Nascondi questi bambini che non posso vedere

Nascondi questi bambini che non posso vedere
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Il giorno in cui ho scoperto che negli Stati Uniti sono decretate alcune attività nei parchi Disney “bambini gratis”mi dicevo che eravamo ancora messi molto male nelle nostre società… E poi, ho imparato che in Giappone, una società in forte declino demografico, creare un asilo nido o una scuola in un quartiere, con il cortile attiguo, è più difficile che aprire un bagno sparare a Parigi.

Allo stesso modo, da qualche tempo, anche in Francia, dove il tasso di natalità resta elevato, assistiamo ad un aumento degli spazi senza bambini nei ristoranti, negli aerei, nelle feste e nei matrimoni. Lungi da me sostenere il “riarmo demografico”, ma vedo che i bambini stanno chiaramente diventando sempre più difficili da sopportare per alcune persone.

Alcune persone si affrettano a dare la colpa al re bambino e all’educazione positiva che dilaga dagli anni ’70. Solo che non è una novità. Come ricordava in febbraio un editoriale in Pubblicazione, ” IL New York Times metteva in guardia sul fatto che i bambini sono diventati un fastidio sugli aerei a causa della loro indisciplina, in un articolo nostalgico dell’educazione di un tempo pubblicato… nel 1956.

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E se creassimo spazi “old-free”?

Il quotidiano ha poi analizzato che non sono i bambini ad essere diventati più maleducati, più insopportabili, ma gli adulti ad essere meno tolleranti. Ciò tenderebbe ad essere confermato dall’aumento delle tensioni nei trasporti pubblici o tra gli utenti delle strade pubbliche.

Da parigino quale sono, osservo regolarmente il comportamento aggressivo di biciclette, scooter e automobili o i fastidi degli adulti, come quelli che usano l’altoparlante nei trasporti, e altri atteggiamenti di “solo al mondo”. Chi ne è così offeso da volerli bandire?

Sarebbe intollerabile tutto ciò che sconvolge la nostra vita, ostacola i nostri progetti, sconvolge il nostro benessere?

Ci permetteremmo di decretare spazi “senza anziani”, o qualsiasi altra categoria di popolazione con comportamenti che potremmo, perché no, trovare fastidiosi perché contrari alla nostra moda e ai nostri ritmi di vita? Che aggressività in questa espulsione dei bambini! Non saremmo più in grado di sostenere gli altri? Sarebbe intollerabile tutto ciò che sconvolge la nostra vita, ostacola i nostri progetti, sconvolge il nostro benessere? Non mi riferisco ovviamente alla presenza di bambini in luoghi chiaramente ed evidentemente inadatti alla loro età. Sarebbe improbabile portare un bambino di 2 anni al cinema o uno di 6 ad una conferenza alla Sorbona.

Ma rinnovare le critiche al “re bambino” e all’”educazione positiva” è un po’ affrettato e semplicistico. Ciò non tiene conto del fatto che molte zone non sono adatte ai bambini: alloggi angusti e spesso senza spazi esterni in città, orari dei genitori che li fanno tornare a casa tardi, giornate scolastiche troppo pesanti e troppo impegnative per i bambini .

La generalizzazione di un’educazione lassista e troppo benevola mi sembra un’altra fantasia, come il “metodo globale” per imparare a leggere, che non è mai stato applicato da tutti gli insegnanti e soprattutto non è più stato applicato da decenni. E se tutto questo fosse anche, o meglio, colpa della settimana di quattro giorni, più faticosa e stressante per i bambini, ebbene?

Re bambino, il mio occhio! La società odierna, e in particolare la città, non lo è particolarmente “adatto ai bambini”

Re bambino, il mio occhio! La società odierna, e in particolare quella cittadina, dove vive l’80% della popolazione francese, non è particolarmente “adatto ai bambini”. Pensiamo allo sviluppo degli spazi pubblici (e poi dei treni o degli aerei), alla scomparsa dei bambini al di fuori delle aree dedicate e attrezzate dove talvolta si ammassano. Nello spazio urbano abbiamo per lo più bambini che vivono in casa, costretti in piccoli alloggi e ora assenti dalle strade diventate troppo piene di auto. Il loro raggio di mobilità, cioè la distanza che possono percorrere da soli, lontano da casa, è stato drasticamente ridotto.

Siamo collettivamente allarmati per la loro mancanza di attività fisica, la loro vita sedentaria e il tempo che trascorrono davanti agli schermi, anche per la loro salute mentale, ma non vogliamo condividere la città e la vita dei figli degli altri.

Ingiunzioni paradossali

Il recente rapporto delle Nazioni Unite sulla felicità colloca la Francia tra i paesi in cui si trovano le persone con più di 60 anni “in modo significativo” più felici di quelli sotto i 30 anni.

Si tratta allora di carenze educative dei genitori o di quadri sociali che impongono loro vincoli sempre più stringenti e prescrizioni paradossali: non lasciare i bambini in giro senza sorveglianza, mentre vivono lontano dal posto di lavoro, per esempio? Oppure non lasciarli fare rumore, ma non mettergli nemmeno uno schermo in mano per mantenerli calmi. Dovremmo verificare: in treno, quali sono gli sguardi più disapprovanti dei genitori, quelli che li accusano del rumore dei bambini o quelli che disapprovano essere occupati con tablet e cellulari?

Davvero i bambini non imparano più come comportarsi nella società? Ed è solo colpa dei genitori?

Non vi racconterò tutto il villaggio necessario per educare un bambino, ma comunque poco: se il bambino viene cresciuto separatamente, fuori città, dalla vita in società, di cui non ha quindi non imparando le regole, come creare un futuro cittadino, capace di interagire con gli altri e di costruire un collettivo per creare società?

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