Una caramella sulla lingua che profuma di Natale, oggi, amico delle parole. Già, perché qual è il profumo del Natale? No, non è il tacchino con le castagne, che buongustai! È l’albero, vediamo! Non appena questo incredibile profumo dell’albero invade la casa, È una madeleine Proust di ricordi d’infanzia che si invita e tutta l’atmosfera vacanziera che prende piede.
Questo fine settimana, a casa mia, come in molte case in Francia, c’è l’operazione dell’albero di Natale. L’opportunità di rispondere a diversi ascoltatori che nelle ultime settimane mi hanno inviato messaggi arrabbiati per lamentarsi, come Jean-Marc, su Facebook, di aver sentito sull’antenna RTL – e addirittura, orrore, in bocca a Peter il giardiniere, sembra – evocare spine di pino. Oppure quest’altro ascoltatore, che chiarisce, infastidito: “Per me, che vengo dall’Haut Doubs, dove troviamo molti abeti, è sempre stata una questione di aghi…”
Hanno ragione, ovviamente! Secondo Larousse.fr, una spina è un “speziato che appare su certe piante: [On parle des] spine di un cespuglio di rose, di un cactus.” Insomma, le spine pungono in modo strano, e sono fatte per tenere lontani i cattivi.
gli aghi di abete sono in realtà le foglie di questi alberi
Le conifere, questi alberi che portano frutti a forma di cono – come le pigne, in certe regioni vengono chiamate anche pigne – le conifere, quindi, non portano spine ma aghi. La parola ago deriva dal latino acuculaletteralmente “piccola cosa (appuntita)”che designava l’ago di pino, apprendiamo dal Dizionario storico della lingua francese. Ciò significa che sono stati gli aghi delle conifere a dare il nome ai nostri aghi da cucito, e non viceversa, come si potrebbe credere.
Logicamente, gli aghi di pino, abete rosso e abete rosso sono in realtà le foglie di questi alberi. Foglie sempreverdi, che non cadono ogni autunno come quelle degli alberi detti “decidui”. Questo è ciò che permette alle conifere di vivere in terreni spesso poveri, soprattutto in quota.
Le loro foglie sono diventate sottilissime, molto strette, per adattarsi alle condizioni più difficili, e spesso sono ricoperte da una specie di cera. Resistono meglio delle foglie degli altri alberi al freddo e alla neve dell’inverno, ma anche alla siccità dell’estate, perché gli aghi perdono anche meno acqua per evaporazione.
Ago, acuto, affilato…
Ma torniamo al nostro albero di Natale… La tradizione dell’albero di Nataleche non è sempre stata una conifera, deriva da una pratica pagana di origine nordica. Abbiamo festeggiato nel periodo del solstizio d’inverno, il periodo dell’anno in cui la durata del giorno è più breve, cioè intorno al 21 dicembre, il ritorno del sole… poiché questo periodo è anche quello in cui le giornate cominciano ad allungarsi. (un modo di vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto!).
L’albero è un simbolo di vita, e in particolare un albero sempreverde, ovviamente. Il nostro tradizionale albero di Natale è generalmente un abete rosso. Ma da diversi decenni i francesi scelgono sempre più spesso gli abeti Nordmann, che hanno il vantaggio di essere ben folti, e soprattutto il buon gusto di non perdere gli aghi sul bel tappeto del soggiorno… Svantaggio : non hanno quel delizioso profumo natalizio caratteristico dell’abete rosso.
Ma visto che parliamo di aghivorrei cogliere l’occasione per citare una parola della loro famiglia dalla grafia sorprendente: acuto. Sì, è abbastanza logico, acuto, affilato, tutto questo, viene dalla famiglia degli aghi. Acuto, al maschile è facile: ACUTO. Ma al femminile, come G + U + E suona “gue”, non dimenticare l’umlaut, i due puntini sul Mi finale… lo stesso del Mi di Natale – tranne che in acuto al femminile , non indicano che la E si pronuncia “è”, come in Noël, permettono semplicemente, per convenzione, che si pronunci “acuto” invece di “acuto”.
Beh, a proposito, questa convenzione è così strana che la riforma ortografica del 1990 propone di mettere l’umlaut sulla U. Quindi, se la musica natalizia è troppo alta, potete metterla sulla E o sulla U, come preferite, ma non dimenticate l’umlaut!
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