Cosa succede in un vulcano attivo quando non è in eruzione? Un team di ricercatori del CNRS, dell’Istituto Langevin e dell’Institute of Globe Physics di Parigi ha sviluppato un metodo di imaging per sondare le viscere di un vulcano con una risoluzione e una profondità senza precedenti.
Questa innovazione si basa su una rete di strumenti di ascolto, i geofoni, che catturano le scosse dei terremoti e il rumore sismico indotto dal vento, dall’oceano o dall’attività umana. Tutto si basa su una tecnica, già utilizzata per conoscere le faglie sismiche, chiamata “matrix imaging”, che consiste nell’ascolto dei rumori mediante sensori installati sul vulcano.
Un nuovo utile strumento di imaging per anticipare meglio le eruzioni
Gli scienziati hanno condotto le loro ricerche sul vulcano Soufrière in Guadalupa, utilizzando 76 geofoni sparsi sulla superficie del vulcano. Il loro studio, pubblicato sulla rivista Naturaha permesso di rappresentare in 3D la struttura interna del vulcano fino a dieci chilometri di profondità.
Ha inoltre confermato l’esistenza, sotto Soufrière, di una grande zona di deposito di magma profondo. Utilizzato su larga scala, questo strumento di imaging potrebbe essere utile per anticipare meglio le eruzioni.
In effetti, comprendere lo stoccaggio del magma è essenziale per la valutazione del rischio. D’ora in poi, la tecnica di imaging raster apre un vasto campo di applicazioni in sismologia, geofisica o per il monitoraggio dello scioglimento dei ghiacciai.
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