Pier Gauthier, tu hai allenato Gaël Monfils all’inizio della sua carriera. Quando vedi il suo livello e la sua carriera, pensi che avrebbe potuto andare più in alto?
Pier Gauthier : “Quando ho iniziato ad allenare Gaël, sono rimasto sbalordito, stupito, impressionato dalle qualità fisiche, tecniche e dal colpo di palla di questo giocatore. Se parliamo di potenziale, è impressionante. Per me era al livello dei più grandi. Ho una storia piuttosto divertente quando ero in Qatar, dove ero responsabile dello sviluppo del tennis, ero circondato da diversi allenatori stranieri. [2012, NDLR]Gaël affronta Nadal nei quarti di finale a Doha. Gli allenatori vengono da me e mi chiedono: ‘Pier, hai allenato Gaël, cosa farà contro Nadal?’ Dico loro che dipende da Gaël e che se davvero lo vuole vincerà. Gli allenatori sono un po’ sorpresi e mi dicono: ‘Come può dipendere da Gaël? Stiamo ancora parlando di Nadal.’ Mi hanno chiesto la mia opinione, gliel’ho data. Gioca contro Nadal, vince 6-3, 6-4, dominando davvero la partita.
PAG : E’ questo. Tutti gli allenatori sono tornati da me e mi hanno detto: ‘Pier, è incredibile. Come lo sapevi? E come mai Gaël non è tra i primi 3 al mondo?’ Ho detto loro di aspettare fino al giorno successivo. Il giorno dopo perde [face à Jo-Wilfried Tsonga, NDLR] in due turni. Gael, questo è tutto. Se parliamo di potenziale tecnico o fisico è incredibile. Ma essere il numero uno al mondo non significa solo essere forti e colpire bene la palla. Hai bisogno della capacità di essere ultra-regolare, della capacità di gestire tornei molto grandi, di essere in grado di essere al tuo miglior livello quando conta. E in tutti questi ambiti Federer, Nadal e Djokovic sono più forti, sì. Questa è una certezza.
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Credito video: Eurosport
Quando lo vedi evolversi a questi livelli, oggi, a 38 anni, cosa predomina in te? Già un po’ di nostalgia? Orgoglio nel vederlo durare così a lungo?
PAG : No, non c’è nostalgia. Sapete, con Gaël sentiamo sempre dire: ‘ah ma se avesse avuto questo o quello, forse sarebbe andato ancora più in alto’. Ma forse non alla fine. Forse se avesse fatto le cose diversamente il tennis lo avrebbe sfinito prima, e quindi si sarebbe fermato prima. È molto difficile. E Gaël ha avuto comunque una carriera pazzesca se ci pensi. Certo, c’è sempre il sogno assoluto: il Maradona che si allena come Deschamps. Ma un Maradona che si allena come Deschamps forse non è Maradona.
Ma quando sei il tuo allenatore, deve essere comunque difficile da accettare…
PAG : Certo che lo è. Il livello altissimo è molto più che talento e potenziale. L’atleta deve capire che è in gara contro gli altri. La realtà è che alla fine chi è avanti è colui che progredisce più velocemente e meglio degli altri. Ci credo molto. Toni Nadal ha detto una cosa molto interessante. In Francia si parla tanto di talento, di grande tecnica, di palla che esce bene dalla racchetta. Ha detto: ‘il talento che preferisco è quello che ha la capacità di progredire e lavorare.’ E non ha torto. E’ vero che privilegiamo altri talenti. Ma i grandi campioni con cui ho potuto discutere o lavorare erano persone che avevano una grande intelligenza nel comprendere più rapidamente degli altri e anche nell’applicare le cose più rapidamente.
Quindi sì, è frustrante perché sono convinto che Gaël avrebbe potuto progredire su certi punti e andare ancora più in alto. Ma è proprio quello che penso. Non c’è certezza. Perché, come ti ho detto, forse in effetti gli avrebbe reso un disservizio, sarebbe stato meno forte, ecc. Perché ha anche questa grande qualità di essere divertente. E forse se lo facciamo lavorare di più, gli toglieremo tutto questo.
Nonostante alcuni sconvolgimenti, Monfils non ha mai veramente vacillato: il grande formato
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Quando lo abbiamo intervistato ci ha detto che gli ci è voluto molto tempo per capire veramente chi fosse. Il fatto che ora, a 38 anni, si conosca piuttosto bene, potrà liberarlo e abbattere finalmente le barriere che prima non avrebbe potuto abbattere? Adesso c’è ancora meno aspettativa da parte del pubblico.
PAG : SÌ. Perché, per lui come per Richard Gasquet ad esempio, c’erano molte aspettative in giro. Ecco perché anche il modo in cui ti ho risposto poco fa è sorprendente: Gaël, è un ragazzo che è stato per diversi anni nella Top 10 del mondo e sono qui per spiegarti che possiamo avere dei rimpianti. È ancora pazzesco. Tutti avevano grandi aspettative per loro. Noi non ce ne rendiamo conto ma loro lo percepiscono e devono affrontarlo. Ed è tutt’altro che ovvio. Oggi c’è forse un po’ meno attesa. A noi interessa un po’ di più goderci lui e il grande giocatore che è, molto meno esigente. Quindi non ci sarebbe da stupirsi se, consapevolmente o meno, gli offrisse più spazio, un po’ più di libertà. Sente meno la pressione per raggiungere certi risultati e questo lo aiuta”.