Messa vespertina del Giovedì Santo “In Cæna Dómini”

Messa vespertina del Giovedì Santo “In Cæna Dómini”
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Il graduale della Messa vespertina del Giovedì Santo esalta il sacrificio di Cristo sulla Croce. Si tratta di un celebre passo della Lettera ai Filippesi, di cui potete leggere il testo e la traduzione qui sotto, subito dopo l’Introito.

Questo graduale viene cantato anche alla fine di tutti i servizi del Triduo sacro, Giovedì, Venerdì e Sabato Santo e in particolare dell’ufficio delle Tenebre. La prima sera cantiamo solo la prima frase, si aggiunge la seconda mortem autem crucis, e nella terza ascoltiamo la seconda parte trionfante che annuncia la risurrezione. La melodia di questo graduale è composta da formule presenti in molti altri graduali, ma scelte mirabilmente per esprimere tutte le sfumature del testo con un contrasto sorprendente tra le due parti. Padre Perrodon, nella sua opera Il nostro bellissimo canto gregoriano (1944), scrive:

Ci troviamo lì davanti ad una vetta di bellezza. Se dubitassimo ancora dell’influenza che il cristianesimo ha saputo esercitare sulla musica, per la sua esigenza di traboccare nel lirismo del canto l’ebbrezza d’amore ispirata dal mistero di Cristo, non ne convinceremmo, ascoltando questo mirabile pezzo.

Introito : Il nostro autore

La Messa vespertina del Giovedì Santo commemora, come sappiamo, l’istituzione della Santa Eucaristia e del Sacerdozio. L’Introito e il Graduale di questa Messa ci mostrano lo stretto legame che esiste tra la Messa e la Croce, legame che abbiamo ritrovato in senso opposto nella Comunione della Domenica di Passione. La prima frase dell’Introito è presa a prestito dalla Lettera di San Paolo ai Galati, nella conclusione di questa lettera, e il resto è stato aggiunto dalla Chiesa.

Our autem gloriari oportet in cruce Domini nostri Jesu Christi: in quo est salus, vita et RESURTIO nostra: per quem salvati, et liberati sumus.
Per noi dobbiamo gloriarci della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, nel quale è la nostra salvezza, la nostra vita e la nostra risurrezione, e dal quale siamo stati salvati e liberati.

La melodia è, come appropriato, piuttosto trionfante, piena di ardore e fervore mistico, con un bellissimo crescendo nella prima frase verso Domini nostriche si rinnova nella seconda frase verso vita. La terza frase è più calma e contemplativa. Questo introito è accompagnato dal primo versetto del Salmo 66, un piccolo salmo messianico che annuncia la conversione di tutti i popoli, che sarà uno dei frutti del sacrificio della croce:

Deus misereatur nostri, et benedicat nobis: illuminet vultum suum super nos, et miseratur nostri.
Che Dio abbia pietà di noi e ci benedica, e faccia risplendere su di noi il suo volto e abbia pietà di noi.

Graduale : Christus factus è

VSCome l’Introito, anche il Graduale della messa vespertina del Giovedì Santo esalta il sacrificio di Cristo sulla Croce, e anche il suo testo è di San Paolo, cosa però piuttosto rara nei canti della messa. Questo è un famoso passo della Lettera ai Filippesi:

Christus factus est pro nobis obediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod et Deus exsaltavit illum, et dedit illi nomen, quod est super omne nomen.
Cristo si è fatto obbediente per noi fino alla morte e alla morte di croce; perciò Dio lo esaltò e gli diede un nome sopra ogni nome.

Questo Graduale viene cantato anche alla fine di tutti i servizi del Triduo sacro, Giovedì, Venerdì e Sabato Santo e in particolare dell’ufficio delle Tenebre. La prima sera cantiamo solo la prima frase, la seconda la aggiungiamo mortem autem crucis, e alla terza aggiungiamo la seconda parte trionfale che annuncia la risurrezione. La melodia di questo Graduale è composta da formule presenti in molti altri Graduali, ma scelte mirabilmente per esprimere tutte le sfumature del testo con un contrasto sorprendente tra le due parti. Il primo è oscuro e serio soprattutto la parola crucis che sprofonda negli abissi. La seconda, al contrario, si eleva con entusiasmo alle vette, in particolare alla grande vocalizzazione aerea che adorna la parola illumpronome che designa Cristo.
Aggiungiamo che questa messa comprende solo un brano tra l’Epistola e il Vangelo. Quindi non esiste l’Alleluia, ovviamente, ma non esiste nemmeno il Tratto.

Offertorio : Dextera Domini

VSl canto di Offertorio era già quello della terza domenica dopo l’Epifania e ad esso possiamo fare riferimento. Aggiungiamo soltanto che esso è posto oggi nella bocca di Cristo, il quale rende grazie anticipatamente al Padre suo per la vittoria della risurrezione, già menzionata nell’Introito. Il Salmo 117 da cui è tratto questo brano è, come vedremo, il salmo pasquale per eccellenza.

Comunione : Dominus Gesù

Ll canto di Comunione della messa vespertina del Giovedì Santo è tratto dal Vangelo che si legge in questa messa, quella della lavanda dei piedi, nel capitolo 13 di San Giovanni.

Dominus Jesus, postquam cenavit cum discipulis suis, lavit pedes eorum, et ai illis: Scitis quid fecerim vobis, ego Dominus et Magister? Exemplum dedi vobis, ut et vos ita faciatis.
Il Signore Gesù, dopo aver mangiato con i suoi discepoli, lavò loro i piedi e disse loro: Sapete quello che ho appena fatto per voi, io che sono il vostro Signore e Maestro? Vi ho dato l’esempio affinché facciate lo stesso.

Dopo aver letto le parole dell’istituzione dell’Eucaristia nella Lettera di San Paolo ai Corinzi, la Chiesa ha voluto trattenere, da leggere nel Vangelo di questa Messa, questa sublime lezione di umiltà e di carità, che ne illumina la pieno significato. La melodia di questo brano è un recitativo semplice, abbastanza regolare; solo la parola Scite nel momento in cui Cristo parla, è sottolineato da un bellissimo slancio espressivo.

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