Messico: ritrovati cinque corpi a Culiacán, l’ultimo di una serie di 150 omicidi legati al traffico di droga in un mese

Messico: ritrovati cinque corpi a Culiacán, l’ultimo di una serie di 150 omicidi legati al traffico di droga in un mese
Messico: ritrovati cinque corpi a Culiacán, l’ultimo di una serie di 150 omicidi legati al traffico di droga in un mese
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150 omicidi in un mese. Cinque corpi sono stati rinvenuti giovedì sera a Culiacán, nel nord-ovest del Messico, hanno riferito venerdì le autorità dello stato di Sinaloa, dove il conflitto armato all’interno del cartello omonimo è all’origine di una lunga serie di omicidi. Secondo un comunicato stampa del Segretariato (dipartimento) di Sicurezza dello Stato di Sinaloa, questi corpi sono stati trovati a torso nudo, poco prima di mezzanotte, in una delle strade principali della città.

Il 9 settembre è scoppiato il conflitto armato tra due fazioni del cartello di Sinaloa, una delle più potenti organizzazioni narcotrafficanti del Messico e del mondo. Da allora, Culiacán e i suoi dintorni hanno registrato circa 150 omicidi, secondo i dati della procura locale. Secondo il governo, il conflitto coinvolge anche gli agenti della polizia municipale.

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Una lotta tra i fondatori del cartello

Questa spirale di violenza è attribuita a una lotta tra i figli del narcotrafficante Joaquín “El Chapo” Guzmán e i parenti di un altro cofondatore del cartello di Sinaloa, Ismael “El Mayo” Zambada.

“El Chapo”, un tempo trafficante di droga, nemico pubblico numero uno, sta scontando l’ergastolo in un carcere di massima sicurezza in Colorado, nel sud degli Stati Uniti. Zambada, 76 anni, è stato arrestato il 25 luglio nel sud degli Stati Uniti, dove era atterrato in aereo con uno dei figli di Chapo. Il veterano del narcotraffico accusa Guzman Junior di averlo rapito e consegnato alla giustizia americana.

Quasi 200.000 omicidi in sei anni

Alla fine di settembre centinaia di persone hanno manifestato a Culiacán per chiedere la fine di questa esplosione di violenza. “Chiediamo un piano di pace”, proclamavano gli striscioni branditi da centinaia di manifestanti, la maggior parte vestiti di bianco. Altri portavano foto di persone scomparse, secondo i giornalisti dell’AFP.

L’ex presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha accusato gli Stati Uniti di essere responsabili delle violenze a Sinaloa, con la loro decisione unilaterale di agire per fermare Zambada. L’ambasciatore americano ha confutato queste accuse. Investita martedì, la nuova presidentessa del Messico Claudia Sheinbaum dovrà presentare martedì il suo piano di sicurezza nazionale. Un’emergenza, visto che nei sei anni di mandato del suo predecessore furono commessi quasi 200.000 omicidi.

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