Lo yen ha toccato brevemente quota 160 yen contro il dollaro lunedì mattina, mentre la valuta giapponese ha continuato a scendere rispetto alle altre principali valute, toccando il livello più basso dall’aprile 1990.
Lo yen vacillante ha posto l’accento su quando il governo giapponese e la Banca del Giappone potrebbero intervenire per sostenere la valuta. Venerdì la BOJ ha annunciato la decisione di mantenere invariata la propria politica monetaria.
Dopo che il governatore della BOJ Kazuo Ueda ha annunciato venerdì in una conferenza stampa che l’attuale debolezza dello yen non ha influenzato significativamente l’inflazione sottostante del Giappone, la vendita della valuta contro il dollaro ha guadagnato più slancio.
Ciò, unito al calo delle speranze di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve americana dopo che i dati hanno mostrato un’inflazione persistente negli Stati Uniti, hanno contribuito a spingere ulteriormente la valuta al ribasso.
Lo yen ha già perso quest’anno quasi l’11% del suo valore rispetto al biglietto verde, la peggiore tra le valute del Gruppo delle 10.
A guidare il deprezzamento è il divario crescente tra i tassi di interesse negli Stati Uniti – che sono al loro punto più alto da decenni dopo il ciclo di inasprimento aggressivo della Fed lo scorso anno – e quelli in Giappone, dove i costi di indebitamento rimangono ostinatamente bassi, prossimi allo zero.
Dopo la decisione della BOJ di venerdì, gli operatori di mercato stanno rivolgendo la loro attenzione alla riunione politica di due giorni della Fed di martedì. Questa settimana termina con i giorni festivi in Giappone, lunedì e venerdì, il che potrebbe comportare il rischio di volatilità in un contesto di scambi scarsi.
Si ipotizzava che le autorità giapponesi sarebbero potute intervenire sul mercato se lo yen si fosse indebolito oltre i 155 yen per dollaro, ma non è stato rilevato alcun segnale di alcun movimento. Non è chiaro come la barriera psicologica dei 160 yen per dollaro possa influenzare qualsiasi decisione.
