È un lealista fin dall’inizio che il capo dello Stato ha messo a capo degli affari europei. Proveniente da destra, sostenitore di una diplomazia europea più offensiva, Benjamin Haddad non evita sempre le polemiche.
Il messaggio è chiaro: offrendo a Benjamin Haddad il portafoglio dell’Europa, come a Jean-Noël Barrot quello del Quai d’Orsay, il nuovo governo consente a Emmanuel Macron di mantenere il controllo della politica estera francese. A 38 anni, il nuovo ministro incaricato degli Affari europei è in effetti uno dei giovani lupi fedeli al partito di Macron, avendo Haddad raggiunto l’attuale presidente nel 2017. All’epoca era ricercatore presso l’Hudson Institute, un think-tank piuttosto conservatore con sede a Washington. Ma già all’epoca, questo giovane tecnocrate, titolare di un master in relazioni internazionali di Sciences-Po, era impegnato in politica. A lungo vicino a Jean-François Copé, era allora chiaramente di destra e sarebbe diventato, dal 2011 al 2014, segretario nazionale dell’UMP.
Molto presto, ha anche mostrato un interesse altrettanto impegnato per gli affari internazionali. Il suo soggiorno negli Stati Uniti, dove ha anche aderito all’Atlantic Council, un altro think tank volto a promuovere i legami tra questo paese e il continente europeo, ha potuto fornirgli una solida rete di relazioni e un attaccamento al rafforzamento del rapporto bilaterale tra le due potenze occidentali. Un rapporto temporaneamente interrotto dall’arrivo di Donald Trump al potere. Ma che avrebbe rafforzato la sua convinzione che l’Europa debba dotarsi di maggiore autonomia, in particolare in termini di difesa. Pur rimanendo un alleato degli Stati Uniti.
Generazione Maidan
Ma è prima di tutto l’Europa ad affascinare questo nativo del XVI arrondissement di Parigi, dove sarà eletto deputato nel 2022, poi rieletto alle ultime elezioni legislative. Lontano dal Trocadéro, Haddad fa parte di questa generazione, come Raphaël Glucksmann, che andrà nel 2014 a sostenere il movimento pro-democrazia di Maidan in Ucraina. “Per me è stato un punto di svolta”ha spiegato. La guerra in Ucraina non farà che rafforzare questa convinzione.
Quando, nel marzo scorso, Macron ha parlato della possibilità di inviare truppe di terra (nel frattempo abbandonate), e quando, a giugno, la Francia ha inviato i Mirage 2000 in Ucraina, Haddad, anch’egli membro della Commissione Affari esteri dell’Assemblea e presidente del gruppo di amicizia Francia-Ucraina, ha difeso instancabilmente sui media la posizione dell’Eliseo, insistendo di nuovo, di recente, sulla necessità che l’Ucraina si doti di missili a lungo raggio in grado di colpire il suolo russo.
Ma è la sua posizione sul conflitto in corso a Gaza ad aver causato la maggior parte delle controversie. Benjamin Haddad è stato uno dei primi parlamentari francesi ad andare in Israele subito dopo l’attacco del 7 ottobre. Tornato in Francia, si è dichiarato “contrari al cessate il fuoco“, mentre a Gaza si contavano già più di 9.000 vittime, e difende il diritto di Israele a “difendersi da un atto barbaro“. Osservazioni che susciteranno immediatamente polemiche e lo porteranno ad essere accusato di “gettare benzina sul fuoco“.
Chi critica questo trentenne sostenitore della diplomazia offensiva lo accusa anche di aver tentato di affossare nel 2022 la commissione parlamentare d’inchiesta sul modo in cui la società Uber è riuscita a eludere la legge francese. Lo stesso anno, si è anche opposto con successo all’installazione di un centro di cura per tossicodipendenti nel XVI arrondissement, dove vive ancora con la sua famiglia. E se il suo impegno filo-ucraino lo rende favorevole all’accoglienza dei rifugiati provenienti da questo paese, è anche uno dei deputati del Rinascimento che hanno votato per il Patto sull’immigrazione.