simbiosi confusa ai margini del canale • Rivista Le Suricate

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Sinocene – Sam Nester e Marina Wainer

Luna Piena Fiore del 23 maggio, il giorno successivo si apre NaturArchy: Verso un contatto naturale, la nuova mostra di iMAL, centro culturale dedicato alle nuove tecnologie. Questo evento mette in dialogo natura e scienza attraverso composizioni ingegnose. La maggior parte di essi sono il risultato di una collaborazione biennale tra artisti e ricercatori del Centro comune di ricerca (JRC), che ha dato vita a produzioni transdisciplinari che portano l’immaginazione fuori dai sentieri battuti. I curatori Caterina Benincasa, Claudia Schnugg, Ingeborg Reichle e Adriaan Eeckels pensano alla scenografia come un viaggio interattivo dove l’aspetto didattico è intimamente legato al sogno.

La mostra offre uno sguardo meticoloso e poetico alla natura. Piante, chimica, tecnologia all’avanguardia si intrecciano e ci lanciano un messaggio: l’ambiente non è vulnerabile, ma duttile e parte intima del nostro corpo. La meraviglia bucolica sfuma per favorire una visione simbiotica dell’ecologia.

Abitare il mondo poeticamente

All’entrata, FONTANA DEL GABBIANO / HOTEL GATTIWAKE di Lawrence Malstaf è presentato sotto forma di video di presentazione e di un esempio dell’hotel Seagull appeso in alto. L’artista ha immaginato un’installazione in situ adattata allo stile di vita dei gabbiani tridattili. Questi uccelli loquaci e giocosi sono spinti a migrare in Norvegia per ragioni biologiche e vi fanno il nido spontaneamente, come le cicogne sui campanili delle chiese. Qui l’attivismo antispecista fa parte della pianificazione urbana. Gli animali passano da parassiti a mascotte grazie al processo artistico che dimostra che c’è solo un passo dall’amore all’odio.

FONTANA DEL GABBIANO / HOTEL GATTIWAKE – Lawrence Malstaf

Nella stessa sala vengono proposti menù che descrivono la disposizione di cocktail unici. Questi i risultati ottenuti dagli artisti-ricercatori Assurdità non umane in accordo con la rete di azione sui pesticidi. Stravagante e illuminante, Acque infestate apre una prospettiva variegata sulla dimensione spettrale della composizione di laghi, fiumi e altri corsi d’acqua. Infestati da particelle chimiche molto complesse, raccontano storie tristi. Siamo invitati a collaborare con le nostre storie sul loro sito: Cosa sai della contaminazione dell’acqua? Come ha origine? Come influisce sull’ambiente ? ci viene chiesto, tra le altre cose. In un’ottica di trasmissione che unisce l’animo creativo alla ricerca scientifica, il fil rouge artistico racconta a volte una realtà inquietante, a volte una versione spettrale e onirica dei flussi.

Acque infestate – Assurdità non umane

Essere tutt’uno con la natura: un approccio femminista

Sul pavimento dell’atrio si osservano lacrime nere di olio, il plexiglass disegna batteri presenti nell’acqua, Coline Ramonet-Bonis segue un percorso poetico e scientifico. Intrigante nel disegno e nel motivo dello sfondo, la posa Memorie acquee intreccia poesie e teorie scientifiche, l’artiglio colorato che riempie la superficie muraria dietro gli squarci scultorei si ramifica in modo casuale come a metaforizzare una mutazione invisibile. Un intreccio grafico e sensuale che tende all’empowerment.

Al piano superiore, in una piccola stanza, i cuscini ci invitano a sederci. Quattro dipinti digitali creano una narrazione che è allo stesso tempo angosciante e stimolante, perché il lavoro si concentra sull’onnipresenza delle sostanze chimiche nell’ambiente. Lungi dal condividere con noi una storia drammatica, l’artista e i suoi collaboratori offrono, attraverso il video e la scultura, un modo di abitare il mondo attraverso i rituali. Interagire quotidianamente con particelle artificiali ci permette di adottare un punto di vista circolare e di porre uno strato mistico su una realtà irreversibile, con Queste relazioni sono per sempre Jemma Woolmore tesse un filo poetico ed ecofemminista: non si tratta più di cercare invano di eliminarli, ma di trascendere esotericamente il loro impatto deleterio. La guarigione del corpo è intrinsecamente legata a quella della Terra.

Queste relazioni sono per sempre –Jemma Woolmore

Immersioni spaziali e vegetali

Al piano superiore, una proiezione digitale stellare, Anthos (“Fiore” in greco), si muove su ciascun lato del muro. Riferisce in diretta un censimento dell’impollinazione nel luogo stesso. Questa procedura complessa sul posto è il frutto del lavoro di Yiannis Kranidiotis, Sam Nester e Giovanni Randazzo. L’acuità visiva si combina con i sensori e crea un collegamento diretto tra le microparticelle invisibili a occhio nudo e lo sfondo. Le figure che scorrono riflettono una realtà angosciante, perché il nostro impatto sugli impollinatori e la loro importanza è chiaro, ma non toglie nulla alla dimensione giocosa dell’opera.

Camille Etienne – giovane attivista ambientale – lo dice chiaramente: “noi non difendiamo la natura, siamo la natura che si difende”. In una prospettiva simile, in collaborazione con l’antropologo Philippe Descola, il collettivo Biais Vert spiega che scientificamente parlando siamo tutt’uno con l’ambiente. Senza criticarlo, il rapporto occidentale con il non umano viene scosso. In alcune società è diverso, i Jivaros – un gruppo di nativi americani dell’Amazzonia – non nominano il concetto di natura. Come estensione di questa riflessione, l’offerta della stazione radio Nos Futures Radios crea uno spazio intermediario e serve come strumento per il pubblico per ampliare il campo delle possibilità.

Anthos – Yiannis Kranidiotis, Sam Nester & Giovanni Randazzo

Parallelamente alla presentazione di queste produzioni politiche e accademiche, vengono organizzati una serie di workshop e convegni; non siamo limitati al posto di spettatori ed è chiamata in causa la plasticità della nostra mente.

Queste proposte intellettuali di alto livello scuotono i nostri consueti sistemi di pensiero con strumenti estetici innovativi. Artisti e ricercatori usano il termine sinocene piuttosto che antropocene come spiegato.

Le creazioni mettono alla prova la nostra fibra biologica e la nostra capacità di pensare un mondo che abbatta le barriere che separano la natura dall’umano, distorcono il prisma delle nostre abitudini secondo cui interagiamo con il non umano nell’ottica di fornire assistenza e non curare noi stessi. NaturaArchia mira a creare un impatto duraturo portando queste idee in parlamento. Questo progetto instilla posture alternative fondamentali, equivale quasi a integrare la mentalità secondo cui la Terra non è piatta.

  • O ? iMAL, Centro d’arte per le culture e le tecnologie digitali, Quai des Charbonnages 30, 1080 Molenbeek-Saint-Jean
  • Quando ? 25 maggio – 29 settembre 2024
  • Quanto ? 10, possibili diverse aliquote ridotte

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