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cosa sappiamo (e cosa ancora non sappiamo) del progetto di Michel Barnier

cosa sappiamo (e cosa ancora non sappiamo) del progetto di Michel Barnier
cosa sappiamo (e cosa ancora non sappiamo) del progetto di Michel Barnier
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GEOFFROY VAN DER HASSELT / AFP Cosa sappiamo (e cosa ancora non sappiamo) sul bilancio 2025 (foto di Antoine Armand e Bruno Le Maire scattata il 22 settembre 2024).

GEOFFROY VAN DER HASSELT / AFP

Cosa sappiamo (e cosa ancora non sappiamo) sul bilancio 2025 (foto di Antoine Armand e Bruno Le Maire scattata il 22 settembre 2024).

POLITICA – Le cifre e il debito. I contorni del prossimo bilancio cominciano a diventare più chiari, il giorno dopo il discorso di politica generale di Michel Barnier. Un progetto particolarmente difficile in un contesto economico” estremamente serio », secondo il nuovo inquilino di Matignon.

Dal podio dell’Assemblea, martedì 1 ottobre, il Primo Ministro ha sottolineato il debito pubblico «colossale» dalla Francia, “vera spada di Damocle” che, se non si interviene, rischia di mettere in crisi il Paese “sull’orlo del precipizio”. Mercoledì diverse fonti governative hanno fornito alla stampa alcuni indizi sulla pozione attesa. Anche alcuni ingredienti.

In programma: uno sforzo di 60 miliardi di euro per ridurre il deficit al 5% del prodotto interno lordo (Pil) nel 2025, riducendo la spesa come primo rimedio ma aumentando la tassazione sui trasporti inquinanti. Nonostante questi chiarimenti, rimangono molte incognite.

Il programma (molto tardi)

Verranno revocate il 10 ottobre. È questa la data scelta dall’esecutivo per presentare al Consiglio dei ministri il disegno di legge finanziaria (PLF), con un ritardo senza precedenti di oltre una settimana rispetto alla scadenza legale del 1° ottobre. Quel giorno, il governo presenterà anche il disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale (PLFSS).

Il Parlamento avrà poi 70 giorni per discutere il bilancio e il Consiglio costituzionale cinque giorni per studiare eventuali ricorsi, in vista di promulgare la legge entro il 1° gennaio 2025. A causa del ritardo, diverse misure saranno introdotte tramite emendamenti al governo durante il dibattito parlamentare.

Quali traiettorie?

Più concretamente, sappiamo anche di più sugli obiettivi del governo. Vale a dire, ridurre il deficit al 5% del prodotto interno lordo (PIL) nel 2025, dopo un previsto ampliamento al 6,1% quest’anno. Ridotto al Pil, il livello del debito raggiungerebbe quasi il 113% nel 2024 e sfiorerebbe il 115% l’anno prossimo, prima di diminuire gradualmente man mano che il deficit scenderà all’obiettivo inferiore al 3% del Pil. nel 2029.

Secondo la stessa fonte governativa, l’esecutivo prevede anche nel 2025 una crescita del Pil pari all’1,1%, come quest’anno, parzialmente influenzata dalle misure di ripresa. L’inflazione dovrebbe scendere dal 2,1% all’1,8% in media annua, rafforzando il potere d’acquisto delle famiglie.

Dove trovare i 60 miliardi?

Per riuscire nella sua missione e risanare le finanze pubbliche alla deriva, il governo prevede quindi uno sforzo globale di 60 miliardi di euro. Nel dettaglio, più di due terzi della somma, ovvero 40 miliardi di euro, proverranno da tagli alla spesa e poco meno di un terzo (20 miliardi di euro) da aumenti delle tasse.

Sul fronte delle spese lo Stato risparmierà poco più di 20 miliardi (pari al 50%). Ciò attraverso la mancata rivalutazione dei crediti in base all’inflazione (15 miliardi di euro) e una nuova stretta di cinghia nei ministeri per risparmiare ulteriori 5 miliardi di euro. Il resto dello sforzo si concentrerà sulla spesa sociale (33% del risparmio) e sugli enti locali (17%), chiamati a regolarizzare la propria spesa.

Dal lato delle entrate, la vaghezza resta. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Antoine Armand ha ribadito mercoledì che i contribuenti meno fortunati e le medie imprese saranno risparmiati e ha insistito sul fatto che l’aumento delle tasse sui più ricchi sarà ridotto “temporaneo”.

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I primi punti presi

In questa tabella, ancora incompleta, sembrano essere stati rilevati alcuni punti precisi. Tra queste misure troviamo, ad esempio, il rinvio dal 1° gennaio al 1° luglio dell’indicizzazione delle pensioni all’inflazione. Un modo per rallentare la spesa pubblica (l’ultima indicizzazione sarebbe costata circa 15 miliardi di euro) previsto la primavera scorsa. L’ex ministro del Bilancio Thomas Cazenave vi aveva accennato in febbraio, ma il presidente della Repubblica si era subito opposto. Per il momento non è noto l’ammontare del risparmio previsto.

Secondo le stesse fonti governative, nel progetto di bilancio sono previste anche misure volte a rendere più verde l’economia, con 1,5 miliardi di euro a favore della transizione ecologica. Si prenderebbero di mira in particolare i trasporti altamente inquinanti, con una sanzione in particolare per i veicoli termici, mentre il settore aereo francese prevede una tassazione aggiuntiva di un miliardo di euro.

Annunci attesi

In questo delicato contesto, ormai ad una settimana dalla presentazione del testo, permane la vaghezza su diversi punti. Non sappiamo, tra le altre incognite, quali tra le famiglie e le imprese più ricche saranno colpite dall’aumento della tassazione. Su RTL, questo mercoledì, Antoine Armand non ha voluto fornire il minimo indizio sull’argomento e sui miliardi da trovare. Ancora qualche giorno di lavoro (o di tregua).

Vedi anche su L’HuffPost:

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