Dopo lo spam, la brodaglia: la nuova seccatura di Internet

Dopo lo spam, la brodaglia: la nuova seccatura di Internet
Dopo lo spam, la brodaglia: la nuova seccatura di Internet
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Lo spam, il vero flagello di Internet, ha trovato un sostituto molto fastidioso: lo slop. Una pratica emersa con l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa e che ha invaso i social network. Ma cos’è esattamente?

Come molte persone, probabilmente sei inondato ogni giorno di messaggi non richiesti, tramite e-mail o SMS. Questo si chiama spam, chiamato anche spazzatura, una contrazione di spazzatura ed e-mail. Alcuni hanno natura puramente pubblicitaria: cercano essenzialmente di attirarti verso un’offerta commerciale e, incidentalmente, di tracciarti stabilendo il tuo profilo di consumo, che potranno successivamente rivendere. Niente di particolarmente serio, a parte il disordine dei messaggi. Ma altri sono davvero pericolosi: si tratta di tentativi di phishing, il cui unico scopo è estorcervi denaro con una truffa più o meno ben congegnata. Ma dopo aver combattuto per anni contro lo spam, gli utenti di Internet si trovano ora a dover affrontare una nuova pratica altrettanto problematica: lo slop.

Slop: attenzione alle produzioni dell’IA generativa

Come spiega il New York Times, questo strano termine si riferisce originariamente al fango che si raccoglie sul fondo dei serbatoi delle navi petrolifere. Ma poco a poco ha assunto un nuovo significato, prima nei forum frequentati dagli appassionati di Internet come 4Chan e Hacker News, prima di approdare su YouTube nell’area commenti. Oggi, lo slop si riferisce a contenuti di bassa qualità, invadenti e indesiderati generati dall’intelligenza artificiale. Potrebbero essere immagini false, video falsi fatto in AI, risposte assurde date dai chatbot o addirittura articoli online mediocri scritti in produzione di massa da ChatGPT, senza rilevanza o veridicità. Il suo obiettivo è ingannare l’utente di Internet facendogli credere che il contenuto sia stato creato da un essere umano, generare introiti pubblicitari e indirizzare l’attenzione dei motori di ricerca verso altri siti.

Ad esempio, su Facebook ci sono molte immagini generate dall’intelligenza artificiale che rappresentano foto pazzesche, evidenziate dagli algoritmi del social network. Fingendo di essere foto vere, cercano di attirare un pubblico disinformato su siti esterni, generalmente su media falsi pieni di pubblicità, siti di vendita in dropshipping o pagine corrotte destinate a rubare i loro dati personali (vedi il nostro articolo ). Allo stesso modo, potrebbero essere libri economici su Amazon scritti utilizzando ChatGPT o anche Google che suggeriscono di aggiungere colla non tossica alla pizza in modo che il formaggio si attacchi…

Slop: un termine chiaro per contrastare questo pericolo

Il programmatore britannico Simon Willison è stato uno dei primi a promuovere l’uso del termine “slop” perché, secondo lui, è importante dare un nome al fenomeno, in modo da dare al pubblico i mezzi per definire con precisione il problema, e quindi avvisare gli utenti di Internet di questo pericolo. La parola ha guadagnato popolarità lo scorso maggio, quando Google ha incorporato il suo chatbot Gemini nei risultati generati dal suo motore di ricerca: non c’è voluto molto prima che l’intelligenza artificiale commettesse una serie di errori, ad esempio dichiarando che gli astronauti avevano trovato gatti sulla Luna.

Guide di viaggio scritte da AI vendute su Amazon. © New York Times

“Prima che il termine ‘spam’ diventasse diffuso, non era necessariamente chiaro a tutti che i messaggi di marketing indesiderati fossero un brutto modo di comportarsi. Spero che ‘slop’ avrà lo stesso impatto: far capire alle persone che generare e pubblicare AI non revisionate -il contenuto generato è un cattivo comportamento”conclude Simon Willison dalle colonne del Guardian.

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