L’attore Michel Blanc è morto

L’attore Michel Blanc è morto
L’attore Michel Blanc è morto
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“Fanculo Michel… Cosa ci hai fatto…”, ha reagito nella notte il suo compagno di Splendid e “Bronzés”, Gérard Jugnot, in una storia su Instagram.

“Non si sa mai, per un malinteso, potrebbe funzionare…” Per molti, Michel Blanc rimarrà per sempre Jean-Claude Dusse, lo scarno calvo e baffuto dei “Bronzés”, un flirt fallito sempre convinto di poter “finire”.

Se questo personaggio, tanto esasperante quanto accattivante, lo confinava per un certo periodo in ruoli comici ipocondriaci o goffi, l’attore aveva comunque dato prova di sé a metà degli anni ’70 girando per Tavernier (“Che la festa abbia inizio”), Miller (“Il modo migliore per camminare”) o Polanski (“L’inquilino”).

“Evening wear”, la svolta

Soprattutto, dopo l’enorme successo di pubblico di “Marche à l’ombre” (1984), il suo primo film da regista, l’attore ha saputo risollevarsi e ampliare il suo raggio d’azione scomparendo come il primo della banda degli Splendidi. “La gente per strada mi chiamava amico o mi urlava, hai un’apertura”, ha ricordato. “Insomma, stavano parlando con Jean-Claude Dusse… Mi stava portando verso una carriera che non mi interessava. Non stimolavo più la fantasia degli autori”.

Ha fatto esplodere il “soffitto di vetro” grazie al trasgressivo “Evening Wear” (1986) di Bertrand Blier. Interpreta il commovente Antoine, che si innamora di Gérard Depardieu e dei travestimenti. Il ruolo, coronato dal Premio come miglior attore a Cannes, segna una svolta nella sua carriera.

Nato il 16 aprile 1952 a Courbevoie (Hauts-de-Seine), Michel Blanc è figlio unico. Background piuttosto modesto con un padre commovente finito a fare il middle manager e una madre dattilografa diventata contabile. Genitori molto affettuosi e iperprotettivi nei confronti del figlio, nato con un soffio al cuore.

Timido, gracile, grande ipocondriaco – “Sono il pioniere del gel idroalcolico! »-, il giovane Michel perde rapidamente i capelli e dovrà fare affidamento sull’umorismo, a volte caustico, e sull’autoironia più che sul suo fisico. “Ho un vantaggio rispetto alle persone calve tardive, non ho mai associato la calvizie all’età”, ha scherzato l’uomo che da tempo si sente in colpa.

“Non mi amavo”

Fin da bambino è appassionato di musica classica. All’età di 20 anni cercò persino di intraprendere la carriera di pianista. Vi dedicava dalle sei alle sette ore al giorno ma si arrese abbastanza presto, capendo che non sarebbe mai stato “il nuovo Arthur Rubinstein”.

Cambio di direzione. Si unisce al suo gruppo di amici del liceo di Neuilly – Gérard Jugnot, Thierry Lhermitte e Christian Clavier – per intraprendere l’avventura del caffè-teatro all’interno della troupe Splendid. “Dato che non mi piacevo, volevo interpretare personaggi che non fossero me.”

“È un uomo solo, ferito, sconcertato”, ha detto la sua amica, la scrittrice Françoise Sagan. “Sono una persona ansiosa che preferisce l’azione alla depressione”, ha detto l’interessato.

Nel corso della sua carriera, questo gran lavoratore e perfezionista sa come usare i suoi complessi e il suo talento di scrittore per esplorare il disincanto e plasmare i personaggi dei suoi film, in particolare quelli da lui diretti come “Gross Fatigue” (1994) e “Kiss Whoever You Want” ( 2002).

Convince nel registro drammatico, interpretando l’inquietante “Monsieur Hire” (1989), secondo Simenon, o un medico omosessuale all’inizio dell’AIDS in “Les Témoins” (2007) di André Téchiné. Oppure in televisione ne “Il caso Dominici” (2003).

Discreto sulla sua vita privata

Dopo il mancato appuntamento con la terza opera di “Bronzés” nel 2006, Michel Blanc, nominato quattro volte al César del miglior attore, ha vinto la preziosa statuetta nel 2012 per il suo inaspettato secondo ruolo di capo dello staff nel thriller politico “L’ Esercizio dello Stato”.

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