Gli ostaggi e la festa di Pasqua

Gli ostaggi e la festa di Pasqua
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Quest’anno la notte del Seder pasquale è stata davvero diversa dalle altre sere.


In molte case ebraiche del mondo c’era un posto vuoto tra gli invitati e quel posto non era destinato al profeta Elia, il precursore del Messia.

Non tutti hanno voglia di festeggiare

Immagino che molte famiglie di ostaggi non abbiano avuto il coraggio di festeggiare. Soffermarsi sulle opinioni divergenti di Rabbi Yossé, Rabbi Eliezer e Rabbi Akiba sul numero esatto delle piaghe subite dagli egiziani mentre non si sa se il bambino, il marito o il padre siano ancora vivi e come siano, in che stato siano ritrovarsi, richiede una facoltà di distanziamento che non è alla portata dei comuni mortali.

E poi ci sono quelli i cui cari sono stati uccisi o gravemente feriti, quelli, soprattutto quelli, che non potranno mai dimenticare quelle ore abominevoli. C’è chi ha visto la propria quotidianità stravolta e ci sono le famiglie dei militari che vivono nella preoccupazione. Ci sono tutti noi per i quali il 7 ottobre rimarrà una data oscura e per i quali la festa di Simchat Tora e Yom Hashoah che ricorrerà tra pochi giorni, questi due momenti di gioia e di tristezza sul calendario, ora avranno un significato aggiunto. per loro. ulteriore e tragico.

Il caso di Hersh Goldberg-Polin

Ieri, 24 aprile, Hamas ha diffuso il video di uno degli ostaggi1, un sollievo straordinario per la sua famiglia che lo vede vivo. Hersh Goldberg-Polin, 24 anni, è stato rapito e gravemente ferito al festival Nova. In un testo probabilmente scritto dai suoi carcerieri, critica aspramente Benjamin Netanyahu, che ritiene responsabile del fallimento dei negoziati, della morte durante i bombardamenti di 70 ostaggi e al quale chiede le dimissioni. La madre del giovane, Rachel Goldberg, è un’israeliana-americana che ha incontrato leader mondiali, tra cui il Papa e Joe Biden, per difendere la causa degli ostaggi ed è stata nominata dalla rivista Tempo tra le 100 personalità dell’anno. Ciò significa che la scelta di presentare un video del figlio durante le vacanze di Pasqua è un’abile trovata mediatica di Hamas, un’arma di pressione che non migliorerà, soprattutto negli Stati Uniti, l’immagine di un primo ministro israeliano spesso accusato di essere disinteressati alla sorte degli ostaggi e il cui rapporto con le loro famiglie è già a dir poco burrascoso.

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Solo tre ostaggi sono stati rilasciati direttamente dall’esercito israeliano e circolano informazioni allarmanti, che questo video sembra confermare, sul numero dei sopravvissuti. È a causa della posizione massimalista di Hamas che i negoziati sono a un punto morto, ma sono gli israeliani che saranno falsamente ritenuti responsabili, come lo saranno presto, di aver causato la morte degli ostaggi, e ora di aver commesso un genocidio, organizzare una carestia e massacrare i prigionieri. Di fatto, la situazione degli ostaggi, una delle principali cause della guerra, è passata in secondo piano rispetto alle richieste internazionali, viste le sofferenze della popolazione di Gaza. Presto forse ne parleremo solo come semplici prigionieri, perché la parola “ostaggio” potrebbe offendere Hamas…

Giorno della libertà

Israele, che sta combattendo un nemico spietato e potente, l’islamismo, sta incontrando un’ondata di ostilità nel mondo proprio dove dovrebbe trovare sostegno. C’è la tentazione di farne un altro episodio della litania dei nemici del popolo ebraico, quello di Had Gadya che chiude la cerimonia del Seder. Ma anziché soffermarsi su questa amara conclusione, dobbiamo ricordare che la Pasqua è soprattutto celebrazione della libertà.

Gli ebrei della diaspora hanno tanto più i mezzi per rivendicare naturalmente questa libertà nei loro paesi poiché esiste uno Stato del popolo ebraico, lo Stato di Israele.

La libertà, ha ricordato David Ben-Gurion, non è sinonimo di sicurezza, e i cittadini israeliani devono lottare duramente per preservarla. Ma la libertà non è nemmeno sinonimo di sottomissione e grazie a Israele gli ebrei di tutto il mondo sanno che il tempo della dhimmitudine, e non solo quello della schiavitù in Egitto, è ormai finito.


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