“Dire che l’Europa può morire è una formula apocalittica che nuoce al dibattito europeo”

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STEPHANE DE SAKUTIN/AFP Jose Bove, qui nel maggio 2019, ha ispirato il film “An Affair of Principle” che uscirà nelle sale il 1 maggio.

STEPHANE DE SAKUTIN/AFP

Jose Bove, qui nel maggio 2019, ha ispirato il film “An Affair of Principle” che uscirà nelle sale il 1 maggio.

CINEMA – Potremmo quasi prenderlo come un filmato della campagna elettorale per le elezioni europee. Un mese e mezzo prima delle elezioni, il regista Antoine Raimbault (Una convinzione intima) rivela Una questione di principioadattamento di un libro pubblicato nel 2015 da José Bové in cui l’allora eurodeputato parlava della sua lotta contro le lobby, in particolare quelle del tabacco, presenti a Bruxelles.

Sono i Bouli Lanner belgi (Ippocrate, La notte del 12) che si è fatto crescere i baffi per interpretare l’ecologista affiancato dal suo assistente parlamentare Thomas VDB e dalla giovane stagista Céleste Brunnquell. Tutti e tre vogliono far cadere il presidente della Commissione Europea e scagionare un commissario accusato di corruzione.

Questa immersione ispirata a fatti realmente accaduti dietro le quinte del Parlamento europeo ricorda il ruolo di primo piano svolto dagli eurodeputati che i francesi eleggeranno il 9 giugno. L’opportunità anche per HuffPost per chiedere a José Bové come si è evoluta l’Europa da quando ha lasciato il suo incarico nel 2019.

HuffPost. Nel film, Thomas VDB dice alla giovane Clémence: “José Bové è Don Chisciotte”. Cosa ne pensi del confronto?

José Bové: Odio perdere, questo è certo ed è per questo che ho sempre saputo che dovevi scegliere le tue battaglie. Don Chisciotte ha brio ma non efficienza.

Cos’è più efficace: l’azione al Parlamento europeo che vediamo nel film o le azioni che hai portato avanti in passato come sindacalista agricolo?

Considero queste due forme di azione complementari. L’impegno al Parlamento Europeo mi ha permesso di continuare le mie lotte. Nel 2008, è stato grazie alle lotte della società civile con le ONG e i tagliaerba che Nicolas Sarkozy ha vietato gli OGM in campo aperto. È partito da un’azione sul campo, come Larzac ben prima.

Durante il mio mandato abbiamo vinto sul divieto dello shale gas. Come eurodeputato mi sono accampato con i contadini polacchi al confine ucraino. Le elezioni danno legittimità democratica, è fondamentale ma la legittimità del campo è altrettanto importante. Ma quello che ho visto è che dal momento in cui sei eletto, quello che dici viene accolto con meno dubbi rispetto a quando sei sindacalista. È molto francese, quello.

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Pascal Chantier – Memento Bouli Lanners, al centro, interpreta José Bové nel film “A Business of Principle” del regista Antoine Raimbault. Thomas VDB interpreta il suo assistente parlamentare e Céleste Brunnquell è la loro stagista.

Pascal Chantier – Memento

Bouli Lanners, al centro, interpreta José Bové nel film “A Business of Principle” del regista Antoine Raimbault. Thomas VDB interpreta il suo assistente parlamentare e Céleste Brunnquell è la loro stagista.

Nel film, è il giovane stagista che sembra più determinato a portare a termine con successo la tua indagine. Che messaggio trasmetti con questa immagine?

È allo stesso tempo lo sguardo dello spettatore attraverso il quale scopriamo tutta la complessità del funzionamento del Parlamento europeo, ma incarna anche la terza generazione. Clémence è la generazione successiva e attraverso di lei incarniamo la trasmissione. Ciò è essenziale per dimostrare che la speranza di una lotta non può essere legata a una sola persona.

Ha fiducia che gli ambientalisti guideranno questa lotta alle elezioni europee?

Avrei preferito che ci fosse una sola lista guidata da Raphaël Glucksmann e con Marie Toussaint al secondo posto. A causa di problemi con il dispositivo, ciò non è stato possibile. Queste personalità sono onorevoli. Commenterò a tempo debito, ma è chiaro che le lotte per il clima indicano un orientamento perché è centrale. Allo stesso tempo, sono fondamentali le lotte che Raphaël conduce per i diritti fondamentali, in particolare contro i dittatori. Dobbiamo lottare su queste due gambe.

Può l’Europa morire come ha detto Emmanuel Macron alla Sorbona?

E’ un’espressione per galvanizzare le proprie truppe e una forma di drammatizzazione che nuoce al dibattito europeo. Questa sorta di formula apocalittica rivela una strategia per far credere che si tratti del voto rinascimentale o del caos definitivo. Trovo che questa non sia la prova che qualcuno stia andando avanti.

Noto anche che il desiderio di integrare l’Europa è molto presente dall’Adriatico all’Ucraina passando per la Georgia. Quindi la dinamica c’è. La domanda è: quale Europa vogliamo?

E tu, che Europa vuoi? Diresti così, come il personaggio che ti incarna “Il problema non sono le istituzioni ma chi le fa” ?

Sì, lo riprendo perché si vede chiaramente che ci sono comportamenti – compreso il caso degli SMS di von der Leyen – che ancora non vanno bene. Non voglio un’Europa dove prevalga l’egoismo degli Stati. Se la risposta sanitaria al Covid o la ripresa dopo la pandemia ha potuto realizzarsi in maniera integrata, troppo spesso ci troviamo di fronte alla riluttanza di leader che vogliono guadagnare più di quanto mettono nella pentola comune.

E non voglio un’Europa in cui si infrangono le regole per compiacere pochi. Come possiamo credere in un progetto di lotta al cambiamento climatico quando smantelliamo il progresso sotto la pressione delle lobby? Per rispondere alle manifestazioni agricole, siamo tornati all’inverdimento della PAC nonostante le regole del buon senso agronomico e senza nemmeno rispettare le normative dell’Unione. Spero che i tribunali riconoscano che questo non era il modo giusto di fare le cose.

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