Sempre più belgi cercano allenatori in un momento cruciale della loro vita. Sebbene alcuni lo considerino un aiuto prezioso, la mancanza di supervisione di questa pratica richiede cautela.
Articolo riservato agli abbonati
Pubblicato l’11/08/2024 alle 13:55
Tempo di lettura: 7 minuti
UNPrima di ogni partenza per le vacanze, Zoé ha un nodo allo stomaco. Suo figlio di 4 anni si rannicchierà come una palla non appena arriveranno in hotel? Cosa farà se inizia a urlare al ristorante? “Non appena si perdeva qualcosa, iniziava a piangere. Se faceva uno stage con altri bambini, non era mai quello che trovavamo sorridente», ricorda il trentenne che vive vicino a Liegi. Esausta per la sua rabbia ripetuta, l’insegnante di formazione contatta Caroline Grenade, allenatrice e formatrice specializzata in genitorialità. Obiettivo: aiutarlo a comprendere meglio suo figlio. “È il coachee che crea le proprie soluzioni e azioni”, spiega chi incontra Zoé nel dicembre 2023.
Questo articolo è riservato agli abbonati
Accedi a informazioni nazionali e internazionali verificate e decrittografate
1€/settimana per 4 settimane (nessun impegno)
Con questa offerta approfitta di:
- Accesso illimitato a tutti gli articoli editoriali, file e rapporti
- Il giornale in versione digitale (PDF)
- Comodità di lettura con pubblicità limitata