete sanitaria, aumentare il numero dei dispensari e delle vaccinazioni, sconfiggere la lebbra, la tubercolosi , peste, colera , malattia del sonno, malaria, febbre gialla, vaiolo, ecc., l’evoluzione demografica parla da sola.

Se oggi l’Algeria può vantare una popolazione fiorente è grazie ai medici coloniali. Era dunque impossibile per questi insegnanti dare agli studenti una visione sfumata di questo periodo senza nascondere nulla, né l’ombra né la luce, piuttosto che soffiare costantemente sulle braci di una visione manichea, masochista e in definitiva deleterio? L’israeliano di oggi è il Blackfoot di ieri. IL colono contro il quale tutto è permesso, compresi i peggiori abusi.

FLN e Hamas stessa battaglia

Questa frase di Sartre, nella prefazione a I dannati della terra di Fanon“In questa prima fase della rivolta bisogna uccidere: uccidere un europeo è prendere due piccioni con una fava, eliminare allo stesso tempo un oppressore e un oppresso” – che per giustificare l’uccisione di civili avrebbe dovuto valergli l’espulsione dalle biblioteche scolastiche. È proprio il contrario. È famoso Mani sporche, che calzano come guanti, sono da decenni nel programma di tutti i diplomati. Perché dovremmo sorprenderci nel vedere oggi giustificati crimini atroci contro i coloni israeliani, semplicemente perché sono israeliani, anche quando appartengono a kibbutz, come quello di Be’eri, che sono progressisti e molto aperti verso i palestinesi?

I metodi del FLN, eviscerazioni, sgozzature di bambini, stupri di donne, erano in tutto e per tutto paragonabili a quelli di Hamas. Eppure, nel novembre 2020, Gérald Darmanin è andato a deporre una corona tricolore in Algeria, nientemeno che davanti al monumento dei “martiri del FLN”. Comprendiamo meglio la pusillanimità del governo nell’opporsi al movimento pro-Hamas nelle nostre università. Come sarebbe credibile? È quindi logico che un algerino si senta solidale con un palestinese, anche se non sa come localizzare la Striscia di Gaza su una mappa. È questa retorica che li unisce. Perché ha fatto il letto di questo wokist a sinistra, perché lo ha riscaldato nel suo seno e perché lì riconosce la sua prole – e noi non distruggiamo i nostri figli, anche se ti spingono, ti sfidano e ti spaventano un po’ – così La cosiddetta sinistra universalista, al di là degli incantesimi, è impotente a combattere.

Immaginiamo, al posto di questi attivisti islamo-wokisti, attivisti di estrema destra, attivisti identitari che protestano contro l’immigrazione: pensate che il direttore di Sciences Po avrebbe chiesto “dialogo”, e che il ministro dell’Istruzione superiore si sarebbe congratulato con lui? Quanto tempo avrebbero resistito i manifestanti prima di essere espulsi, presi a bordo e presi in custodia? Cinque minuti o un quarto d’ora?

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