“Guerra civile”: domani l’America di Trump

“Guerra civile”: domani l’America di Trump
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In un futuro così vicino da sembrare il presente, una seconda guerra civile sta dilaniando gli Stati Uniti. Fotoreporter illustre, Lee intende essere il primo – e senza dubbio l’ultimo – a parlare con il presidente. Assediato a Washington, quest’ultimo non ha infatti concesso alcuna intervista dall’inizio del conflitto, che rischia di perdere. Dopo essersi ripreso da tutto, ma spinto da un immutato desiderio di documentare la Storia, Lee si mette in viaggio in compagnia di due colleghi: l’impetuoso Joel e il veterano Sammy. A malincuore accetta anche la presenza di Jessie, una neofita che la idolatra. Spinto da una prestazione eccezionale di Kirsten Dunst, Guerra civile (Guerra civile) fa venire i brividi lungo la schiena con la sua anticipazione così plausibile.

Stimato regista e sceneggiatore, Alex Garland ha realizzato un grande film, il migliore dai suoi primi anni come regista: l’agghiacciante Ex machina, sui seducenti pericoli dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, la produzione della filmografia di Garland da cui Guerra civile il più affermato è uno di quelli che ha scritto, ma non prodotto: 28 giorni dopo (28 giorni dopo), di Danny Boyle.

Per la cronaca, in un contesto post-pandemico, seguiamo le peregrinazioni dei sopravvissuti che cercano di raggiungere un luogo sicuro mentre fuggono da orde di zombie “contaminati”.

In molti sensi, il minimalista 28 giorni dopo annuncio più ambizioso Guerra civilesia nella struttura narrativa che nelle tematiche: la forza del gruppo, la ricerca di una destinazione diversa da quella prevista, la sfiducia nel potere militare…

Inoltre, se Guerra civile è così spaventoso, molto più del suo predecessore spirituale, tra le altre cose perché in questo contesto privo di responsabilità, gli esseri umani armati si rivelano più terrificanti di qualsiasi zombie. E anche perché l’America che questo variegato contingente sta attraversando somiglia molto, troppo, a quella che potrebbe concretizzarsi dopo le prossime elezioni presidenziali: sono questi i domani trumpiani che ci aspettano?

Abbastanza ipotetico, appena sufficientemente amplificato, il film si comporta come uno specchio appena distorcente. La riflessione che ci rimanda è tanto più angosciante. Inquietante, il film in questo caso è dall’inizio alla fine.

Eroina accattivante

Più che nel suo essere visivamente compiuto, ma narrativamente opaco Annientamento, un altro viaggio di gruppo nel cuore dell’oscurità sconosciuta con questa volta uno sfondo ambientale, Garland si attiene a una trama chiara con pietre miliari chiare. Questo, unito a una produzione immersiva fino al disagio, persino al panico (durante alcune sequenze particolarmente tese, mi sono dimenticato di respirare).

Ad esempio, l’uso occasionale del rallentatore espande la paura del momento, evocando, più in generale, un conflitto che si sta impantanando.

Fin dall’inizio, Garland ci immerge nella pericolosa vita quotidiana di Lee, che è intrepido senza essere una testa calda. Nella sua professione è una figura autoritaria. Sa che anche indossando la coccarda e il bavaglino “Press” che dovrebbero proteggerla tra le diverse fazioni nemiche, potrebbe ricevere una pallottola in qualsiasi momento.

Complessa, piena di contraddizioni, e quindi eminentemente umana, Lee è un’eroina accattivante: stanca ma ambiziosa, istintiva ma rigorosa, misantropica ma empatica…

Lungo il percorso, Lee svilupperà, ancora una volta, quasi contro la sua volontà, un rapporto di mentoring con la giovanissima Jessie. Mai, nelle loro discussioni, Lee annacqua la realtà o gli imperativi della loro professione.

“Se vengo ucciso, scatterai la foto?” chiede Jessie. “Conosci la risposta”, risponde Lee senza batter ciglio. Lee che in precedenza confida a Joel che, se ha fotografato tutte queste guerre fratricide in giro per il mondo, è stato anche per dissuadere il suo stesso Paese dal commettere gli stessi errori. Invano, nota, continuando tuttavia la sua missione.

Per allacciare la fibbia

Come la sua eroina, Alex Garland non si tira indietro, portando il suo film all’unica conclusione possibile. E se il finale inizialmente potrà sembrare cinico, si imporrà da solo a posteriori in tutta la sua logica ineludibile.

Su questo argomento, dopo lo sconcertante Uomini (Loro), che, come il suddetto Annientamentosofferto di un esito compiacentemente esoterico, è bello vedere l’autore riconnettersi con l’implacabile plausibilità diEx machina.

Incline a una certa freddezza clinica, o per lo meno a una relativa distanza, Garland ci offre invece qui esplosioni di cruda emozione, mai viste nella sua opera da allora. 28 giorni dopoPresa.

Sapendo questo, se Guerra civile doveva essere l’ultimo film di Alex Garland, come ha detto, è difficile immaginare un circolo migliore. Alla fine, con le sue storie variamente postapocalittiche, è come se, come la sua eroina definitiva, Alex Garland avesse sempre voluto metterci in guardia contro noi stessi. In questo, Lee è lui.

Guerra civile

★★★★ 1/2

Anticipazione di Alex Garland. Con Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura, Stephen McKinley Henderson, Nick Offerman. Stati Uniti, 2024, 109 minuti. Al chiuso.

Da vedere in video

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