La Sezione Penale della Corte d’Appello di Guelmim ha deciso di ridurre la pena a cui è stata condannata una madre single, perseguita per aver abbandonato la figlia, una bambina che avevaè stato lasciato in un luogo nascosto, cosa che lo avrebbe portato alla morte“, annuncio Al Akhbar questo lunedì, 16 dicembre.
Secondo il quotidiano, questa donna è stata inizialmente condannata a dieci anni di carcere, prima che le accuse contro di lei fossero riclassificate, cosa che ha portato ad abbassare la pena a cinque anni, di cui ha già scontato otto mesi in una cella a Bouizakarne prigione.
Secondo il quotidiano, la donna proviene da uno dei villaggi situati vicino a Sidi Ifni.
«Discende da un padre cieco e da una madre con bisogni speciali, mentre è noto che suo fratello soffre di disturbi mentali», scritto Al Akhbaril quale afferma che “questa famiglia vive principalmente del magro reddito che genera dall’allevamento di una piccola mandria».
Sono proprio queste difficili condizioni di vita, secondo il quotidiano, che avrebbero lasciato questa donna in una situazione così vulnerabile.che un uomo ne avrebbe approfittato», senza, precisa il quotidiano, di trovarsi perseguito in questa vicenda.
Anche la procura di Guelmim, incaricata di questo caso legale, indica che Al Akhbar aveva deciso di non incriminare quest’uomo,”dopo che i test del DNA hanno rivelato che non era il padre [du bébé] morì, contrariamente a quanto sostenuto dal principale imputato».
Il quotidiano spiega che la vicenda è diventata nota lo scorso aprile, quando un pastore ha trovato un bambino abbandonato sulle montagne vicino a Sidi Ifni.
Ha quindi avvisato le autorità locali e i servizi della Gendarmeria Reale, che hanno preso atto dei fatti, quindi hanno aperto un’indagine, che ha permesso inizialmente di identificare tre donne, probabilmente aver dato alla luce questo bambino abbandonato.
Le tre donne furono quindi portate via, scrive Al Akhbarpresso l’ospedale provinciale di Guelmim, per accertare la veridicità della loro testimonianza, avendo successivamente scoperto gli investigatori che uno di loro aveva nel frattempo ingerito un prodotto tossico, con ogni probabilità, aveva tentato il suicidio.
Questa donna è stata curata dall’équipe medica di questo ospedale ed è stata interrogata, una volta guarita, una settimana dopo, dai servizi della Gendarmeria Reale.
Al Akhbar riferisce che questa donna ha ammesso i fatti di cui era accusata, e addirittura li ha ripercorsi in tutti i loro particolari, prima di identificare un uomo, residente in questa stessa regione, come il presunto padre di suo figlio.
Convocato a sua volta, l’individuo ha confutato tutti i fatti di cui questa donna lo accusava, ma è stato comunque presentato davanti all’accusa, come nel caso di specie l’imputato.
Alla fine, il giudice ha deciso che solo questo sarà sottoposto a procedimento giudiziario, poiché il test del DNA non è stato in grado di confermare la paternità dell’imputato.
Par Fayza Senhaji
15/12/2024 alle 19:32