La ricerca francese si sta organizzando di fronte ai batteri resistenti agli antibiotici

La ricerca francese si sta organizzando di fronte ai batteri resistenti agli antibiotici
La ricerca francese si sta organizzando di fronte ai batteri resistenti agli antibiotici
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Gli antibiotici non sono automatici! Conosciamo la canzone. Da questa campagna d’informazione lanciata in Francia nel 2002, poi ripetuta in forme diverse con più o meno intensità, tutti sanno che non bisogna abusare di questi farmaci battericida prescritti in caso di infezione. Perché i batteri, quelli buoni, che ci proteggono o contribuiscono al buon funzionamento del nostro organismo, come quelli dannosi, che lo attaccano, si adattano ed evolvono per proteggersi da possibili minacce. Pertanto, quanto più un antibiotico viene utilizzato, tanto più rapidamente i microrganismi che esso intende uccidere o bloccare sviluppano contromisure che ne riducono l’efficacia. Questa è la “resistenza agli antibiotici”.

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Identificato dalla metà del XX secoloe secolo, appena furono scoperti i primi antibiotici, la resistenza agli antibiotici cominciò a essere percepita come un problema di salute pubblica verso la fine degli anni ’90. I nuovi antibiotici commercializzati per rispondere a questa corsa agli armamenti con i batteri erano rari. La fiducia nel progresso scientifico per debellare le infezioni è stata minata dalla comparsa di casi disperati che le équipe ospedaliere non erano in grado di curare.

L’emergenza è diventata globale, i batteri senza confini e transdisciplinare, la salute umana e quella animale sono colpite dagli stessi effetti deleteri del consumo eccessivo di antibiotici. Pneumococchi, stafilococchi, enterobatteri, bacilli della tubercolosi… Nella medicina comunitaria come negli ospedali, nei paesi ricchi come in quelli a basso o medio reddito, la resistenza dei germi agli antibiotici si è moltiplicata, provocando infezioni più difficili da curare , con, per i casi più gravi, aumento della mortalità.

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Salute

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