“Sono stato usato”: ascoltato martedì al processo Pogba come ultimo dei sei imputati, suo fratello maggiore Mathias ha assicurato di essere stato manipolato. Pizzetto ben tagliato, corporatura imponente in abito nero e mocassini ai piedi, la sua somiglianza familiare con l’ex nazionale francese Paul Pogba è innegabile.
Assente durante il sequestro di Paul Pogba, nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2022, è sospettato di aver “esercitato pressioni contro suo fratello e contro la sua famiglia per ottenere il pagamento della somma di 13 milioni di euro”. In tribunale l’uomo, 34 anni, ha spiegato di non sapere nulla dell’aggressione di cui è stato vittima il fratello minore. In ogni caso fino a metà luglio 2022, quando “per caso” si è imbattuto negli amici del giocatore della Juventus Torino nella palestra, nella quale ogni tanto si recava ad allenarsi.
Afferma di non essere stato informato dell’aggressione
Roushdane K., uno dei suoi coimputati, lo prende da parte e gli racconta tutto: la rapina e soprattutto le aggressioni di cui sono rimasti vittime da allora tutti i suoi amici d’infanzia, a causa del silenzio di Paul Pogba e del mancato pagamento di denaro – Auto bruciata , minacce, spari a bruciapelo alla mano.
Mathias Pogba, anche lui calciatore e all’epoca in scadenza di contratto con il club Belfort, disse che non poteva credere che suo fratello non si confidasse con lui. Racconta di essere poi andato a Torino accompagnato dai suoi amici per parlare con il fratello, perché crede che l’intera famiglia sia in pericolo: “Per me è una emergenza. Sto solo svolgendo il mio ruolo di fratello maggiore”.
Ma non vedrà mai suo fratello che rifiuta di vederli. Fu proprio quel giorno anche che Paul Pogba decise di sporgere denuncia in Italia e denunciare il sequestro.
“Ero nei guai e lui non ha fatto nulla”
Mathias Pogba sostiene di essere stato a sua volta aggredito, pochi giorni dopo il suo ritorno da Torino. “Ho alzato le mani, ero paralizzato”, ha detto alla corte. “Mi hanno detto: ‘Di’ a tuo fratello di pagare, altrimenti il passo successivo è tua madre’”. L’imputato racconta poi di aver tentato ancora una volta di contattare il fratello, senza successo, cosa che lo ha fatto arrabbiare. “In quel momento ero nella giungla, ero nei guai e lui non ha fatto nulla”, denuncia Mathias Pogba, ancora furioso.
È stato lì che ha pensato di registrare un video per fare pressione su suo fratello con l’aiuto, spiega, di Roushdane K. che gli ha prestato il suo appartamento, gli ha fornito l’attrezzatura e ha suggerito a un amico di scrivere i messaggi in cui Mathias Pogba lo minaccia fratello e lo accusa di aver molestato Kylian Mbappé. “Ti vergogni di te stesso? », chiede il suo avvocato, Me Mbeko Tabula. “Oggi sì”, risponde Mathias Pogba, “ma gli ultimi social network erano la mia unica via d’uscita”, confessa prima di condannare ancora una volta Roushdane K.
“Sono un soldato, combatto per me stesso”
Per il pubblico ministero il discorso del fratello abbandonato e inconsolabile stenta a passare. “Vedo molto intento lesivo nelle tue azioni e la necessità di attirare simpatia nei tuoi confronti”, grida uno dei pubblici ministeri.
Viene discusso anche il rapporto finanziario tra i due fratelli. Essendo assente all’udienza Paul Pogba, in udienza è stata letta la sua dichiarazione agli inquirenti. Il calciatore ha raccontato di essere dispiaciuto per le richieste del fratello maggiore, “il più insistente”. Regolarmente “me lo ha chiesto ancora, me lo ha chiesto ancora”, ha affermato la internazionale.
“Questo è totalmente falso! », protesta Mathias Pogba. “Sono un soldato, combatto per me stesso, non ho bisogno di chiedere qua e là.” Mathias Pogba è sotto processo per tentata estorsione e associazione a delinquere. Rischia fino a cinque anni di carcere.
Mercoledì il processo proseguirà con le memorie dell’accusa.
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